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lunedì 24 settembre 2018

L'Austria sovranista "riscrive" nei libri scolastici il Risorgimento italiano


In pratica la destra nazionalista austriaca, che non vuole immigrati, e quindi minoranze, ed è nemica della globalizzazione (ovviamente, da destra, in chiave sovranista), accusa il risorgimento italiano di essere stato nazionalista contro lo stato cosmopolita austriaco trattando da minoranza gli austriaci occupanti. Si dimentica che al tempo il nazionalismo era quello dei popoli che cercavano l'autodeterminazione contro gli invasori stranieri (che non erano gli immigrati, ma Stati in armi). Certi nazionalismi ottocenteschi erano altra cosa rispetto ai nazionalismi fascisti novecenteschi e ai sovranismi (idem fascisti) odierni. Con la scusa di voler fare uno stato italiano i patrioti risorgimentali volevano in realtà - questa la ricostruzione - dissolvere l'Impero multinazionale austroungarico. Gli occupanti da oppressori diventano vittime. E gli oppressori sono Cavour e (sic) Mazzini. Va be' che ora in Italia va di moda, da Nord a Sud, l'odio contro Mazzini e Garibaldi. Ecco gli austriaci buoni alleati in quest'odio dunque transnazionale! Le critiche, pure legittime, alle modalità del processo unitario italiano (vedi Gramsci) assumono una coloritura delirante! Ma tant'è. Questo "va" oggi...
Da un punto di vista storico, poi, molte pagine del Risorgimento devono ovviamente ancora essere analizzate. Come in tutti i processi storici avranno agito diversi elementi. Gli idealisti che volevano semplicemente una "patria" per tutti gli italiani. Chi come Mazzini - ma chi lo ricorda? - univa a una questione patriottica anche una questione sociale a favore delle classi più povere. Chi vedeva l'occasione per promuovere un'espansione territoriale: i Savoia. Ma ridurre tutto il Risorgimento - e anche le motivazioni di Mazzini, Garibaldi, Pisacane - alla conquista regia sabauda è possibile? Ed è storiograficamente corretto? Condannare tutto il Risorgimento per le modalità con le quali è avvenuta l'unificazione è giusto? Coinvolgere lo stesso Cavour nel giudizio negativo per la costruzione di un Paese alla quale (costruzione) non ha potuto partecipare perché morto presto è parimenti corretto? 
Imputare la decadenza del Meridione solo al "sacco" operato dai Piemontesi senza coinvolgere nel giudizio le stesse classi dirigenti meridionali complici è possibile?

sabato 22 settembre 2018

Rapallo. Ricordo


Rapallo.

E. F. Batty, Veduta di Rapallo, 1820 (incisione in acciaio)


            Fugace puntata nelle terre natie. Ma Genova è solo sfiorata. A Rapallo ci accoglie il sole, e, per me, già all'olfatto, e agli occhi, un’aria e una luce conosciuti. Il ricordo delle gite domenicali dell’infanzia: da Genova a Rapallo, da Genova a Recco, da Genova a Nervi. Un’aria sottile, una luce sul filo d’una lama. Sottilissima ebbrezza salmastra. E, dietro il lungomare, vicoli come calli veneziane (e c’è difatti una via Venezia). In auto, al ritorno, il solito scoramento.

L'acqua di Parigi

  


 L’acqua si porta via da sé, lentamente e inesorabilmente, con la calma che il saggio ha di fronte alla morte, trascinandosi appresso il sole a placche, a scaglie. Un quatto e pigro alligatore, appena stordito da un leggero pasto; già la coda scompare alla prima svolta che un’orda gli tiene dietro nel magnifico silenzio delle auto rombanti. Alta su tutto, la sfida verticale della Torre di metallo.
Da tempo Parigi strizzava l’occhio alle nostre stanze di adolescenti, affollate di speranze e ingombre di libri. 

Enzo Rega, Il racconto di Parigi, in "ClanDestino" (1987?)


mercoledì 5 settembre 2018

NAPOLI: incontro con il poeta SOTIRIOS PASTAKAS

Sotirios Pastakas a Napoli
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
martedì 18 settembre 2018 ore 18




Sotirios Pastakas è nato nel 1954 a Larissa in Tessaglia, dove è tornato a vivere due anni fa. Ha studiato medicina a Roma, dove ha trascorso alcuni degli anni più significativi per la sua formazione spirituale. Per trent’ anni ha lavorato come psichiatra ad Atene. Ha pubblicato quattordici raccolte di poesie, un monologo teatrale, un libro di saggi e traduzioni di poeti italiani (Sereni, Penna, Saba, Pasolini, Gatto). 

domenica 2 settembre 2018

Cesare Pavese, da "Tra donne sole", 1949



Arrivai a Torino sotto l'ultima neve di gennaio, come succede ai saltimbanchi e ai venditori di torrone. Mi ricordai ch'era carnevale vedendo sotto i portici le bancarelle e i becchi incandescenti dell'acetilene, ma non era ancor buio e camminai dalla stazione all'albergo sbirciando fuori dei portici e sopra le teste della gente. L'aria cruda mi mordeva alle gambe e, stanca com'ero, indugiavo davanti alle vetrine, lasciavo che la gente mi urtasse, e mi guardavo intorno stringendomi nella pelliccia. Pensavo che ormai le giornate s'allungavano, e che presto un po' di sole avrebbe sciolto quella fanghiglia e  aperto la primavera.

Cesare Pavese, Tra donne sole, 1949