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Favignana, 04.08.2010 | di Rino Giacalone
La storia di Osso, Mastrosso e Carcagnosso
Le mafie nate sull’isola di Favignana ad opera di cavalieri spagnoli
Favignana. Le immagini di Enzo Patti, lo scritto di Enzo Ciconte, le parole di un magistrato antimafia come Vincenzo Macrì, il telaio sul quale è stato posto con dovizia di particolari e quasi a sintesi di decennali conoscenze dall’ex presidente delle commissioni antimafia regionale e nazionale, Francesco Forgione. Tutto questo per raccontare una leggenda che tanto leggenda pare non sia, ed è quella della nascita delle tre più pericolose organizzazioni mafiose del nostro Paese, mafia, ‘ndrangheta e camorra, su quello che all’epoca era un isolotto, nel mare delle Egadi a Favignana. Si parla di riti, ma anche di realtà criminale, forte, marcata, negli accenti, nelle violenze e oggi nelle infiltrazioni.
Osso, Mastrosso e Carcagnosso i “fondatori”, che in comune con i mafiosi di oggi hanno anche il verbo e il comportamento, che come i moderni mafiosi insistono nel ritrovare tra le pagine delle sacre scritture, della bibbia, mafiosi che chiudono lettere in cui ordinano vendette sanguinose salutandosi in nome di Madonne e Santi. Mafiosi come il capo mafia di Mazara, Andrea Manciaracina, ma non solo lui, avrebbero usato la bibbia, sottolineandone alcuni passaggi per fare passare all’esterno alcuni messaggi. Mafiosi come il latitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, che nel giorno dell’anniversario della morte del padre, il “campiere” capo mafia, il “padrino” Francesco Messina Denaro, fece pubblicare un necrologio citando versetti del vangelo di San Matteo.Domani 5 agosto il libro Osso, Mastrosso e Carcagnosso verrà presentato alla Tonnara Florio di Favignana, l'impiastro, dicono gli autori, è quello di una epopea cavalleresca, credenze religiose, riti massonici.
Leggenda? Mica tanto. Nicola Calipari l’uomo dei servizi morto in Iraq salvando dal sequestro la giornalista Giuliana Sgrena, in Australia addirittura andò a trovare uno dei codici della 'ndragheta. Osso, Matrosso e Carcagnosso erano tre cavalieri di Toledo che nel 1400 ripararono a Favignana dopo che col sangue avevano lavato l’onore violato della sorella, a Favignana restarono in cella per 30 anni. I segni della dominazione spagnola restano ancora ben visibili in una parte dell’isola dove è stato trovato, grazie anche alle ricerche di un sacerdote, un trono, e anche delle stanze, alcune adibite a celle e a luoghi di tortura. Da quella detenzione la leggenda racconta che i tre uscirono con saperi diversi ma con un comune denominatore, Osso restò in Sicilia spargendo il sapere mafioso di Cosa Nostra, Carcagnosso, andò a Napoli fondando lì la camorra, Mastrosso, si fermò in Calabria a fondare la ‘ndrangheta, forse quella riuscita meglio perché per secoli è rimasta la meno vista, la più sommersa, delle organizzazioni criminali.Tutta leggenda? A leggere le poche righe di don Pietro Ulloa, procuratore generale di Trapani del 1838. ”Non vi è impiegato in Sicilia che non si sia prostrato al cenno di un prepotente e che non abbia pensato di trarre profitto dal suo ufficio. Questa generale corruzione ha fatto ricorrere il popolo a rimedi oltremodo strani e pericolosi. Vi ha in molti paesi delle Fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senz’altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là unt arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di far esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggere un funzionario, ora di incolpare un innocente…al centro di tale stato di dissoluzione evvi una capitale …città nella quale vivono 40 mila proletari, la cui sussistenza dipende dal lusso e dal capriccio dei grandi. In questo umbelico di Sicilia si vendono gli uffici pubblici, si corrompe la giustizia, si fomenta l’ignoranza”.Era il 1838, ma potrebbe ancora essere il 2010.
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