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domenica 1 marzo 2009

Su Gëzim Hajdari

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Gëzim Hajdari poeta migrante

di Giuseppe Vetromile


Venerdì 27 febbraio scorso è stato presentato a Palma Campania, presso il Teatro Comunale, il poeta albanese Gëzim Hajdari. Come in precedenti occasioni, anche questo incontro è stato curato nei minimi particolari dal professor Gerardo Santella, che si prodiga davvero tanto e, dobbiamo dirlo, con successo, per la diffusione della poesia nelle scuole: una poesia che sia viva, attuale, e che serva anche a scoprire e indagare nei risvolti più intimi del mondo, della società e della storia civile.I ragazzi, gli studenti, sempre numerosi e interessati in questi incontri, sono infatti, così, stimolati a scoprire cosa veramente possa dirci e darci la Poesia, cosa essa possa velare, o meglio svelare, del mondo di un uomo, delle sue radici, della sua storia.Ed è una poesia universale, quella che va proponendo Gerardo Santella ai suoi studenti, a tutti gli studenti e a tutti gli amanti di questa grande arte, tanto è vero che questo incontro è stato dedicato ad un poeta albanese: Gëzim Hajdari. Gëzim non è un poeta qualunque, né tantomeno un poeta della domenica, che scrive versi melanconici sognando il proprio luogo d’origine. E’ invece un letterato che scrive i suoi testi direttamente in italiano, per dimostrare anche che il luogo della poesia è il mondo intero, che i riferimenti, come ha anche bene illustrato uno dei relatori, Enzo Rega, possono essere costituiti dalle sorgenti e non proprio dalle radici, che c’è bisogno di interazione e non tanto di integrazione, perché ogni uomo deve proporsi all’altro nel rispetto della propria e dell’altrui cultura; mentre, viceversa, l’integrazione non fa che appiattire se non cancellare la cultura minoritaria.Ed è per questo che Gezim canta esule e migrante le proprie poesie, non nascondendo un certo nostalgico rammarico nei confronti della sua patria che non l’ha saputo accogliere e ben riconoscere, ma anche forte di una ricchezza umana e culturalmente aperta ad ogni orizzonte.Ottimi i due relatori, Enzo Rega e Gaetano Romano di Metart, i quali si sono soffermati a lungo e in dettaglio sull’opera complessiva del poeta albanese.
Gëzim Hajdari è autore di numerose raccolte poetiche e di libri di viaggio. La sua attività letteraria si svolge all'insegna del bilinguismo, in albanese e in italiano.Ha pubblicato: Erbamara, Antologia della pioggia, Ombra di cane, Sassi controvento, Corpo presente, Stigmate, Spine nere, San Pedro Cutud: viaggio negli inferi del tropico, Maldiluna, Poema dell'esilio, Muzungu: diario in nero, Peligòrga. Dal 1992 vive come esule in Italia.



GIUSEPPE VETROMILE



Quanto siamo poveri.


Io in Italia vivo alla giornata,


tu in patria non riesci a bere un caffé nero.



La nostra colpa: amiamo,


la nostra condanna: vivere soli


divisi dall'acqua buia.




Ritornerò in autunno come Costantino,


tu nelle colline natali hai già raccolto l'origano


che porterò con me nella stanza ancora sgombra.




Ora vivo al posto di me stesso


lontano da quella terra che impietosamente


divora i propri figli



(Gëzim Hajdari da: Poesie scelte, 1990-2007)



http://circololetterarioanastasiano.blogspot.com/2009/02/gezim-hajdari-un-poeta-migrante.html

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