L'Orto Botanico di Palermo è una sorpresa. Tu vai in Città (così come lapidariamente la chiama Roberto Alajmo nel suo libro Palermo è una cipolla ["Contromano" Laterza, 2006] dove la Sicilia altrettanto icasticamente è detta solo l'Isola) per vedere la galleria di Palazzo Abatellis e siccome vieni a sapere che è chiusa, dirotti, in zona, verso l'Orto botanico, appunto. E scopri un mondo. Nato in altra zona della città nel 1779 (quando sorse l'Università a Palermo), e precisamente presso il vecchio baluardo di Porta Carini, fu poi spostato nel 1795 verso il mare, ora vicino all'attuale lungomare del Foro Italico. Così, si introdussero nel Mediterraneo, e quindi in Italia e in Europa, piante originarie di aree subtropicali e tropicali dell'intero pianeta. La Sicilia svolge allora anche naturalisticamente, e non solo storicamente e culturalmente, la sua funzione di "ponte" verso i Sud del mondo.
Nell'attuale estensione di circa 10 ettari, raggiunta già nel 1892, troviamo, fra l'altro, una antica Araucaria columnaris, un gigantesco Ficus magnolioides, palme quali Washingtonia, Samal e Chamaerops, e poi piante di papiro, altri Ficus, Kapok, l'albero del sapone e del caffè. E poi, come in ogni giardino che si rispetti, una vasca. In fondo al viale Centrale c'è infatti l'Aquarium, con tre bacini concentrici suddivisi in 24 scomparti. E qui tante piante acquatiche, tra le quali il loto indiano e varie ninfee. Poco lontano dei bambù e, sul bordo della vasca, due tartarughine placide al sole. Tra i rami richiami di svariate specie di uccelli.
(foto Enzo Rega - aprile 2008)
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