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venerdì 7 gennaio 2022

Dos Passos e Döblin: Ricordi di un lettore











 Sono usciti quasi negli stessi anni, "Manhattan Tranfer" nel 1925 e "Berlin Alexanderplatz" nel 1929. Due grandi città - New York e Berlino - sono le protagoniste dei due libri che per certi aspetti si somigliano: tanti punti di vista che si intrecciano, tante finestre aperte sulle due città e sulle difficoltà economiche di tanti loro abitanti; una scrittura talvolta joyciana con flussi di coscienza che attraversano le pagine. Anche se Döblin dichiarò di aver letto Joyce quando aveva già scritto un quarto del proprio libro. 

A mia volta, il libro di Dos Passos lo sto leggendo solo adesso, e nulla avevo letto finora dello scrittore americano, anche se il suo nome mi inseguiva da decenni, da quando, liceale, leggevo che Pavese ne aveva tradotto qualche libro. Il libro di Döblin, invece, lo lessi in gran parte durante il soggiorno di un mese a Berlino, subito dopo la laurea, ospite di un nipote di Heinrich (e Thomas) Mann. Era il 1984 e c'era ancora il Muro. Due volte andammo a Berlino Est. La prima volta, cercando Alexander Platz, chiedemmo indicazioni a un signore "anziano" (che forse aveva semplicemente l'età che ho io adesso): "avete letto il romanzo di Döblin!", ci disse subito. Nella plumbea Berlino Est di allora, la piazza era già diversa da quella degli anni Venti del Novecento nei quali è  ambientato il romanzo: non più una piazza circolare, cuore pulsante del quartiere nel quale a raggiera convergevano le artiere già vitali e intensamente vissute di allora, ma uno slargo squadrato a margine della strada, che ho poi rivisto una decina di anni fa nella Berlino post crollo del Muro. Comunque, allora, scendemmo nel metro della piazza, che era ancora quello nel quale si aggirava lo sventurato Franz Biberkopf. Inutile dire che nel frattempo, ma in tempi relativamente recenti, ho visto in Dvd tutte le puntate dello sceneggiato girato da Fassbinder: ma negli anni Settanta ne avevo già visto qualche puntata quando fu mandato in onda dalla Rai. 

Ho meno da raccontare in merito al romanzo di Dos Passos. Non sono mai stato a New York. Molti anni fa, quando non avevo ancora preso un aereo e avevo anche un po' paura di volare, facevo un sogno ricorrente: mi trovavo a New York e la cosa mi sembrava stupefacente; spesso ero lì per far visita al mio amico poeta che vive nella Grande Mela insegnando Letteratura italiana in una Università statale.