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L’Omero di Giuseppe Antonello Leone
al
Museo Archeologico Nazionale di Napoli
Il celebre Ritratto di Omero si è allontanato per
qualche tempo dal Museo di Napoli. Al suo posto, tra le illustri teste in marmo
della Collezione Farnese, dal 20 settembre il visitatore incontrerà l’Omero di Giuseppe Antonello Leone, un Omero che era già, in natura, più o meno
come ora lo vediamo: stava infatti da pietra, in un campo, proprio sotto gli
occhi del nostro artista, che non sa resistere agli irripetibili “appuntamenti”
con ogni sorta di materiali. Infatti, Leone raccolse quel sasso e con pochi
colpi di scalpello lo “risignificò”, che è termine più volte da lui utilizzato
per descrivere il suo operare. Insomma, il suo Omero è un quasi-ready-made:
molte opere d’arte, secondo G.A.L., ci
sono già: l’artista le sceglie,
ne propone possibili risignificazioni,
inventa soltanto mettendo in moto
quel che esiste.
Homer of Giuseppe Antonello Leone
in the National Archaeological Museum of
Naples
The reknowned Portrait
of Homer has left the Archaeological Museum of Naples for a while. In its
place, from the 20th of September, the Homer of Giuseppe Antonello Leone will be displayed amongst the
illustrious marble heads of the Farnese Collection. Leone’s Homer already existed in nature, more or
less as we see it now: the artist found the stone in a field and, unable to
resist the unique opportunities provided by every sort of material, “re-signified”
it (to use his term) with a few strokes of a chisel. In short, his Homer is an almost-ready-made work of art. He reasons that many pieces of art already exist. The artist chooses them, proposing possible new meanings (“re-significations”). He invents only
by setting in motion that which already exists.
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