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giovedì 31 dicembre 2015

Ugo Piscopo parla del Quasimodo "giornalista" recensendo le antologie curate da Carlangelo Mauro (da repubblica.it)

L'antologia Colloqui. "Tempo" 1964-1968, l'arcael'arco edizioni, Nola 2012

L'antologia Il falso e il vero verde. "Le Ore" 1960-1964,
Edizioni Sinestesie, Avellino 2015


























http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/12/19/il-giornalista-quasimodoNapoli14.html

riproduciamo l'articolo che Ugo Piscopo ha dedicato a Quasimodo giornalista recensendo le due antologie curate con lavoro critico certosino da Carlangelo Mauro
l'articolo è reperibile nel link riportato su


IL GIORNALISTA QUASIMODO

di UGO PISCOPO

POETA di alto profilo, dal sangue caldo addosso di meridionale, o meglio di siciliano, Salvatore Quasimodo è stato infaticabile intellettuale, schierato in campo in difesa di una società e di una cultura proiettate in avanti, ma a rischio continuo di arretramenti e di contraddizioni.
Il modello fondamentale di riferimento è l'intellettuale gramsciano impegnato allo spasimo nell'opera di demistificazione delle menzogne del sistema di potere, per la costruzione di una nuova coscienza e di nuovi comportamenti indirizzati verso più ampie e più giuste frontiere.
Di qua, le sue opzioni: in poesia, di far sentire nelle sillabe e nelle parole la forte relazionalità del poeta col dolore e con la gioia, con le angosce, i desideri e i sogni del mondo contemporaneo; e, nell'attività intellettuale più in generale, di interpretare i bisogni di tutti, soprattutto degli infelici e dei dannati della terra.
Così si spiega la sua generosa partecipazione da giornalista ai dibattiti e alle questioni in movimento.
Il giornale, d'altronde, come è noto, non è semplicemente un medium, ma anche, nel suo profilo migliore, uno spazio aperto alla creatività dei nuovi tempi.
L'apprendistato giornalistico, su incoraggiamento di Vittorini e altri amici, lo fa a partire dalla seconda metà degli anni Trenta a Milano, allora la città italiana più suggestiva di prospettive cosmopolitiche e di relazioni con una cultura dinamica e in sperimentazione.
È significativo che la stessa vocazione quasimodiana alla poesia degli inizi sia stata orientata a Milano nel segno del futurismo e del surrealismo.
Il giornalismo, poi, si rinvigorisce e si esalta in lui dopo il Nobel per la letteratura (1959), che gli dà cittadinanza piena di abitare nell'attualità del mondo e di parlare a buon diritto della contemporaneità sotto tutti i suoi aspetti.
Alla conoscenza e alla documentazione accurata e solida di questa nuova stagione di impegno etico-civile e culturale, sta lavorando da anni Carlangelo Mauro, incoraggiato anche dall'Istituto universitario l'Orientale di Napoli, presso cui lo studioso svolge attività di ricerca e di collaborazione.
Un primo grande contributo, Mauro lo dà con la raccolta completa in volume (che è una novità in assoluto) di tutti gli interventi giornalistici di Quasimodo su "Tempo" nei suoi ultimi anni di vita: Colloqui. "Tempo" 1964-1968, L'Arco e l'Arca, Nola 2012.
Adesso, nel 2015, ha portato a termine la raccolta, la prima che esista in Italia, di tutte le note scritte da Quasimodo per un'altra rivista: Il falso e il vero Verde. "Le Ore" 1960- 1964, Sinestesie, Avellino.
Il materiale qui raccolto può essere letto in molteplici direzioni: ad esempio, per tematiche, quali la teoria letteraria e la critica letteraria, la sicilianità e la meridionalità dell'autore.
Le polemiche contro le mode e le estetizzazioni del gusto, la criminologia e la cronaca nera da cortile, il pacifismo, la difesa dei più deboli e la messa sotto accusa del neocapitalismo e del neocolonialismo.
Ma la lettura più stimolante è affrontare il libro nella sua interezza, come lo zibaldone fermentante e originale di un poeta, disponibile a battagliare anche in proprio, ma che sa innanzitutto di appartenere, come intellettuale e come cittadino, a una realtà lacerata e offesa dalla divisione del pianeta in due blocchi contrapposti, sotto la minaccia terribile delle bombe nucleari, entro uno scenario aperto tanto al futuro, quanto al ritorno ai primordi.






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