Cent'anni fa nasceva
Elsa Morante (Roma 18 agosto 1912 – 25 novembre 1985). Ne è
passata di storia da quel giorno. “Storia”
con la maiuscola e “storie”
con la minuscola. In quel lontano 1974 La Storia
è stato il primo libro della Morante che ho letto. Frequentavo il
quinto ginnasio o il primo liceo classico: o era nell'estate
intercorrente, visto che il libro era uscito a giugno?. Era infatti
una copia fresca di stampa, un volumone di più di seicento pagine
uscito negli einaudiani Struzzi a sole due o tremila lire: non
ricordo più e non posso controllare, perché il libro l'avevo avuto
dall'amico con cui scambiavamo le letture, ora psichiatra sempre
attento alla letteratura. Un prezzo basso voluto dalla scrittrice
stessa, perché tutti potessero avere quel libro, anche l'analfabeta
per il quale ella scriveva, come più o meno diceva la dedica posta
in spagnolo all'inizio. E così anche l'amico poté comprare il
volume appena uscito senza aspettare che andasse in economica. E così
anche noi potemmo beneficiarne.
"La Storia", una copia del 1974 |
Alberto Moravia e Elsa Morante |
Solo
dopo molti anni avrei però letto qualcos'altro di Elsa, solo verso
gli anni Novanta sarei arrivato all'altro suo capolavoro: L'isola
di Arturo del 1957. In realtà
l'avevo iniziato più o meno negli stessi anni Settanta – ne aveva
una copia una mia cugina – ma poi l'avevo abbandonato dopo poche
pagine, non perché non mi piacesse... ma non ricordo più il motivo.
L'avevo iniziato in quella stanza in paese nella quale dopo anni sono
tornato a dormire ora. Lo lessi comunque un giorno. E nel mio unico
sopralluogo di tre giorni a Procida, con l'amore del tempo, un
tassista del luogo, con la sua brava Apecar ci portò sull'itinerario
arturiano, oltre che parlarci dei giorni in cui Massimo Troisi girò
nell'isola le scene de Il postino
(anche qui alle spalle modelli letterari, con Pablo Neruda che
politicamente militava nello stesso campo della Morante).
Ora,
mentre scrivo qui, a Cefalù, non ricordo quale esemplare de L'isola
di Arturo conservo nella mia
biblioteca di fronte al Vesuvio. Acquistato in età più avanzata,
l'esemplare non ha più il valore “esemplare”, memoriale (esso
stesso “memoriale” della passione di leggere), dei primi libri
comprati... Ricordo solo che a Procida presi un libro della Morante,
ma non so se proprio L'isola o
qualcos'altro... Non importa: non si può e non è giusto trattenere
tutto: la precarietà della vita deve avere confini nebulosi nei
quali portare avanti il nostro corpo, le nostre storie
personali.
Cefalù, 26 agosto 2012
Enzo Rega
5 commenti:
Esemplare, come di solito, l'amore per i libri nonché la scrittura del prof. Enzo Rega sui libri, questa volta sul grosso romanzo di Elsa Morante, una storia all'italiana che fece storia (magister vitae), un affresco venato di cruento realismo, di sfondi politico-sociali, ma anche di...poesia. Pochissimi letterati, tra i quali Enzo Rega, nel suo inconfondibile stile iniziatico, critico-narrativo, si sono ricordati in Italia della grande scrittrice romana che io mi permetterei di avvicinarla alla parabola del settantenne Isabel Allende.
grazie, caro Geo. E condivido il tuo paragone con la Allende, come importanza e rilievo che merita la Morante
una grande scrittrice, un grande libro che ho letto anch'io ai tempi del liceo e ha lasciato un ricordo indelebile
Marinica Rega
Non sono d'accordo sul realismo di Elsa Morante. Anche nell'Isola di Arturo, che sembrerebbe un romanzo di formazio, l'immaginazione incendiaria, il forte pathos, fanno pensare al modo in cui Rimbaud scriveva, del tutto inattuale, una immaginazione mitica, incendiaria, visionaria.Elsa, come Arturo, è presa da un'inquietudine perenne, che cerca l'atemporalità, forse il subreale. E ci si chiede se, alla fine, Arturo non divenga una specie di Colapesce, il giovane che nuota sotto l'acqua, sotto il reale, come il mito antico di Colapesce.
Vorrei chiedere al prof Rega di porsi il problema del variegato panorama delle scrittrici napoletane, tra le più grandi tra le italiane: Ortese, Ferrante, Ramondino, Cilento, Vera d'Atri, Coppola, Mozzillo. E la morante stessa, che trasse ispirazione nel periodo napoletano e procidano per il suo romazo più intenso. Non ci sono oggi scrittrici simili, anche se alcune di esse fanno parte della nuova generazione. E' un filo che le collega, il filo caotico del ventre di Napoli, del vivere uno accanto all'altro nei vicoli, in quelle strade maestose, cui sempre giungi da ogni parte, dellechiese barocche e gotiche. O è la vicinanza all'emarginazione, ai quartieri, al mescolarsi di profonda spettacolaità e memorie del sottosuolo, dei vicoli omscuri, che s'illuminano in certi momenti. Molti napoletani dei quartieri non hanno mai visto il mare. Eppure l'odore del mare, col soffio del favonio viene portato nelle tamberghe, nei bassi, misto a quello delle pizze fritte, degli scugnizzi che giocano ancora col monopattino fatto da loro, povero come loro.
Chiedo se questo legame tra scrittrici dall'immaginazione incendiaria siano un parto di questa città, perchè non soo raffinate leganti scipite, ma forti e calde, magmatiche. E in Italia non ce ne sono altre a questo livello.
A Glora Gaetano, ringraziandola per l'attenzione, rispondo che io ho parlato di 'realismo poetico' per Elsa Morante, che è qualcosa di diverso dal 'realismo' sic et simpliciter, mi pare... Riguardo alle scrittrici napoletane, voglio solo dire che di Vera D'Atri, la più recente, che conosco personalmente e che apprezzo, me ne sono ben interessato, presentando in due occasioni il romanzo "Buona, bella, brava", che ho recensito tra l'altro su "L'Indice dei libri del mese"...
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