In occasione dell'uscita in libreria di POESIE di
Claudio Damiani
la Fazi editore vi invita all'evento:
''CHE BELLO CHE NON SIAMO ETERNI''
CINEMA NUOVO SACHER
ROMA, 27 SETTEMBRE, ORE 21
LEGGERANNO LE POESIE DI CLAUDIO DAMIANI:
Piera degli Esposti, Valerio Magrelli, Paolo Repetti, Valentina Carnelutti, Sandra Petrignani, Nada Malanima, Monica Guerritore, Davide Rondoni, Luca Archibugi, Cecilia Dazzi, Roberto De Francesco, Ubaldo Lo Presti, Paolo Conti, Rosetta Loy, Valentino Zeichen, Francesco Siciliano, Marco Lodoli, Mauro De Angelis, Simona Marchini, Roberta Torre, Cosimo Cinieri, Rosa Matteucci, Renato Nicolini, Francesca Panza, Gigliola Cinquetti e molti altri.
Presentano: Nicky Nicolai e Edoardo Camurri
Commento musicale: Eddy Palermo
Claudio Damiani
Poesie
Cura e prefazione di Marco Lodoli
Dalla prefazione di Marco Lodoli: "La poesia di Claudio Damiani ha un timbro e una sostanza immediatamente riconoscibili, perché afferra il cuore e perché viene da lontano - dal sempre, direi, se il sempre fosse una categoria letteraria. Una poesia che non divaga e non si distrae in inutili acrobazie stilistiche, che non vuole scandalizzare o sorprendere grattando i nervi, ma che rimane costantemente fedele, persino nella sua metrica, al ritmo profondo dell'esistenza. Il ritmo dei versi è il respiro profondo e ciclico della vita, e le immagini di un uomo nella natura non pretendono di scavalcare un destino comune o peggio ancora di maledirlo in nome di una superiorità intellettuale: qui siamo esattamente dentro il percorso di un'emozione che sa quanto la vita sia breve e sacra.
Una grande compassione lega Damiani alle creature del mondo, non c'è bisogno di andare via dalla propria terra, di moltiplicare incontri ed esperienze per scoprire l'evidenza di una legge naturale, tanto crudele quanto ineludibile.
Amo i libri di Damiani come cose vive, tremanti, generose nella coscienza del limite: confesso di aver talvolta baciato queste pagine come amiche sincere che sul bordo di un addio ci dicono le cose più importanti, con il tono pacato di chi non ha più nulla da nascondere, nulla da abbellire con i fiocchi della letteratura. È una poesia grandissima perché va al cuore del problema, là dove la vita e la morte si guardano negli occhi e si riconoscono come parti del tutto.
Queste poesie non solo ci convincono nella loro distesa purezza, ma per un poco almeno ci rendono migliori, come la grande poesia fa sempre, perché ci mettono in contatto con il centro della vita, vita che si disperde ovunque, che si ammala, soffre e scompare nella storia individuale e collettiva, ma che contiene un nocciolo fermo, fecondo come l'amore".
Claudio Damiani è nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo ma vive a Roma dall'infanzia. Ha pubblicato le raccolte poetiche Fraturno (Abete,1987), La mia casa (Pegaso, 1994, Premio Dario Bellezza), La miniera (Fazi, 1997, Premio Metauro), Eroi (Fazi, 2000, Premio Aleramo, Premio Montale, Premio Frascati), Attorno al fuoco (Avagliano, 2006, finalista Premio Viareggio, Premio Mario Luzi, Premio Violani Landi, Premio Unione Scrittori) e Sognando Li Po (Marietti, 2008, Premio Lerici Pea). Ha curato i volumi: Almanacco di Primavera. Arte e poesia (L'Attico Editore, 1992); Orazio, Arte poetica, con interventi di autori contemporanei (Fazi, 1995); Le più belle poesie di Trilussa (Mondadori, 2000). È stato tra i fondatori della rivista letteraria Braci (1980-84). Suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue (tra cui principalmente inglese, spagnolo, serbo, sloveno, rumeno) e compaiono in molte antologie italiane (anche scolastiche) e straniere. Collabora con vari giornali tra cui la cronaca di Roma di «Repubblica».
estratto dal testo:
Dal mio piccolo punto di vista
vedo l'universo. Un rettangolino.
Il mio terrazzo. È la notte di maggio calda
e fresca, una brezza mite spira
che mi rinfresca della giornata afosa.
L'universo non credo sia diverso
dal nostro mondo: dopo tanto pensare,
tanto meditare sono convinto non solo
che quel che sta sulla terra sta un po' dovunque nel cielo
ma anche che quello che sta nel cielo
sta un po' qua e là sulla terra.
Allora dico: non ci immaginiamo cose tanto strane
ma guardiamo quello che ci sta vicino,
lasciamoci ferire dalla sua bellezza
e nella sua sapienza riposiamo il cuore.
Hanno detto di Claudio Damiani:
“Claudio Damiani è un poeta che incontra i lettori e frega i critici. Nel senso che ha in sé tanti elementi "riconoscibili" (le ascendenze classiche, petrarchesche, pascoliane, addirittura i prelievi, le citazioni nascoste o pure esibite) che subito ai criticuzzi nostrani vien l'acquolina in bocca e tiran fuori le loro categoriucce per sistemarci la "salma" della sua poesia. Solo che lei è viva. Vivissima. Ultracontemporanea e guizzante tra le insidie e i drammi del nostro tempo come poche altre. Ed è fresca, ragazzina. E quelli restano coi loro catafalchini, coi loro aggeggi e le loro bocche penzoloni... Insomma, quando Claudio in poesia si rivolge ai suoi figli, o quella specie di figli "lontani" che sono i suoi scolari, o tratteggia i luoghi con il nitore profondo del poeta concentrato sul gioco grandioso e drammatico degli equilibri universali, compie nei nostri confronti o meglio nei confronti della nostra possibile pigrizia di lettori uno spaesamento. Come quando ti trovi, ad una cena che ritieni un po' elegante, una ragazza senza trucco. E i lettori di poesia, oggi raramente abituati a donne senza trucco, restano un po' basiti. Sarà bella o è solo uscita in fretta di casa ? E' così per superbia o per umiltà ? O è così perchè è così...” Davide Rondoni
“La sua è una poesia immediata, che coinvolge e commuove e insieme ci fa pensare, e molto spesso ci illumina. Piena di tradizione e insieme semplice, "ragazzina, ultracontemporanea e guizzante tra le insidie e i drammi del nostro tempo come poche altre" (Davide Rondoni).
Sulla soglia del suo "La miniera" Claudio Damiani ha collocato una prosa di diario che si conclude con una versione dei bellissimi e indimenticabili versi di Orazio dedicati alla Fonte Bandusia. La scelta non é casuale. E' una scelta di poetica, o di tono musicale e contenuto. Damiani ha inventato per sè una modulazione tematica che vuole essere di riparo o uno scudo contro l'esistenza metropolitana, feroce, seriale, sadica; di questa invenzione, Orazio, col suo fare discorsivo, ma pure con la sua indubbia elezione stilistica, é il nume tutelare”. Enzo Siciliano, L'Espresso
“L'apparizione de "La miniera" é uno dei pochi avvenimenti importanti. Damiani sembra davvero scrivere e poetare al di là del confine che chiude un'epoca - e l'epoca é , naturalmente, il Novecento, la Modernità. Ma proprio per questo "oltre" da cui parla, la sua voce ha un'autorità che supera i confini della letteratura; senza essere per questo meno poeta, Damiani ci appare, in tutta naturalezza, come un giovane e segreto Maestro; qualcuno che indica una Via. Ho scritto Via con la V maiuscola, come se avessi parlato di Gesù e di Laotze.” Giovanni Mariotti, Il Corriere della Sera
“La poesia di Damiani ha un respiro classico, mai astratto, di assoluta linearità. I sogni e le visioni che affollano "Eroi" dispiegano con naturalezza una lunga tradizione poetica e la fanno nidificare nel cuore del moderno. Nel 1997 "La miniera" rivelò ai più Damiani (classe 1957) come un poeta decisivo della sua generazione, certo il più coraggioso, avendo in quel libro indimenticabile, saputo dare scacco al rischio sentimentale, alla violenza della memoria snervata e nostalgica. "Eroi" ne conferma e rafforza tutte le qualità.
So poco dei poeti d'oggi, solo di tanto in tanto mi capita di leggerne dei versi, qua o là. E così, una decina di anni fa, incappai in una poesia di Claudio Damiani. Da allora quella voce inconfondibile - chiara, calda, saggia, avvolgente, familiare, con una punta di lezio che la salva dal trasformarsi nella voce di un guru - è entrata nella mia vita. Sino a quest'ultima raccolta, Eroi, pubblicata da Fazi. Damiani non si preoccupa di essere moderno, tanto sa bene che è impossibile evitarlo; e non va in cerca di parole preziose e rare; usa quelle di tutti i giorni, mettendole in musica e dando loro un senso puro. Fossi un critico di poesia, vorrei scrivere su Eroi, e sulla raccolta precedente, La Miniera, un saggio bellissimo e intelligentissimo; ma visto che che non lo sono, mi sta bene anche questo poco spazio per dire ai molti, anzi ai "quasi-tutti" che ne ignorano l'esistenza: Leggete Damiani!". Giovanni Mariotti, Il Corriere della Sera
“Uguale emozione ho provato leggendo il libro di Claudio Damiani, poeta romano, appena intitola edito da Fazi. Il volume si intitola "Eroi" e dovrebbe rimanere a lungo tra le mani delle persone che cercano nella letteratura qualche risposta alle mille domande dell'esistenza. Damiani evita ogni fumoso sperimentalismo: come Havel e come i poeti classici, va dritto alla sostanza, tenendo le parole accanto alle cose. C'è una poesia che fa quasi male per quanto è vera: Damiani spiega ai suoi alunni che un giorno tutti dovremo morire, e loro reagiscono con gestacci e proteste, ma poi di colpo accettano: "... e sentii un'unità / anche però, sentii che ciò che più ci accomunava e ci rendeva simili / era non tanto la nascita o le condizioni o l'ambiente / ma questo destino comune, questo futuro identico per tutti. / E anche sentivo che non c'erano differenze / neanche sui tempi, nel senso che uno moriva prima e uno dopo, / ma tutti insieme andavamo incontro alla morte / come tenendoci per mano, cantando / con i capelli profumati, col capo cinto di fiori" Marco Lodoli, La Repubblica
“E' raro leggere un "giovane poeta", ormai. Ci sorprendiamo, perciò, trovandoci tra le mani l'ultimo libro di poesie di Claudio Damiani, Eroi, che Fazi edita proponendo ai lettori uno dei pochi poeti italiani della nuova generazione che valga la pena di leggere. La miniera, il precedente titolo di Damiani, era una summa della sua opera poetica, un testo delicatissimo, ferocemente delicato, che riproponeva, in pieni anni Novanta, l'esperienza di avvicinamento stilistico al nulla di cui maestro era stato un grande dimenticato del decennio precedente, il divino Beppe Salvia. La sapienza metrica e l'apparente ma iperaggressiva inermità di Damiani ci ha sempre convinto: è l'eredità più pura della tradizione italiana secondo la sua declinazione più gelida e più stilisticamente accorta”…
Giuseppe Genna
Claudio Damiani
la Fazi editore vi invita all'evento:
''CHE BELLO CHE NON SIAMO ETERNI''
CINEMA NUOVO SACHER
ROMA, 27 SETTEMBRE, ORE 21
LEGGERANNO LE POESIE DI CLAUDIO DAMIANI:
Piera degli Esposti, Valerio Magrelli, Paolo Repetti, Valentina Carnelutti, Sandra Petrignani, Nada Malanima, Monica Guerritore, Davide Rondoni, Luca Archibugi, Cecilia Dazzi, Roberto De Francesco, Ubaldo Lo Presti, Paolo Conti, Rosetta Loy, Valentino Zeichen, Francesco Siciliano, Marco Lodoli, Mauro De Angelis, Simona Marchini, Roberta Torre, Cosimo Cinieri, Rosa Matteucci, Renato Nicolini, Francesca Panza, Gigliola Cinquetti e molti altri.
Presentano: Nicky Nicolai e Edoardo Camurri
Commento musicale: Eddy Palermo
Claudio Damiani
Poesie
Cura e prefazione di Marco Lodoli
Dalla prefazione di Marco Lodoli: "La poesia di Claudio Damiani ha un timbro e una sostanza immediatamente riconoscibili, perché afferra il cuore e perché viene da lontano - dal sempre, direi, se il sempre fosse una categoria letteraria. Una poesia che non divaga e non si distrae in inutili acrobazie stilistiche, che non vuole scandalizzare o sorprendere grattando i nervi, ma che rimane costantemente fedele, persino nella sua metrica, al ritmo profondo dell'esistenza. Il ritmo dei versi è il respiro profondo e ciclico della vita, e le immagini di un uomo nella natura non pretendono di scavalcare un destino comune o peggio ancora di maledirlo in nome di una superiorità intellettuale: qui siamo esattamente dentro il percorso di un'emozione che sa quanto la vita sia breve e sacra.
Una grande compassione lega Damiani alle creature del mondo, non c'è bisogno di andare via dalla propria terra, di moltiplicare incontri ed esperienze per scoprire l'evidenza di una legge naturale, tanto crudele quanto ineludibile.
Amo i libri di Damiani come cose vive, tremanti, generose nella coscienza del limite: confesso di aver talvolta baciato queste pagine come amiche sincere che sul bordo di un addio ci dicono le cose più importanti, con il tono pacato di chi non ha più nulla da nascondere, nulla da abbellire con i fiocchi della letteratura. È una poesia grandissima perché va al cuore del problema, là dove la vita e la morte si guardano negli occhi e si riconoscono come parti del tutto.
Queste poesie non solo ci convincono nella loro distesa purezza, ma per un poco almeno ci rendono migliori, come la grande poesia fa sempre, perché ci mettono in contatto con il centro della vita, vita che si disperde ovunque, che si ammala, soffre e scompare nella storia individuale e collettiva, ma che contiene un nocciolo fermo, fecondo come l'amore".
Claudio Damiani è nato nel 1957 a San Giovanni Rotondo ma vive a Roma dall'infanzia. Ha pubblicato le raccolte poetiche Fraturno (Abete,1987), La mia casa (Pegaso, 1994, Premio Dario Bellezza), La miniera (Fazi, 1997, Premio Metauro), Eroi (Fazi, 2000, Premio Aleramo, Premio Montale, Premio Frascati), Attorno al fuoco (Avagliano, 2006, finalista Premio Viareggio, Premio Mario Luzi, Premio Violani Landi, Premio Unione Scrittori) e Sognando Li Po (Marietti, 2008, Premio Lerici Pea). Ha curato i volumi: Almanacco di Primavera. Arte e poesia (L'Attico Editore, 1992); Orazio, Arte poetica, con interventi di autori contemporanei (Fazi, 1995); Le più belle poesie di Trilussa (Mondadori, 2000). È stato tra i fondatori della rivista letteraria Braci (1980-84). Suoi testi sono stati tradotti in diverse lingue (tra cui principalmente inglese, spagnolo, serbo, sloveno, rumeno) e compaiono in molte antologie italiane (anche scolastiche) e straniere. Collabora con vari giornali tra cui la cronaca di Roma di «Repubblica».
estratto dal testo:
Dal mio piccolo punto di vista
vedo l'universo. Un rettangolino.
Il mio terrazzo. È la notte di maggio calda
e fresca, una brezza mite spira
che mi rinfresca della giornata afosa.
L'universo non credo sia diverso
dal nostro mondo: dopo tanto pensare,
tanto meditare sono convinto non solo
che quel che sta sulla terra sta un po' dovunque nel cielo
ma anche che quello che sta nel cielo
sta un po' qua e là sulla terra.
Allora dico: non ci immaginiamo cose tanto strane
ma guardiamo quello che ci sta vicino,
lasciamoci ferire dalla sua bellezza
e nella sua sapienza riposiamo il cuore.
Hanno detto di Claudio Damiani:
“Claudio Damiani è un poeta che incontra i lettori e frega i critici. Nel senso che ha in sé tanti elementi "riconoscibili" (le ascendenze classiche, petrarchesche, pascoliane, addirittura i prelievi, le citazioni nascoste o pure esibite) che subito ai criticuzzi nostrani vien l'acquolina in bocca e tiran fuori le loro categoriucce per sistemarci la "salma" della sua poesia. Solo che lei è viva. Vivissima. Ultracontemporanea e guizzante tra le insidie e i drammi del nostro tempo come poche altre. Ed è fresca, ragazzina. E quelli restano coi loro catafalchini, coi loro aggeggi e le loro bocche penzoloni... Insomma, quando Claudio in poesia si rivolge ai suoi figli, o quella specie di figli "lontani" che sono i suoi scolari, o tratteggia i luoghi con il nitore profondo del poeta concentrato sul gioco grandioso e drammatico degli equilibri universali, compie nei nostri confronti o meglio nei confronti della nostra possibile pigrizia di lettori uno spaesamento. Come quando ti trovi, ad una cena che ritieni un po' elegante, una ragazza senza trucco. E i lettori di poesia, oggi raramente abituati a donne senza trucco, restano un po' basiti. Sarà bella o è solo uscita in fretta di casa ? E' così per superbia o per umiltà ? O è così perchè è così...” Davide Rondoni
“La sua è una poesia immediata, che coinvolge e commuove e insieme ci fa pensare, e molto spesso ci illumina. Piena di tradizione e insieme semplice, "ragazzina, ultracontemporanea e guizzante tra le insidie e i drammi del nostro tempo come poche altre" (Davide Rondoni).
Sulla soglia del suo "La miniera" Claudio Damiani ha collocato una prosa di diario che si conclude con una versione dei bellissimi e indimenticabili versi di Orazio dedicati alla Fonte Bandusia. La scelta non é casuale. E' una scelta di poetica, o di tono musicale e contenuto. Damiani ha inventato per sè una modulazione tematica che vuole essere di riparo o uno scudo contro l'esistenza metropolitana, feroce, seriale, sadica; di questa invenzione, Orazio, col suo fare discorsivo, ma pure con la sua indubbia elezione stilistica, é il nume tutelare”. Enzo Siciliano, L'Espresso
“L'apparizione de "La miniera" é uno dei pochi avvenimenti importanti. Damiani sembra davvero scrivere e poetare al di là del confine che chiude un'epoca - e l'epoca é , naturalmente, il Novecento, la Modernità. Ma proprio per questo "oltre" da cui parla, la sua voce ha un'autorità che supera i confini della letteratura; senza essere per questo meno poeta, Damiani ci appare, in tutta naturalezza, come un giovane e segreto Maestro; qualcuno che indica una Via. Ho scritto Via con la V maiuscola, come se avessi parlato di Gesù e di Laotze.” Giovanni Mariotti, Il Corriere della Sera
“La poesia di Damiani ha un respiro classico, mai astratto, di assoluta linearità. I sogni e le visioni che affollano "Eroi" dispiegano con naturalezza una lunga tradizione poetica e la fanno nidificare nel cuore del moderno. Nel 1997 "La miniera" rivelò ai più Damiani (classe 1957) come un poeta decisivo della sua generazione, certo il più coraggioso, avendo in quel libro indimenticabile, saputo dare scacco al rischio sentimentale, alla violenza della memoria snervata e nostalgica. "Eroi" ne conferma e rafforza tutte le qualità.
So poco dei poeti d'oggi, solo di tanto in tanto mi capita di leggerne dei versi, qua o là. E così, una decina di anni fa, incappai in una poesia di Claudio Damiani. Da allora quella voce inconfondibile - chiara, calda, saggia, avvolgente, familiare, con una punta di lezio che la salva dal trasformarsi nella voce di un guru - è entrata nella mia vita. Sino a quest'ultima raccolta, Eroi, pubblicata da Fazi. Damiani non si preoccupa di essere moderno, tanto sa bene che è impossibile evitarlo; e non va in cerca di parole preziose e rare; usa quelle di tutti i giorni, mettendole in musica e dando loro un senso puro. Fossi un critico di poesia, vorrei scrivere su Eroi, e sulla raccolta precedente, La Miniera, un saggio bellissimo e intelligentissimo; ma visto che che non lo sono, mi sta bene anche questo poco spazio per dire ai molti, anzi ai "quasi-tutti" che ne ignorano l'esistenza: Leggete Damiani!". Giovanni Mariotti, Il Corriere della Sera
“Uguale emozione ho provato leggendo il libro di Claudio Damiani, poeta romano, appena intitola edito da Fazi. Il volume si intitola "Eroi" e dovrebbe rimanere a lungo tra le mani delle persone che cercano nella letteratura qualche risposta alle mille domande dell'esistenza. Damiani evita ogni fumoso sperimentalismo: come Havel e come i poeti classici, va dritto alla sostanza, tenendo le parole accanto alle cose. C'è una poesia che fa quasi male per quanto è vera: Damiani spiega ai suoi alunni che un giorno tutti dovremo morire, e loro reagiscono con gestacci e proteste, ma poi di colpo accettano: "... e sentii un'unità / anche però, sentii che ciò che più ci accomunava e ci rendeva simili / era non tanto la nascita o le condizioni o l'ambiente / ma questo destino comune, questo futuro identico per tutti. / E anche sentivo che non c'erano differenze / neanche sui tempi, nel senso che uno moriva prima e uno dopo, / ma tutti insieme andavamo incontro alla morte / come tenendoci per mano, cantando / con i capelli profumati, col capo cinto di fiori" Marco Lodoli, La Repubblica
“E' raro leggere un "giovane poeta", ormai. Ci sorprendiamo, perciò, trovandoci tra le mani l'ultimo libro di poesie di Claudio Damiani, Eroi, che Fazi edita proponendo ai lettori uno dei pochi poeti italiani della nuova generazione che valga la pena di leggere. La miniera, il precedente titolo di Damiani, era una summa della sua opera poetica, un testo delicatissimo, ferocemente delicato, che riproponeva, in pieni anni Novanta, l'esperienza di avvicinamento stilistico al nulla di cui maestro era stato un grande dimenticato del decennio precedente, il divino Beppe Salvia. La sapienza metrica e l'apparente ma iperaggressiva inermità di Damiani ci ha sempre convinto: è l'eredità più pura della tradizione italiana secondo la sua declinazione più gelida e più stilisticamente accorta”…
Giuseppe Genna
Nessun commento:
Posta un commento