Frasi d'autore
"Il giorno seguente un solo sguardo divise gli scolari armati di grembiule e cartella da quelli che ne erano sprovvisti.
I primi sembravano reclute già addestrate e messe in uniforme. I secondi reclute ritardatarie e zotiche in attesa di 'passare a reggimento'. I primi inoltre eran forniti di tutto l'occorrente e degli accessori: la cartella, il portapenne con i pennini di ricambio, la scatoletta dei pastelli, il sillabario nuovo e fiammante, con dei grossi quaderni a righi e a quadretti, che portavano il nome e cognome già scritto sul frontespizio.
Gli altri avevano portato dei quadernucci di due soldi, di dieci fogli, con la penna e qualcuno anche il sillabario.
[...] Del grembiule ne avrebbero avuto bisogno particolarmente coloro che avevano da nasconderci sotto gli abiti stracci. E invece, chi avrebbe potuto farne a meno, era intolettato e preparato, creando una situazione di svantaggio prima di cominciare.
[...] la difficoltà principale per molti era nell'incapacità di 'saper tenere la penna', un oggetto troppo delicato per certe manine gonfie e brutte".
Domenico Rea, Ritratto di maggio, 1953
Questo brano di Rea, pubblicato nel 1953, si riferisce probabilmente ai propri esordi scolastici, a Napoli e dintorni, e quindi più o meno al 1926 - dato che lo scrittore è nato nel 1921. Ma la situazione non è molto lontana da quella cui ci si riferisce nel famoso Lettera a una professoressa della Scuola di Barbiana di Don Lorenzo Milani. E siamo nella Toscana del 1967. Corrispondono l'insistenza sul partire in svantaggio e - quasi letteralmente - la notazione sulle mani incapaci di tenere e manovrare penne o lapis per scrivere. Comunque, 1926, 1967, tempi che furono. Ma stamattina, nella mia classe, ai grembiuli, nominati in altro contesto, sempre pedagogico, una mia alunna ha esclamato: "era meglio con i grembiuli, nascondevano le differenze in classe". Di classe.
Quello che diceva Rea!
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