Ricorrono nel 2008 460 anni dalla nascita di Giordano Bruno a Nola, poco lontano da qui. Affacciandomi sul balcone di casa che guarda al Vesuvio e da cui lo sguardo spazia sull'agro nolano e quel pezzo di Campania (una volta) Felix, vedo la città di Bruno acquattata sotto le colline e sotto quel Monte Cicala nei cui pressi sarebbe nato il filosofo. Vedo fronteggiarsi quei due monti, Cicala, appunto, e Vesuvio, confrontando i quali, nel De immenso, Bruno stabiliva analogie nei rispettivi rapporti fra Terra e altri corpi celesti.
Pochi giorni fa a Nola il filosofo Massimo Cacciari, intervenendo a una discussione relativa al processo dell'Inquisizione intentato a Bruno, ha sostenuto che la Chiesa non poteva non condannare il filosofo nolano, stando alle norme del proprio diritto. Il processo è stato regolare. Che lo sia stato, e che per ragioni politiche la Chiesa non potesse assolvere Bruno, non l'assolve dalle proprie responsabilità morali. E c'è anche un piccolo dettaglio: condannare a morte a nome di Cristo ci appare non piccola contraddizioine. A volte Cacciari, grande filosofo e illuminato amministratore politico, si lascia sedurre da una spinta Realpolitik e diventa più realista del re. Abbiamo assistito, proprio a Nola, tempo fa, precisamente il 17 ottobre 2002, a un dibattito rievocativo del Concilio Vaticano II, nel quale il sindaco di Venezia veniva scavalcato a "sinistra" da Mons. Bettazzi, più critico nei confronti della stessa istituzione ecclesiastica. Spiacevolmente ci aveva colpito la boutade del teologo Bruno Forte, ascoltato anni fa a Sassuolo nell'ambito del festival di Filosofia, che analogamente sosteneva l'inevitabilità della condanna di Bruno: forse la Chiesa aveva sbagliato solo nell'arrostirlo sul rogo. Ma guarda un po'!
*Ripubblico qui un mio articoletto uscito nel 2004 sul periodico locale "Il Pappagallo" per una precedente edizione del Certame Internazionale Bruniano che si tiene ogni anno a Nola:
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BRUNO E LA MAGIA
Sono partite anche quest’anno le manifestazioni dedicate al filosofo Giordano Bruno, messo al rogo a Roma, in Campo de’ Fiori, il 17 febbraio 1600. E proprio il 17 febbraio scorso, nell’aula consiliare del comune di Nola, hanno avuto inizio le celebrazioni. Durante i lavori del pomeriggio è stato presentato un interessante corso introduttivo all’osservazione del cielo e sono state tenute due relazioni, una del prof. Aniello Montano, docente di Storia della filosofia all’Università di Salerno, l’altra del prof. Maurizio Cambi, ricercatore presso lo stesso Ateneo. Aniello Montano, che è anche presidente della commissione esaminatrice del Certame Internazionale Bruniano (giunto alla IV edizione: gli studenti delle medie superiori saranno impegnati dal 26 al 28 marzo), ha parlato degli infiniti mondi bruniani, a partire in modo particolare dal dialogo De la causa, principio et uno – che sarà oggetto della prova che impegnerà i giovani nel Certame di quest’anno –, tenendo vivo l’interesse degli ascoltatori con la sua rigorosa chiarezza pur affrontando questioni tecniche del pensiero del Nolano. Cambi, con uguale felice risultato, ha affrontato il rapporto fra eros e magia nel pensiero di Giordano Bruno. Come è noto, Bruno fu denunciato all’Inquisizione veneta dal patrizio Mocenigo, che lo ospitava nella città lagunare, con l’accusa di praticare arti magiche. In realtà, Mocenigo era rimasto deluso proprio per quest’aspetto: Bruno infatti si rifiutava di insegnare la magia nera. Come Cambi ha messo in evidenza, il Nolano distingueva fra la magia nera e la magia naturale, la prima da evitare e la seconda da intendersi come una forma di conoscenza e di intervento sulla realtà: una sorta di anticipazione per gli intenti, anche se non sempre per i mezzi, della scienza moderna che di lì a poco si sarebbe sviluppata in Italia, per impulso di Galilei, debitore inconfessato proprio di importanti acquisizioni bruniane. Ad esempio, le argomentazioni volte a sostenere il movimento della terra contro ogni apparenza dei sensi e l’affermazione che l’intento delle Scritture è etico e non conoscitivo sono di Bruno e Galilei se le appropriò senza citare il Nolano. A Bruno poi la magia interessava non solo in relazione al mondo naturale, ma forse soprattutto in relazione a quello umano, attribuendole una funzione civica. Anche la persuasione, l’intervento sulle menti altrui hanno carattere magico. Allora, sarebbe stato opportuno che il mago filosofo si dimostrasse capace di influenzare e convincere i governanti a operare per il bene e per la pace. Tutt’altro dunque dalla magia nera. E Bruno, come ha sottolineato sempre Cambi, non disdegnava di avvicinare la magia anche all’arte della seduzione sentimentale, dando una serie di consigli pure in campo amoroso. Dove, come tutti sanno, un po’ di magia per conquistare e conservare la persona amata sarebbe utile.
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Enzo Rega
3 commenti:
mi spiace molto non aver saputo dell'incontro su bruno di cui parli. ammiro molto cacciari, ma se si è espresso in questi termini, la sua affermazione mi pare inaccettabile e comunque inopportuna. ammiro e amo, ovviamente, ancor più bruno, e trovo la tua lettura del suo misticismo corretta e particolarmente attuale.
saluti livio borriello
p.s. auspico che questo blog, che viene da una terra bruniana, solleciti costantemente l'interesse per bruno, grandissimo spirito che può offrire una chiave di lettura, profonda, etica, post-marxista, del mondo moderno , particolarmente pertinente
L.B.
per favore, sono totalmente ignorante in merito alla discussione del blog che mi ospita.
vi interrogo perche' sto cercando di fare una ricerca sul mio cognome BRUNIANI.
nonno italiano studioso intorno al 1900 a new york.
non so se questa è una strada, ma se avete notizie mi aiuterete?
carmenbruniani@libero.it
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