Perché?

Perché questo blog?
Per chi ama ancora la galassia Gutenberg?
Per chi ha paura dell'invasività della tecnica disumanizzante?
Per chi ritiene indispensabile ancora la cultura umanistica?

Affinché la tecnica sia davvero mezzo e non fine

domenica 12 maggio 2013

NAPOLI: le poesie di Salvatore Violante




  • Presentazione del libro di poesia di Salvatore Violante, "La meccanica delle pietre nere", prefazione di Marcello Carlino, nota di lettura di Enzo Rega, CFR Edizioni, Sondrio 2013

    Venerdì 17 maggio 2013, ore 17:00, Ceicc - Comune di Napoli, via Partenope 36 - c/o Palazzo dei Congressi Federico II - Napoli

    INTERVERRANNO CON L'AUTORE:

    Enzo Rega (poeta, critico letterario)
    Marcello Carlino (Università "La Sapienza" - Roma)
    Gianmario Lucini (poeta, editore)

    Letture di Annie Pempinello


    "La meccanica delle pietre nere":
    La meccanica delle pietre nere racchiude e rimanda, pertanto, violenti chiaroscuri. Possono essere magiche le pietre, nere di vulcanismi fecondi, fecondamente identitari; sono nere, nondimeno, per venefici chimismi infernali prodotti dal più fetido e laido dei Cociti e pompati da diabolici congegni in meccanica funzione perpetua. E allora la natura torna matrigna, fatta matrigna dall’uomo, spesso eroe di un infinito romanzo criminale; e allora hanno l’accompagnamento di ferrei tramestii e di sordi rimbombi e sono toccate da luci sinistre le cavità notturne della terra, riempite di deiezioni che traboccano, intasate dal malaffare che imperversa; e allora il mito mostra l’altra sua faccia, quella venuta da una storia terrifica e risoltasi in un Vesuvio sterminatore, che vindice punisce; e allora il paesaggio una volta felice si scopre disumana, deturpata congerie di pietre disposte in disordine, senza bellezza; e allora il dialetto si rende aspra lingua di sferza; e allora la dizione che recupera cadenze e ritmi popolari si gonfia e si rizza in una denuncia sarcastica e sprezzante, resa concitata dalla rima, e il tono sale fino al fortissimo. Il fortissimo di una poesia civile, di polemica e di denuncia.

    Il cosmo e il caos, per lettura in contraddizione dell’umano consorzio in terra di Vesuvio e non solo; il caos di una panorama dal vero, il cosmo di una regola ritrovata in utopia: ponte, mediana di un siffatto vertiginoso chiaroscuro resta la poesia, il personaggio-poesia. Perché qui alla poesia è conferito metaletterariamente un compito di intervento mirato e responsabile, sociale e politico, che essa può svolgere con grande efficacia, con energia nuova (in ragione di questa attribuzione è difesa da quanti sono imputati di adesione ossequente all’au-toreferenzialità del linguaggio e la trattano con scapata leggerezza); e perché le si domanda comunque di non far mancare quel sogno di una cosa, che da sempre la sua alterità ha sognato e a cui rimane agganciato un futuro dal volto umano (e dunque gli apocalittici della scrittura sono a loro volta esecrati); e perché soprattutto la poesia è un personaggio dal vivo nella finzione dei versi della Meccanica delle pietre nere. È un tu con un nome, è un doppio al quale, in un dialogo che ora è esplicito ora è sottotraccia, si chiede di leggere il mondo e di parlarlo nel suo essere, come è in realtà, polluito e defedato e nel suo virtuoso poter essere. Comunque in diretta. Da portavoce affidabile. [Marcello Carlino].


Nessun commento: