Perché?
Per chi ama ancora la galassia Gutenberg?
Per chi ha paura dell'invasività della tecnica disumanizzante?
Per chi ritiene indispensabile ancora la cultura umanistica?
Affinché la tecnica sia davvero mezzo e non fine
giovedì 4 dicembre 2008
Copioni: da Galimberti a Sgarbi
mercoledì 3 dicembre 2008
Aniello Montano a "Metart" - Ottaviano
Saggi su Sartre, Merleau-Ponty, Camus
Con Emanuele Kant, ma anche prima, c’erano degli assiomi intorno ai quali giravano le analisi sull’esistenza. Si partiva dal presupposto che la Storia avesse una sua dinamica che, prescindendo dagli interventi individuali, grazie ad una tensione intrinseca, perseguisse il progresso, pur in presenza di egoismi individuali. C’è un legame tra Storia e Natura così profondo, da far immaginare la Storia come il teatro dove la Natura dispiega tutti i suoi fini. L’uomo, pur libero di esprimere tutta la sua individualità, provoca delle azioni che saranno irretite dalla Storia per delle sue dotazioni istintive, comuni alla Natura, per questo, finiscono per perseguire fini comuni. Con Hegel la faccenda non cambia: la Natura diventa Idea, per cui, nella contrapposizione fra idee individuali, sopravviene una sintesi di superamento che è già essa stessa dinamica, facendosi tesi che si scontrerà con una sua alterità, in un obbligato gioco progressista. Con Kierkegard la faccenda cambia. L’uomo entra nella Storia senza trovare canali obbligati. I fini che egli insegue sono solo possibili e dipendono dalle sue azioni. Può scegliere la strada da intraprendere ma non sarà mai sicuro di raggiungere la meta prefissata. L’uomo quindi è solo e la sua solitudine si appesantisce di una responsabilità drammatica fatta di scelte libere ma insicure negli esiti.
Parte da queste basi il libro di Aniello Montano ordinario di Storia della filosofia nell’Università di Salerno. Si tratta di SOLITUDINE E SOLIDARIETA', saggi su Sartre, Merleau-Ponty e Camus edito da Bibliopolis. Il libro è stato presentato venerdì 28 novembre alla galleria Metart di Ottaviano, in un ambiente dove erano in mostra, ceramiche d’autore di Michela e Enzo Angiuoni. Uno scenario splendido riscaldato da un pubblico appassionato e competente. Gaetano Romano n’è stato curatore attento, ma anche relatore preciso e chiaro di passi significativi di alcune opere dei tre filosofi. Enzo Rega ha spiegato la dinamica che assumeranno le categorie di Solitudine e Responsabilità nella filosofia che da Kant, attraverso Kierkegaard, porterà al fallimento del tentativo che i filosofi atei francesi producono alla ricerca di una via buona per risolvere la drammaticità dell’esistenza umana. Sartre, Merleau-Ponty e Camus tentano ognuno a suo modo, di sottrarre l’uomo al cappio della sua individualità e della sua solitudine. Consapevoli della precarietà dell’esistenza e dell’assenza d’ogni metafisica, le provano tutte per alleggerire la solitudine umana cercando sentieri utili per rapporti collaborativi. Alla fine è intervenuto Aniello Montano che, con la sua parola acutamente semplice, ha tracciato l’itinerario dei vari tentativi che i tre autori hanno eseguito per offrire ad un’umanità alla deriva, una qualche bussola con un possibile punto di riferimento.
domenica 30 novembre 2008
Tre poesie di Daniele Santoro
da In rigorosa grazia
l’asino di Buridano
posto a distanza uguale dai tuoi abissi
sono – diciamo – come l’asino di Buridano
tra il canestro di more e lo schiamazzo
bendato del gelso nella luce
solo perché tu resti indifferente
e non fai il passo avanti, ti diverti
vedere me in ginocchio nel delirio
stendersi al fianco e in rigorosa
stendersi al fianco e in rigorosa
mi bendava grazia, il suo respiro
lento il suo sentivo l’unghia
che addosso disegnavami arabeschi
e nastri che stupivano la gola di un
celeste ma centellinato
per ultimo chiudeva benvenuta la sua ombra
il mare che toglieva il fiato
La falesia di Gris Gris (Mauritius)
Dalla falesia a picco di Gris Gris
puoi vedere le onde
selvagge accanirsi alla roccia,
battute dal vento del sud e
la calma distesa del mare
e il prodigio del sole sbiadirsi
di là degli scogli schiumosi.
Daniele Santoro è nato a Salerno nel 1972. Suoi testi poetici e critici sono apparsi sulle riviste «Il Banco di Lettura», «Caffè Michelangiolo», «Capoverso», «La clessidra», «Erba d’Arno», «Il Filorosso», «Gradiva», «Hebenon», «Italian Poetry Review», «La Mosca di Milano», «L’Ortica», «La Vallisa», «Polimnia», «Sagarana», «Vico Acitillo 124» e nelle antologie L’amore, la guerra (Rai Eri-Ibiskos, Empoli 2004), Sette poeti campani (Edizioni Orizzonti Meridionali, Cosenza 2006), Da Napoli / Verso (Kairòs, Napoli 2007), Il segreto della fragole. Poetico diario 2009 (LietoColle, Falloppio, Como 2008). Ha esordito con il poemetto Diario del disertore alle Termopili (Nuova Frontiera, Salerno 2006).
mercoledì 19 novembre 2008
Aniello Montano a Ottaviano: "Solitudine e solidarietà"
LIONS CLUB OTTAVIANO
METART Arte Contemporanea
Presentazione del libro
SOLITUDINE E SOLIDARIETA'
Saggi su Sartre, Merleau-Ponty e Camus
Edizioni Bibliopolis – Napoli
di
ANIELLO MONTANO
(Università di Salerno)
In mostra ceramiche d’autore di Michela e Enzo Angiuoni
a cura di Gaetano Romano
Interverranno
Giuseppe Oriolo
Gaetano Romano
Enzo Rega
sarà presente l’autore
Venerdì 28 novembre 2008 - Ore 18
Galleria METART – via Pentelete 36 OTTAVIANO (NA)
Tel : 081 - 8270344 Mobile : 3333584458
Web: http://www.metart.it/ http://www.metartcontemporanea.com/
Mail : MetartContemporanea@gmail.com
mercoledì 12 novembre 2008
Una poesia di Meeten Nasr
A Silvio Aman,
magister viarum.
1
Ritorno da Nola
Si parte da Nola mentre il sole
rasenta le muraglie e si frastaglia
fra i pali dei vigneti e in mezzo agli orti.
Nette sono le ombre e fredde ancora
le prime ore accecanti del mattino
di questa primavera ormai avanzata.
Evoco allora un soffio del favonio
e tu non mi deludi: riconosci
- come m’aspetto – Orazio. E via!
A noi ora di fronte si distende
la Campania Felice. Ma alle spalle
pesa un richiamo di ceneri infeconde
e d’impietrate lave. Riviviamo
il riverbero del forno in pizzeria
la sera prima, i ritmi intervallati
del juke-box, la commozione lieve
dei nostri versi riascoltati dentro.
Meeten Nasr
* Ricordo anch'io quella serata in pizzeria a Nola, alcuni anni fa. Non la data in particolare, ma non voglio andare a controllare. Siamo là, a mangiare insieme, di sera, dopo la lettura in libreria dei vostri versi. Non una presentazione. Era stata una conversazione, una chiacchierata tra amici. Silvio amico da anni, da quel mio arrivo in Lombardia, a Milano, nell'ottobre 1986. Meeten amico da quella sera nolana. In libreria dunque s'era parlato dei vostri libri, alternando le mie parole alla vostra lettura, in un rimando continuo. Entrando nella saletta di "Guida" con voi m'ero rilassato. Venivate da fuori, dalla pianura ai piedi dei monti giù verso il mare. E speravo di non farvi trovare il deserto: invece era pieno di gente che ascoltò interessata e coinvolta. Sono contento se questa sciagurata Campania fu per voi, quella sera, felice!
[E.R.]
lunedì 10 novembre 2008
Ottaviano: Raffaele Urraro su Leopardi e le donne
Sabato 15 novembre p.v., alle ore 17.30, nell’Auditorium dell’Istituto Alberghiero “L. de’ Medici”, Via Zabatta (Ottaviano), presentazione del libro:
GIACOMO LEOPARDI
LE DONNE, GLI AMORI
di
RAFFAELE URRARO
edito dalla Casa Editrice “Leo. S. Olschki” – Firenze.
Interverranno:
Marcello Carlino, Docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea presso l’Università “La Sapienza” di Roma;
Ruggero Guarini, Scrittore, Redattore del "Corriere del Mezzogiorno";
Alessandro Carandente, Direttore della rivista di Letteratura e Arte “SECONDO TEMPO”;
Giuseppe Casillo, Scrittore;
Virginio Ferrara, Dirigente Scolastico dell’Istituto “L. de’ Medici”
Terzigno Poesia: il Verso di Vino - il Vino di Verso
via Fiume 18 - ore 16
il 1° Reading della poesia: “il Verso diVino * il Vino diVerso”
sui sentieri della luna per ville, cortili e cantine vesuviane:
“ adotta il poeta nell’estate di San Martino”.
L’evento autunnale vuole essere un momento ricco di fermenti poetici e autentico motivo d’incontro e di aggregazione culturale con la degustazione del vino XENIART 2006 e ‘mbriacafemmene 2007 e 2008, prodotto con uve (piedirosso e coda di volpe), che il centro studi con grande senso di responsabilità e conoscenza promuove da anni con passione , avvalendosi in questa occasione della sensibilità di poeti,di musicisti e di attori che hanno aderito con piacere all’iniziativa.
Il percorso poetico si svolgerà in alcuni luoghi storici di Terzigno:
Villa Menichini, Villa Giordano, Villa Bifulco e la sede del Centro Studi, Casa d’artista in un antico palazzo del 1811.
I poeti partecipanti:
Viola Amarelli, Ettore Capuano, Ilaria Caputi, Cinzia Caputo, Alessandro Carandente, Rosaria Zizzo, Domenico Cipriano, Carlo Felice Colucci, Marco De Gemmis, Prisco De Vivo, Alfredo Giugliano, Mimmo Grasso, Wanda Marasco, Carlangelo Mauro, Gaetano Montefusco, Salvatore Palomba, Gerardo Pedicini, Felice Piemontese, Angela Procaccini, Annibale Rainone, Enzo Rega, Edoardo Sant’Elia, Antonio Spagnuolo, Rossella Tempesta, Raffaele Urraro, Carla Varano Vidiri, Nino Velotti, Giuseppe Vetromile, Ciro Vitiello, Peppe Viola, Salvatore Violante, Mario Apuzzo.
Si accompagneranno ai poeti le voci recitanti del regista-attore Mario Grazio Balzano, Paola Carbone, Gerardo Innarella e Cira Maglione, e gli interventi musicali dei maestri Rosario Ruggiero, Mimmo Vasta, Mimmo Sodano e Daniela Picciau.
Saluteranno con un brindisi augurale la presidente del centro studi Xeniart Colomba Iovino, Francesco Ranieri, assessore alla cultura, lo storico prof. Romeo De Maio, il prof. G. Battista de Medici e l’enologo Antonio Pesce, il coordinamento è di Mario Apuzzo.
Al termine seguirà una degustazione di stuzzichini a cura di Michele Annunziata (Bar Blue) di Terzigno e di Pasquale Miranda (IL Ramo d’oro), con i noti vini xeniart e ‘mbriacafemmene 2007/2008, prodotti dal centro studi Xeniart.
Centro studi Xeniart. Via Fiume 18 –Terzigno
tel.081 8282903-3463194884
domenica 9 novembre 2008
La Rivista "Poesia Meridiana"
venerdì 10 ottobre 2008
Poesia: "Nomadismi" di Federica Giordano a Nola
Presentazione del libro di poesia di
Federica Giordano
Edizioni Il Filo
(Roma 2008)
Luigi Simonetti
a cura della Libreria Guida di Nola, l'Associazione Meridies-Il Segnalibro
presso Libreria Guida di NOLA (Na) - ore 18.30


dalla raccolta:
.
Nomadismi
.
Errando girovaga
di anni e di spazi
mi aggrappo alla parola
che non si degna
di nessuna patria.
L'anima si congeda da ogni luogo
ma non lascia il cuore
da nessuna parte. La parola
la segue; dapprima muta
ascolta, poi si scioglie
disegnando sulla carta riccioli neri,
cera di candela lenta e fioca.
Ma cerco una nuova fiamma;
ormai mi sono bruciata
con la vecchia lingua di fuoco
di amore e poi di dolore.
E in una gravità di affetti
per luoghi morenti e fioriti
sento costante la spinta
a dolci e imprescindibili nomadismi
che in comune hanno solo
le giravolte della gonna.
Federica Giordano
martedì 7 ottobre 2008
Piero Calamandrei sulla scuola pubblica
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale (Adsn), a Roma l’11 febbraio 1950 – pubblicato nella rivista Scuola democratica, 20 marzo 1950.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori, si dice di quelle di stato. E magari si danno premi, come ora vi dirò. O si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A quelle scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere.
Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.
Tratto da «Internazionale» 762, 19-25 settembre 2008, p. 21.
mercoledì 1 ottobre 2008
VII edizione concorso di poesia SANT'ANASTASIA
CONCORSO NAZIONALE DI POESIA
“CITTA’ DI SANT’ANASTASIA”
VII EDIZIONE 2008/2009
domenica 28 settembre 2008
Nola: convegno antropologico sulla "Festa dei Gigli"
Nella prima giornata, Lello Mazzacane, dell’Università “Federico II” di Napoli ha parlato del Museo, che dovrebbe essere dedicato alla Festa dei Gigli, una struttura museale che dovrebbe nascere con caratteristiche diverse da quelle tradizionali: si dovrebbe trattare di un museo multimediale nel doppio senso di avere la multimedialità al proprio interno e di essere inserito nella rete della multimedialità. Un museo statico dedicato a una festa non avrebbe infatti alcun senso. Luigi Lombardi Satriani della “Sapienza” di Roma ha inserito la festa nolana all’interno di coordinate antropologiche generali, a partire da una citazione da Il passero solitario di Leopardi: «Tutta vestita a festa / La gioventù del loco / Lascia le case, e per le vie si spande; / E mira ed è mirata, e in cor s’allegra». Da qui si può trarre già il riferimento alla comunità, al luogo: lo spazio è uno dei fondamentali elementi kantiani, accanto al tempo: e il tempo della festa è sospensione del tempo ordinario pur indispensabile alla vita. Il guardare e l’essere guardati, il gioco degli sguardi è anch’esso momento topico dell’occasione festiva, come ovviamente l’aspetto ludico. Non secondario, poi, aggiunge Lombardi Satriani, è il motivo economico: la fiera, che si tiene in occasione della festa, serviva ai contadini per vendere prodotti della terra o manufatti. E non secondario ancora l’aspetto gastronomico: in giro per l’Italia, possiamo trovare piatti o dolci tipici legati a una festa particolare. Nelle feste come quella nolana dei Gigli, dove ci si accolla pesanti macchine da festa da portare in giro (vedi i Ceri di Gubbio o Santa Rosa a Viterbo ecc.), diventa poi importante l’esibizione della forza, lo sforzo dedicato a dio, al quale ci si eleva. Mazzacane però nota al riguardo che nella festa nolana si può notare una particolarità: lo sforzo per sollevare e trasportare il Giglio (questa lunga e sottile struttura piramidale rivestita secondo un tema) si traduce poi nel movimento leggero del Giglio stesso che nasconde o fa dimenticare lo sforzo. Francesco Gaeta, dell’Università di Messina, si sofferma poi sulla pericolosità dei tentativi di patrimonializzare beni culturali immateriali come le feste: si tratta cioè del tentativo di portare altrove, nell’intento di valorizzarli e farli conoscere, elementi decontestualizzati e autonomamente estetizzati della festa che però, in questo modo, non rappresentano più nulla. Letizia Bindi, dell’Università del Mo,lise, a questo riguardo osserva che qui si inserisce il compito dello studioso di scienze sociali, quando anche dagli enti locali viene coinvolto come esperto a mettere in campo le proprie competenze: muoversi fra le preoccupazioni di chi vuole promuovere un evento in vista di flussi di denaro e gli intenti dell’Unesco che preme perchè tali patrimoni “immateriali” non vengano snaturati pur nelle sfide del mondo contemporaneo.
[E.R.]
mercoledì 24 settembre 2008
Orvieto - Natura Naturans: Centro Salute e Benessere

21 settembre 2008
Presentato a Orvieto
il Centro Salute e Benessere
NATURA NATURANS
interventi di
Enzo Rega
Marilina Piscolla
Volfango Perotti
introduzione di
Nicla De Giulio
Bed&Breakfast e Centro Salute e Benessere
Natura Naturans
per informazioni: naturnaturans@yahoo.it
tel. 0763.343537 - 333.6597489
http://www.bed-and-breakfast.it/
Cos’è "Natura Naturans"
Natura Naturans è un’Associazione di Promozione Sociale e Culturale senza scopo di lucro.
L’associazione si propone di:
Contribuire allo sviluppo culturale e civile dei cittadini e alla sempre più ampia diffusione della democrazia e della solidarietà nei rapporti umani, nonché alla pratica ed alla difesa delle libertà civili, individuali e collettive;
Promuovere e proporre soluzioni innovative e alternative per i problemi inerenti la salute ed il benessere dei cittadini;
Creare, mantenere, sviluppare contatti e collegare organizzazioni , movimenti ed espressioni culturali e scientifici, italiani ed esteri per svolgere attività di ricerca per quanto riguarda le Scienze Nutrizionali, la Biologia Molecolare, la Bio-Fisica, la Naturopatia e per sviluppare ogni Metodica Terapeutica, Energetica ed Olistica.
L’associazione si propone inoltre di promuovere tutte le attività, ed iniziative per il perseguimento di tali fini ed in particolare :
- organizzare dibattiti e convegni, conferenze, corsi di formazione e studio a carattere locale, nazionale ed internazionale;
- promuove la diffusione della Scienze Nutrizionali, della Bio-Fisica, della Biologia Molecolare, delle discipline Naturopatiche e delle Metodiche Terapeutiche, Energetiche ed Olistiche;
- curare la pubblicazione di libri bianchi e di quaderni di inchieste e documenti;
- promuovere ed eseguire ricerche;
- gestire manifestazioni diverse al fine di realizzare le finalità che persegue e l’autofinanziamento;
- costituire comitati scientifici, commissioni e gruppi, ai quali possono partecipare esperti o studiosi, anche esterni all’associazione; i comitati scientifici, le commissioni e i gruppi, al termine del loro lavoro promuoveranno riunioni, a cui possono partecipare tutti i soci, per riferire del lavoro svolto.
L’associazione persegue inoltre i seguenti obiettivi che considera primari:
Stimolare e favorire la formazione, lo sviluppo, la crescita culturale e l’aggiornamento professionale degli operatori;
Richiedere alle autorità competenti l’equipollenza dei titoli, e operare per inserire Medicine e Tecniche non Convenzionali negli ordinamenti pubblici;
Rafforzare la figura professionale dell’operatore delle medicine e tecniche non convenzionali .
Garantire e tutelare l’utenza da abusi ed incompetenze.
In particolare l’associazione si propone:
Di curare il rispetto, da parte degli associati, di un codice deontologico per quanto attiene alla correttezza dell’esercizio della professione dell’operatore delle medicine complementari;
Di creare rapporti di collaborazione con le istituzioni del settore, italiane e straniere, università. Istituti di ricerca e ogni altro Ente la cui attività sia finalizzata al progresso;
Di curare l’aggiornamento, la qualificazione e il conseguimento delle più alte competenze degli operatori professionisti e informazione, attraverso incontri, ricerche, seminari e corsi, anche accreditati al Ministero della Sanità (ECM);
Di divulgare informazioni culturali e specialistiche riguardanti le Medicine e Tecniche Complementari e lo stato della Legislazione in Italia e nei Paesi dell’Unione Europea, attraverso Assemblee, Convegni, Seminari, utilizzando qualsiasi mezzo di divulgazione cartaceo, telematico, ecc. ;
L’associazione programma e svolge la propria attività con la partecipazione dei soci.
L’Associazione Natura Naturans istituirà dei comitati tecnico scientifici rappresentati da gruppi di lavoro, ciascuno costituito da soci e/o anche da soggetti esterni all’associazione nominati dal comitato direttivo . Nel quadro delle attività sopra indicate l’Associazione si propone di stipulare accordi di collaborazione con analoghe associazioni sia nazionali che estere di promuovere occasioni di scambi scientifici con altri organismi analoghi e stipulare convenzioni con organismi pubblici .
venerdì 15 agosto 2008
Formicoso (Irpinia): contro la nuova discarica

NESSUNA DISCARICA sul FORMICOSO !
Lunedì 18 agosto 2008
ALTOPIANO del FORMICOSO - ANDRETTA (AV)
martedì 5 agosto 2008
Concluso l'Horcynus Festival 2008 con la premiazione di Roberto Herlitzka
Marco Bellocchio. Il premio è maturato nell'ambito del Prologo a questa edizione, dedicato al decennio 1968-'78. Dopo la premiazione, è stato proiettato all'aperto, nella spiaggia che fronteggia Scilla, il film dedicato all'assassinio di Aldo Moro con quel doppio finale nel quale, se da un lato vediamo i documenti filmati dei funerali dello statista italiano, dall'altro assistiamo, in una dimensione onirica, alla fuga di Moro dal covo nel quale era rinchiuso. Il film di bellocchio, infatti, nell'impossibilità di dire una parola conclusiva, sull'affaire Moro, viene costruito su un doppio registro, da un alto ricostruzione storica, dall'altro introspezione picologica su certezze e dubbi dei terroristi protagonisti, con alcune scene "surreali", come quella finale, appunto, o quella di un papa Paolo VI che innonda di fogli il pavimento del suo studio nellla difficoltà di redigere il testo per l'appello in favore della liberazione del Presidente della DC.
Per il resto, il Festival messinese è "proiettato" verso il mondo arabo-mediterraneo. La premiazione, infatti, è stata preceduta da un cortometraggio degli Emirati Arabi, Bint Mariam (2008) di Saeed Salmen Al Mury e dal film marocchino Fi intidhar Pasolini (Aspettando Pasolini, 2007) di Daoud Aoulad Syad: un bel film nel quale la comunità di un paese aspetta una troupe italiana che dovrà girare nella zona alcune riprese e a guidarla dovrebbe essere Pier Paolo Pasolini, senonché Pasolini è già morto; la sua figura, oggetto di vero culto da parte di un vecchio che l'ha conosciuto in altra occasione (come positivo è il pregiudizio con il quale tutti sono attesi: "gli italiani sono onesti"), rappresenta la giustizia stessa (per l'aiuto che potrà dare alla gente del posto), aspettativa che andrà delusa.
[E.R.]
giovedì 31 luglio 2008
Messina: Horcynus Festival 2008
foto di Enzo Rega, tranne 6 e 7, tratte dal sito dell' Horcynus Festival: nelle foto compaiono Franco Jannuzzi con delle collaboratrici, e poi Jannuzzi con Erfan Rachid e Massimo Barilla
direzioni artistiche: Franco Jannuzzi, Erfan Rachid, Massimo Barilla, Giacomo Farina
Programma
Dal 20 luglio al 3 agosto torna a Messina l’Horcynus Festival.
La sesta edizione dell’Horcynus Festival di Messina prenderà il via il 20 luglio, al Parco letterario Horcynus Orca nell’area di Capo Peloro, la Cariddi del mito, e si concluderà il 3 agosto.
L’Horcynus Festival, dedicato alle arti del Mediterraneo, si articola in più sezioni (cinema, musica, teatro, arti visive), ognuna delle quali arricchita da incontri, workshop, convegni con i protagonisti del festival nell’intento, che muove da sempre l’attività della Fondazione, di promuovere la ricerca e lo scambio culturale tra le diverse sponde del Mediterraneo.
Questa edizione del Festival è divisa in due parti. Un prologo (20-23 luglio), dedicato al cinema italiano degli anni ’70 e la manifestazione vera e propria che partirà il 24 luglio con il Parlamento civile degli intellettuali del Mediterraneo, un workshop in cui figure di spicco dei paesi che si affacciano al mare nostrum ragioneranno insieme sui modelli di sviluppo economico e sociale e sulle domande comuni che Nord e Sud devono cominciare a porsi per crescere in modo integrato. Sarà presente anche l’ex ministro italiano per l’attuazione del programma Giulio Santagata.
Apertura dell’Horcynus Festival
Emilio Isgrò apre l’Horcynus Festival (24 luglio, ore 21)L’evento che darà il via ufficiale all’Horcynus Festival sarà l’inaugurazione del cancello/opera d’arte che l’artista siciliano Emilio Isgrò ha appositamente progettato per la cinquecentesca Torre degli inglesi che è una delle sedi della Fondazione. In questa occasione si potrà visitare anche l’altra opera che Isgrò ha ideato per la Fondazione, un’installazione permanente dedicata al compositore messinese Casalàina che sarà collocata in alcune sale della Torre.
L’evento è a cura di Gianfranco Anastasio.
A seguire, Martina Corgnati, membro del comitato scientifico della Fondazione per l’arte contemporanea, presenterà l’archivio di video arte araba della Fondazione Horcynus Orca.
Gabin Dabiré in concerto (24 luglio, ore 23)All’Horcynus Festival la grande etno-music. Il cantastorie, percussionista e chitarrista del Burkina Faso Gabin Dabiré chiuderà la prima serata con una performance di voci, percussioni e lira africana in cui sarà accompagnato da musicisti senegalesi.
Le rassegne cinematografiche dell’Horcynus Festival
Gli anni selvaggi, il cinema italiano nel decennio 1968-1978 (20-23 luglio)
Nel trentennale dall’assassinio di Aldo Moro, la rassegna di cinema italiano degli anni ’70 funge da prologo all’intera manifestazione con incursioni anche dopo il 23 luglio. Il filo rosso che ha guidato la selezione, curata da Franco Jannuzzi, è il rimescolamento totale che ha contraddistinto quegli anni «formidabili» sul piano sociale, politico e individuale, ma anche i riflessi che ha avuto sul modo di fare cinema. I film scelti, però, non parlano solo del “macro” di cui ormai tutto (o quasi) sappiamo. Raccontano anche degli individui, dei percorsi soggettivi di persone pienamente immerse nel clima culturale di quegli anni, delle cui contraddizioni sono uno specchio. E rappresentano anche il cambiamento del costume. Ecco allora che accanto al più classico Indagine di un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (1970, proiettato il 22 luglio alle 23, c’è Grazie zia di Salvatore Samperi (1968, 20 luglio alle 22. 45). E a fianco di Amore e rabbia ((Lizzani, Godard, Bellocchio, Bertolucci, Pasolini, 1969, 21 luglio alle 21), c’è Ultimo tango a Parigi di Bertolucci (1972, 25 luglio, dopo le 23). Ma anche Gatto selvaggio di Andrea Frezza (1969, 3 agosto dopo le 23), Ciao Maschio di Marco Ferreri (1977, 23 luglio alle 23). E poi due film recenti sugli anni ’70: Buongiorno notte di Marco Bellocchio (2003, 2 agosto 2008 dopo le 23) e Vogliamo anche le rose, di Alina Marazzi (2008, 30 luglio ore 21. Il 2 agosto la Fondazione Horcynus Orca premierà l’attore Roberto Herlitzka per la sua interpretazione di Aldo Moro in Buongiorno notte.
Dal 25 luglio in poi, attorno alle 21, strisce giornaliere di quindici minuti sugli eventi degli anni ’70 realizzati da Rainews24
Il cinema arabo.
Film, cortometraggi, autori e attori (26 luglio – 2 agosto)La tradizionale rassegna di cinema arabo, curata da Erfan Rashid, conta oltre venti fra film e cortometraggi inediti in Italia ed è dedicata alle donne nel mondo arabo, alla loro condizione ma anche al modo in cui si vedono e si rappresentano le donne arabe, data la presenza di molte opere firmate da registe, alcune delle quali saranno presenti al festival.
La rassegna è divisa in tre sezioni – Il pianeta è donna, Carcere… carceri..,, Omaggio al cinema dei poveri – che affrontano il tema da diversi punti di vista.
Il pianeta è donna mette a fuoco la condizione femminile con film come Dunia della regista libanese Jocelyn Saab (Egitto 2006, verrà proiettato il primo agosto alle 21.20) che è stato censurato da alcuni paesi arabi ma in Egitto ha dato il via a un dibattito che ha portato il parlamento egiziano a votare una legge contro l’infibulazione. O con film come Madri, di Barbara Cupisti (Italia 2007, 26 luglio, ore 21.30), che al Festival di Venezia ha vinto il David di Donatello per la categoria documentari ma che non è ancora uscito nelle sale. La regista italiana ha raccolto le testimonianze di madri israeliane e palestinesi i cui figli sono rimasti vittime del conflitto. Jocelyn Saab sarà presente al Festival nei giorni delle proiezioni.
Carcere…carceri… mette l’accento sulle reclusioni – penitenziarie o sociali – delle donne arabe. Con documentari come Amina di Khadija Salami (Yemen 2007, 29 luglio, 21.40), che ricostruisce la vicenda della donna che rischiò la lapidazione per adulterio perché aveva avuto una bambina dopo il divorzio dal marito. O come Un giorno nel carcere femminile di Kadhumia a Baghdad, di Oday Salah, che, attraverso le interviste di alcune recluse, mette in luce un fatto paradossale, e cioè che, data la situazione in Iraq, per le donne il carcere finisce di essere un luogo di protezione, un posto in cui vivono meno peggio che altrove.
Khadija Salami sarà presente al Festival nei giorni delle proiezioni.
Omaggio al cinema dei poveri parla di come si fa il cinema, di come viene vissuto e della funzione sociale che ha nei paesi arabi in cui soldi e produzioni scarseggiano. Bellissimo Fi Intiddhar Pasolini, In attesa di Pasolini, di Daoud Aoulad Syad (Marocco, 2007, 2 agosto ore 21.30), che racconta di un film italiano che si deve fare in Marocco e di un tecnico marocchino che deve lavorare in quella produzione. A suo tempo aveva lavorato con Pasolini. Sicché per lui aspettare la troupe diventa “aspettare Pasolini”, che poi, ovviamente, non verrà.
In chiusura di rassegna, una giuria di critici cinematografici arabi premierà l’opera migliore.
È prevista un’anteprima per la stampa di tutti i film e di tutti i cortometraggi nella tarda mattinata della giornata che precede la proiezione ufficiale.
Oltre ai registi indicati saranno presenti numerosi altri registi, attori e critici cinematografici.
I dibattiti dell’Horcynus Festival
La psichiatria, le donne e il cinema.
Tre vere rivoluzioni degli anni ’70. Conversazioni e dibattiti
Sulla scia della rassegna cinema, l’Horcynus Festival ha organizzato conversazioni e dibattiti su tre vere rivoluzioni degli anni ’70, quella della psichiatria, quella delle donne e quella del cinema.
Un futuro di 180, 27 luglio, ore 22
Angelo Righetti, Biagio Gennaro e Franco Rotelli discuteranno della psichiatria prima e dopo Basaglia. Al termine, performance di poesia, musica e immagini di Lello Voce e Michael Gross.
La rivoluzione non è un pranzo di gala, 30 luglio, ore 22.30
Che cosa è stato il movimento delle donne e come è cambiato negli anni. Conversazione su donne, femminismo e postfemminismo alla Carrie Bradshow e Samantha Jones con Alina Marazzi e Franca Fossati. Dopo la proiezione di Vogliamo anche le rose di Alina Marazzi, che avverrà alle 21.
Gli anni selvaggi, 3 agosto, 22.30
Confronto fra Andrea Frezza e Paolo e Vittorio Taviani sul cinema degli anni ’70.
Le presentazioni dell’Horcynus Festival25 luglio
Ore 22. 00 1958-2000. Quarant’anni di storia d’Italia in pillole. Conversazione con Fausto Pellegrini, Rainews24.
Ore 22.30
L’Horcynus Festival 2008, presentazione a cura di Franco Iannuzzi e Erfan Rashid
1 agosto
21.15 Proiezione del documentario di Enrico Fierro, La santa. Viaggio nella ‘Ndrangheta sconosciuta (Globo d’oro 2008). 22.15
La santa, viaggio nella ‘Ndrangheta sconosciuta, Conversazione con Enrico Fierro
La musica all’Horcynus FestivalMusica Nomade. Etno-music all’Horcynus Festival
Con tre artisti di fama internazionale come Gabin Dabiré, Franca Masu e Antonio Calogero a Messina, all’ Horcynus Festival 2008, va in scena l’etno-music in alcune delle sue varianti più raffinate e innovative.
Gabin Dabiré, 24 luglio ore 21
Il concerto del cantastorie, percussionista e chitarrista del Burkina Faso Gabin Dabiré apre la sesta edizione dell’ Horcynus Festival il 24 luglio.
Una performance di voci, percussioni e lira africana in cui Gabin sarà accompagnato da musicisti senegalesi.
Lello Voce e Michael Gross, 26 luglio, dopo le 23
Poesia e musica, parole e suoni. Il napoletano Lello Voce incrocia la sua lirica affilata con le sonorità di un grande della musica americana, Michael Gross, il trombettista preferito da Frank Zappa. Performance ad alta densità sperimentale per il Linton Kwesi Johnson italiano che riprende il filone dei canti popolari afrogiamaicani e del dub per mixarlo con la sperimentazione lirica, con la musica colta e con le immagini. Che saranno dedicate a una delle (vere) rivoluzioni degli anni ’70, quella che ha prodotto la legge Basaglia nella psichiatria.
Franca Masu, 28 luglio dopo le 23
Come nel suo stile, la folk singer sarda terrà un concerto delicato e pieno di sonorità mediterranee che rimandano alla saudade del Fado portoghese e alla passione del tango. Percussioni, contrabbasso, chitarra e voce. Lingua ufficiale: il catalano di Alghero.
Antonio Calogero, 31 luglio, dopo le 23
Messinese d’origine, Antonio Calogero ha preso dagli Stati Uniti dove vive da molto tempo le sonorità jazz e le ha mixate con i tamburi e le percussioni della world music e della musica etnica. All’Horcynus Festival suonerà con un tamburellist pugliese, un percussionista afrocubano e un sassofonista nordamericano. Un concerto strumentale di pura fusion fra jazz acustico e musica mediterranea.
Mostre e installazioni
24 luglio
Reggio ’70, I giorni della rabbia e della passione
Mostra e installazione multimediale realizzata da Massimo Barilla, Salvatore Arena, Fabio Cuzzola sulla sommossa popolare di Reggio Calabria del 1970.
25 luglio
L’attimo neorealista. Fotogrammi 1941-1952
Esposizione organizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia.
Le presentazioni dell’Horcynus Festival
25 luglio
Ore 22. 00.
1958-2000. Quarant’anni di storia d’Italia in pillole.
Conversazione con Fausto Pellegrini, Rainews24.
Ore 22.30
L’Horcynus Festival 2008,
Presentazione a cura di Franco Iannuzzi e Erfan Rashid
26 luglio
Ore19.30.
Presentazione del libro di Fabio Cuzzola “Reggio 1970. Storie e memorie della rivolta” Donzelli editore.
1 agosto
Ore 21.15
Proiezione del documentario di Enrico Fierro, La santa. Viaggio nella ‘Ndrangheta sconosciuta (Globo d’oro 2008).
Ore 22.15.
La santa, viaggio nella ‘Ndrangheta sconosciuta,
Conversazione con Enrico Fierro
Location
Gli eventi dell’Horcynus Festival si terranno tutti a Messina, nell’area di Capo Peloro presso la sede del Parco Horcynus Orca e alla Torre degli Inglesi, sede della Fondazione Horcynus Orca.
Ospitalità
I giornalisti che intendono seguire il Festival saranno ospiti della Fondazione.
Per informazioni:
Ufficio stampa e pubbliche relazioni Horcynus Festival 08
Fabrizia Bagozzi
348. 7137957; 06. 45401037
fabriziabagozzi@gmail.com
Maria Arruzza
347. 7163429
m.arruzza@libero.it
mercoledì 23 luglio 2008
Il Bossi e gli insegnanti meridionali
E poi lo sa - come lo sa il sottoscritto che per più di un decennio ha insegnato, volentieri e trovandosi bene, in Lombardia - che i settentrionali, i suoi padani, amano poco l'insegnamento in quanto lavoro mal retribuito avendo lì altre possibilità occupazionali ("eh, voi meridionali cercate il posto fisso", dicevano i miei simpatici, cordiali e affettuosi padroni di casa di Villastanza di Parabiago: ma senza un posto fisso, e statale magari, per noi era impossibile mantenersi, non avendo lì una famiglia alle spalle)...
p.s. e ci piace poi ricordare il milanese Luchino Visconti che gira La terra trema in Sicilia o che in Rocco e i suoi fratelli si occupa di una famiglia lucana immigrata al Nord... da un lato, e, dall'altro, pensare al film di Eduardo De Filippo Napoletani a Milano nel quale si incontrano e fraternizzano, di fronte alle difficoltà del lavoro, meridionali e settentrionali
(e sembra un po' strano oggi tornare sulle due Italie)
martedì 22 luglio 2008
Anna Maria Carpi: poesia
Ripropongo qui due mie recensioni di libri di poesia di Anna Maria Carpi, pubblicati su "La Mosca di Milano", 18/maggio 2008 (Compagni corpi) e on-line, in attesa di uscita sul cartaceso, su "Sinestesie", aggiornamento di giugno 2008 (E tu fra i due chi sei). (vedi anche il mio Post dedicato alla "Mosca di Milano"/n.18
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Prima di occuparci del nuovo libro di poesia di Anna Maria Carpi – germanista, traduttrice e narratrice – uscito per Scheiwiller nel 2007, soffermiamoci su questo bel volume che raccoglie tutta la produzione precedente (A morte Talleyrand, Compagni corpi e Di media taglia, occhi marrone), le cui tematiche di fondo l’opera nuova riprende e approfondisce. La poesia della Carpi è mossa da un’istanza desiderativa nella quale l’autrice mette in gioco se stessa (ne va del suo esserci) nell’armonico equilibrio di elementi che le deriva dalla frequentazione di quella cultura germanica che dà alla sua scrittura una screziatura particolare. Istanza desiderativa dicevamo: «Di nuovo la mia sete/ implora, smania,/ cucciolo alla catena» (p. 178). Se fondamentale è il desiderio degli altri («anelo alla comunione», p. 176), in una tensione che fa considerare la vita altrui come epifania di un’alterità lacerante, il bisogno di far comunità, poi («Restiamo assieme», p. 125), è un far fronte alla morte nientificatrice che incombe su tutti («Chiamami niente, chiamami nessuno», p. 143), per cercare un riconoscimento eternizzante: «Ma il male vero è un altro, e non lo si vuol dire:/ dover morire/ e che nulla di nulla avesse senso» (p. 120). Per cui, seguendo il viaggio di Celan (al quale è interamente dedicata la seconda delle raccolte qui riunite), rammaricarsi di avere «una vita sola». L’insensatezza della vita di fronte alla morte non può non richiamare il Camus del dio indifferente: «Nebbia d’acqua e di fumo, / ultimo lembo della veste/ di un dio né buono né malvagio./ Dio è indifferente e viaggia senza volto/ col vento verso la terraferma/ donde anch’io vengo» (p. 140), un dio pur cercato. Quella nebbia che ritorna avvolgente e rassicurante, materna: «Cara nebbia padana, madre fitta/ sei del mattino, inverno,/ le macchine del caffé vanno in pressione/ nei primi bar aperti sul piazzale» (p. 76). Luoghi protettivi, dunque, come un grembo materno al quale regredire, non da soli ma appunto facendo comunità, come nella Stazione Centrale di Milano con cui il volume si apre (e poi “case” o “stanze” che si susseguono come luoghi d’una possibile normalità: e c’è una «porta di casa» che ci ricorda la forza evocativa de La porta della narratrice ungherese Magda Szabó, e poi una «casa d’altri» che ci riporta a Silvio D’Arzo); per chiudersi con una carrellata sui viaggiatori in un treno, in questa «terra di nessuno» che è poi magica sospensione temporale. Con la domanda finale. «Perché ci siamo?». E allora ecco la viaggiatrice con il baschetto e gli occhiali d’oro parlare parlare, come Shahrazâd, «perchè/ finché si parla non si muore,/ e morire è terribile» (p. 182). Il desiderio è desiderio di vita, è cogliere il bianco nel buio e aspettare e (ora contro Nietzsche) sperare. Che quel tubero (sinisgalliano?) sbocci.

Con la nuova raccolta di poesia, Anna Maria Carpi, elbano-emiliano-irlandese che vive a Milano e insegna all’Università di Venezia, approfondisce il discorso del volume precedente, Compagni corpi, pubblicato dallo stesso editore. La sua interrogazione investe la questione più cruciale, quella della vita e della morte, con la radicalità del cinema di un Bergman o della narrativa di un’Alba de Céspedes (cfr. Nel buio della notte). E su tutto l’affermazione di Heidegger: “essere presenti significa tenersi fermi nel nulla”; anche se punto di riferimento della Carpi è piuttosto quel Nietzsche del quale ha tradotto le poesie e del quale qui ricorda la concezione dell’eterno ritorno: “E se poi ci fosse, / come voleva quel pagano Nietzsche, il ripetersi eterno dell’identico, / tempo a spirale, senza senso e dio, / nel meriggio furente, / nella notte dei tempi?” (pp. 70-71). Il tempo e dio: questioni cruciali. “Al tempo chi ci crede? Per me non può passare. Io sono un’eccezione” (p. 25; perciò il lago come acqua che ristà apparentemente su se stessa, anche se poi la felicità sembra a un certo punto affidata a una nave che in alto mare affronta la curvatura della terra). Ed ecco dei passeggeri anonimi in viaggio, sulle cui vite, per un momento ammassate in uno scompartimento, interrogarsi: “Ora fa buio e sarà buio un pezzo / e lungo il viaggio, il tempo / per contemplare gli altri / che non sanno di me né io di loro…” (p. 13); e con i quali si vorrebbe restare, perché: “Solo un viaggio comune è senza fine” (p. 14). Come spesso, è dalla banalità del quotidiano, minimalisticamente colto (con qualcosa della narrazione annichilita di un Carver), che emergono le questioni fondamentali, per uno scatto finale che può ricordare la torsione delle massime di La Rochefoucauld. Dall’ingorgo di gente davanti a un bar o dalle orde nel metrò (sempre questo stringersi insieme di “compagni corpi”) si è spinti a chiedersi: “figli di Dio o materia / per la scienza e la morte? (p. 18). Quindi, dio. Non tanto il dio che faccia giustizia sulla terra. Anche quello: “Certo, sarebbe bene che Dio fosse – / per far giustizia: grida / vendetta quello che succede / ogni giorno nel mondo” (p. 70). Ma la verità cercata ha valenza ontologica, a garanzia del nostro stesso essere, della perpetuazione del nostro esserci (non qui e ora, ma per sempre): “Io lo so bene a che mi serve Dio / […] / e mi assicuri: / in qualche forma ci sarai per sempre. / Io non domando quale” (p. 54). Anche se questa forma qualunque non soddisfaceva gli anziani della de Céspedes, legati ai loro quotidiani gesti. E forse nemmeno la Carpi che nel poemetto finale fa dire al protagonista in punto di morte: “Ditegli che non stiano a commemorami, / non val la pena, perché io sono e resto / dov’ero, in casa, nella stanza accanto” (p. 78). È difficile per il nostro “io” considerare la propria carne come “un altro”.
Prisco De Vivo: "L'oscuro fiore dell'arte"

L'oscuro fiore dell'arte
Prefazione di Vincenzo M. Frungillo
con disegni e foto di Prisco De Vivo
IL LABORATORIO/Le edizioni, Nola (Napoli) 2007
I n d i c e
La bottega dei fantasmi(di P.G. Santella)
Nomina et res(conversazione con P.G. Santella)Le ceneri della memoria(conversazione con P.G. Santella)La terribilità nell'arte(conversazione con P.G. Santella)L'oscuro fiore dell'arte(di E. Rega)Esistenzialismi, eternità dell'arte, filosofia e debolezze(conversazione con E. Rega)Arte, esistenza e malattia(conversazione con E. Rega)_______
"Lo scandalo irrisolto del corpo sembra essere oggi la questione fondamentale. Si potrebbe dire, rubando alla psicologia una sua cara espressione, che la somatizzazione del dolore e la mancata somatizzazione del dolore sono gli attuali dilemmi della filosofia, della poesia, dell'arte e della politica. Come per un'ulteriore rivoluzione copernicana, non più razionalistica ma carnale, l'uomo crede di dover trovare il proprio centro nelle membra; la domanda che lo sostiene ha il tono dello stupore: in un'ipersemiosi simbolica e visiva, cosa farsene ancora di questo busto? questo tronco, questo volto, queste mani? Cos'è il corpo e cosa sono i suoi sintomi, in un mondo che tenta di sollevarsi da terra, che tenta di anestetizzarsi nella visione virtuale della vita? L'oscuro fiore dell'arte, questo singolare libro d'arte e di pensiero a tre voci, nel suo incedere ermeneutico, nel suo procedere dialogante con le immagini del pittore De Vivo, sembra toccare questo centro problematico; le serie pittoriche dell'artista, le foto delle sue sculture, sembrano essere analizzate dagli interlocutori Rega e Santella proprio tenendo lo sguardo fisso su questo snodo cruciale".
dalla Prefazione di Vincenzo M. Frungillo
L’oscuro fiore dell’arteL’arte, quando è vera arte, deve avere il coraggio dell’azzardo e della scommessa. Un colpo di dadi nel quale si gioca l’incontro-scontro fra lo sguardo dell’artista e l’occhio dello spettatore: e i loro rispettivi sistemi psico-nervosi. Così i volti e i corpi tormentati delle opere di De Vivo (ricordando, anche se con diverso intervento grafico e cromatico, Francis Bacon) non possono non “urtare” la suscettibilità, la sensibilità dello spettatore addomesticato dal tranquillo estetismo del soporifero bombardamento massmediatico. La sua – inutile sottolinearlo – non è un’estetica del bello. Ma, a distanza di un secolo, l’artista savianese ha il coraggio, perché si tratta di coraggioso gesto artistico, di riproporre reiteratamente – di nuovo, e ancora di nuovo – la bocca spalancata dell’Urlo di Edvard Munch. Ma l’arco di quelle labbra, passato attraverso tutto l’arco del Novecento “secolo breve” (così breve perché di troppi orrori pieno, oltre che di progressi che non sono bastati a evitare quegli orrori) ha finito per significare – è diventato – in De Vivo il buco nero del forno crematorio di Auschwitz.Ma, poi, ancora, nella sua arte, un imbuto ha chiuso quell’apertura orale, per costringere a ingurgitare pietre, facendo passare dentro di noi, incorporandoli, gli orrori di una vita che – sartrianamente – non abbiamo scelto.
Ma, come segno, pure questo imbuto, che in altri casi diventa copricapo (è direttamente sul cervello che vogliono intervenire i persuasori più o meno occulti), viene da lontano: proprio come copricapo lo ritroviamo in Bosch.Come da lontano viene l’altro riferimento dell’uovo (addirittura da Piero della Francesca), sospeso sulla testa delle figure rappresentate o, addirittura, nel caso delle sculture, posto a gravare direttamente sul capo (al posto dell’imbuto). Uovo primigenio, simbolo del brodo primordiale o dell’anassimandreo apeiron (sia nell’etimologia che lo voglia significare “infinito” o in quella di derivazione accadico-sumerica per cui starebbe per “fango”) delle origini (col quale il mondo greco classico – fermo restando la prima etimologia – intuì, precedendo Giordano Bruno, il fascino e l’angoscia degli spazi e dei tempi infiniti ed eterni). Ma allora qui De Vivo scarta dal ripiegamento su un definitivo e nichilistico pessimismo. Se l’imbuto era lo sprofondare nel gorgo, l’uovo è la possibilità della rigenerazione, di una psicodinamica seconda nascita.
Una esigenza di salvezza si presenta nell’opera di Prisco. Le sue figure giacomettiane si collocano sotto ombrelli, prima neri e poi rossi, dunque colorati: e qui il pittore sembra riprendere quella ricerca del colore che aveva caratterizzato l’espressionismo originario, e che si era offuscato in neoespressionisti come Miquel Barcelò e in Martin Disler – per riemergere però nella ricerca di Baselitz. Era il mondo che sembrava sempre più inghiottire la luce per non più restituirla, uniformandosi in grigi e neri. Ora, invece, di nuovo l’irruzione del colore per quegli ombrelli, che sono forse anche ripari, forse cupole di una qualche chiesa sotto la quale, kierkegaardianamente, gli uomini sono spinti dall’angoscia: riscatto e redenzione sono esigenze esistenziali ma non ancora conquiste definitive. Come per il filosofo Walter Benjamin, teso fra teologia e utopia, e stroncato dal peso senza rimedio della realtà.Ma dalla natura, forse spiritualizzata, l’artista De Vivo, appassionato bruniano, cerca qualche risposta. Alcune sue sculture, come tronchi di legno abbruciati, sembrano nascere dalla terra per diventare, in una accelerazione darwiniana, teste di uomo, anche se ancora petrose. Marcusianamente, all’arte si affida un compito di riscatto rispetto alla banalità del male, ma ciò avviene nel mondo ancora confusamente. Perciò, questa pianta dell’arte, questo fiore è oscuro: il tronco da cui nasce e di cui si nutre è nero di fumo.Enzo Rega