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sabato 20 novembre 2010

Napoli: Biennale EST con Maddalena Crippa


Grande evento per inaugurare il Festival della Traduzione!

Biennale E.S.T.
Festival della Traduzione "Tradurre (in) Europa"
Napoli, 22 - 29 novembre 2010
...
Napoli in traduzione
Con Maddalena Crippa.
Introduce il Rettore dell'Università di Napoli, L'Orientale, Prof. Lida Viganoni. Voci di Anna Maria Ortese, Ingeborg Bachmann, Hans-Werner Henze interpretate da MADDALENA CRIPPA
Intervento musicale al violoncello a cura del Conservatorio San Pietro a Majella--
Palazzo Du Mesnil, ingresso Monumentale, Via Partenope, 22 novembre 2010, ore 19:00


In un momento tra i più difficili della storia della città il Festival della traduzione apre una dimensione alta, altra - con una lettura di grande tensione emotiva, artistica ed etica. Una delle grandi attrici del nostro tempo, Maddalena Crippa, che ha già dato voce a grandi figure della tradizione culturale dell'Occidente, dalla Medea di Euripide alla Varvara Petrovna dei Demòni - sempre per la regia di Peter Stein - nelle suggestive sale del Rettorato dell'Università di Napoli L'Orientale, nel Palazzo Du Mesnil, darà voce ad Anna Maria Ortese, Ingeborg Bachmann e Hans-Werner Henze: artisti che hanno vissuto a Napoli, hanno visto la città, l'hanno letta, l'hanno riscritta, l'hanno "tradotta" come se fosse un grande e doloroso, contradditorio testo. Un'attrice è di per sé traduttrice, la sua voce ripete e rinnova la parola scritta. Del loro rapporto con Napoli le scrittrici e il musicista lasciano testimonianza sofferta, traslata, straniata, ambigua. Ci riportano a una Napoli "in traduzione" che lascia intuire, tra dolore e miseria, il valore della bellezza e la minaccia della sua perdita definitiva. Ascolteremo la Napoli nelle parole della protagonista del "Porto di Toledo" (Scrivi Toledo, leggi Napoli) della Ortese, nell'italiano da Opera e da Bel Canto di uno Henze che sogna con Bachmann una impossibile felicità coniugale; un canto struggente, pronunciato in battello tra Ischia e Napoli. Un invito ad ascoltare la voce profonda del vulcano. Per poi abbandonare ogni cosa nel mare.

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