Marco Bellocchio. Il premio è maturato nell'ambito del Prologo a questa edizione, dedicato al decennio 1968-'78. Dopo la premiazione, è stato proiettato all'aperto, nella spiaggia che fronteggia Scilla, il film dedicato all'assassinio di Aldo Moro con quel doppio finale nel quale, se da un lato vediamo i documenti filmati dei funerali dello statista italiano, dall'altro assistiamo, in una dimensione onirica, alla fuga di Moro dal covo nel quale era rinchiuso. Il film di bellocchio, infatti, nell'impossibilità di dire una parola conclusiva, sull'affaire Moro, viene costruito su un doppio registro, da un alto ricostruzione storica, dall'altro introspezione picologica su certezze e dubbi dei terroristi protagonisti, con alcune scene "surreali", come quella finale, appunto, o quella di un papa Paolo VI che innonda di fogli il pavimento del suo studio nellla difficoltà di redigere il testo per l'appello in favore della liberazione del Presidente della DC.
Per il resto, il Festival messinese è "proiettato" verso il mondo arabo-mediterraneo. La premiazione, infatti, è stata preceduta da un cortometraggio degli Emirati Arabi, Bint Mariam (2008) di Saeed Salmen Al Mury e dal film marocchino Fi intidhar Pasolini (Aspettando Pasolini, 2007) di Daoud Aoulad Syad: un bel film nel quale la comunità di un paese aspetta una troupe italiana che dovrà girare nella zona alcune riprese e a guidarla dovrebbe essere Pier Paolo Pasolini, senonché Pasolini è già morto; la sua figura, oggetto di vero culto da parte di un vecchio che l'ha conosciuto in altra occasione (come positivo è il pregiudizio con il quale tutti sono attesi: "gli italiani sono onesti"), rappresenta la giustizia stessa (per l'aiuto che potrà dare alla gente del posto), aspettativa che andrà delusa.
[E.R.]
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