Fuori dal margine
incontri con autori finalizzati alla conoscenza e promozione
della letteratura contemporanea
a cura del Sindacato Nazionale Scrittori
e dell’Associazione Culturale Diesis
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Spazio Scopricoop
via Arona 15 (1° piano) - Milano
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mercoledì 29 febbraio 2012 ore 18,00
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Tre autori di racconti
delle
Edizioni del
Foglio Clandestino
collana Il dado e la chiave
Ignacio H. de la Puerta
L’inquilino del ventesimo piano
traduzione di Eleonora Cadelli
Renato M. Fondi
Racconti
a cura di Gilberto Gavioli
e note di Anthony Robbins e Franco Romanò
Elena Schwartz
Gli omuncoli e altre storie
traduzione di P. Galvagni
e una nota di Marco Albé
Con l’editore
Gilberto Gavioli
ne parlano
Mariella De Santis
Anthony Robbins
Legge pagine dai libri
Marco Pagani
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L’inquilino del ventesimo piano
Tra le brume
In questa nuova vita che mi è toccato vivere tutto è domande, indovinelli, una corsa a ostacoli per la mia mente dalla quale non saprò mai se uscirò vincitore. Per esempio, scoprire chi è la donna che mi sta facendo il nodo alla cravatta, cercare tra i meandri del mio cervello, scoprire che vincolo la lega a me. Non si va in giro ad annodare la cravatta agli estranei, questa donna è qualcuno di mio, qualcuno di intimo, senza dubbio. E se fosse mia madre, stringerla tra le braccia e ringraziarla per tutto. Se invece dovesse essere mia figlia, accarezzarle il viso e parlarle della necessità di imparare a perdere. Se non fosse nessuna delle due, baciarla profondamente sulla bocca, abbracciarla, aspettare, più tranquillo ora, che l’amnesia svanisca, come svanisce la nebbia o il ricordo di un brutto sogno.
Ignacio Hormigo de la Puerta è nato a Getxo, nei Paesi Baschi, nel 1974.
Dopo la laurea si è trasferito a Londra, di cui ha pulito da cima a fondo la Victoria Station, un ospedale e innumerevoli piatti.
Con i soldi messi da parte ha poi trascorso un anno a Granada a leggere e scrivere. Il frutto di quel periodo è stato pubblicato da Traspiés nel 2002 con il titolo di Nimiedades. Oggi vive a Siviglia e insegna nella scuola pubblica.
I suoi racconti sono apparsi su diverse riviste. Storia delle paure dell’insonne dei piedi pesanti ha vinto il concorso letterario ‘Castillo de Cortegana’.
La presente opera è la prima traduzione italiana in volume.
Eleonora Cadelli è nata nel 1980 da padre friulano e madre calabrese, entrambi dotati di mamme narratrici. Dopo la laurea si è dedicata all’insegnamento e alla traduzione.
L’incontro con Ignacio Hormigo de la Puerta, avvenuto per strane coincidenze e diversi gradi di separazione, viaggia attraverso la scrittura.
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Racconti
La casa del signor Hu
Un’alta cancellata circonda la casa del signor Hu. Un’alta cancellata in ferro, con una punta di lancia in cima ad ogni asta. Tra un’asta e l’altra c’è molto spazio per guardare, ma non c’è nulla da vedere. Solo fogliame, e fogliame, e fogliame. Tra una foglia e l’altra, ogni tanto, s’intravvede del filo spinato, sullo sfondo di altre foglie, di altri rami. Folti cespugli crescono intorno alla casa del signor Hu, folti cavalli di frisia.
Alla distanza, i cespugli non paiono sopravanzare le punte di lancia; ma al di là di essi si vedono sporgere le cime altissime dei bambù; un foresta di bambù circonda e isola la casa del signor Hu.
Appesa al pilastro che sostiene i cardini del cancello principale, una targa avverte “Attenti al cane”. Ma nessun cane abbaia, nessun cane si avvicina minaccioso al cancello. E il sentiero che, secondo logica, dovrebbe avviarsi alla casa, svolta bruscamente, non si capisce se a destra o a sinistra, immergendosi tra le canne e i cespugli. Così, da nessun luogo si riesce a vedere la casa del signor Hu.
Dicono che essa abbia cinque torri e nessuna finestra.
Dicono che sia tutta nera, o tutta bianca, o tutta d’un colore che nessuno ha mai visto.
Dicono che sia grande, che sia piccola, che sia e non sia.
Un piccolo uomo fa tre volte al giorno la ronda attorno alla casa. Estate e inverno, ha sempre lo stesso vestito. A chi gli chiede, risponde che non sa.
Ha un cartellino appuntato al taschino della giacca. C’è scritto: Signor Hu, guardiano.
Renato M. Fondi (Milano, 1944-2010) è stato senz’altro un uomo poliedrico. Figlio del pittore e incisore Mauro Fondi (1913-1988) non ha praticato le arti visive, anche se si è occupato delle opere del padre. Laureato in fisica, ha mantenuto l’interesse nella scienza per tutta la vita; ha insegnato matematica e ha lavorato per diverse aziende commerciali in qualità di responsabile dell’area informatica. Appassionato di fotografia, come questo libro testimonia, amante della montagna, ma non in senso atletico: fotografava i paesaggi e i fiori. Anche di questi aveva una conoscenza approfondita: collaborava con il ‘Forum dei fiori’ per l’identificazione delle specie. Organizzatore e moderatore sempre intelligente di un ‘Caffè letterario’ era anche scrittore, come suo nonno Renato. Soprattutto di racconti. L’obiettivo della sua scrittura narrativa è quello di divertire il suo lettore. Fondi lo fa con un meccanismo classico: ci nasconde qualche segreto fatto o astrusa idea sin quasi alla conclusione; ci intriga, stuzzica la nostra curiosità, stimola la meraviglia persino. Ecco: il tratto della sua arte narrativa che va evidenziato, oltre allo stile, è l’originalità. Il lettore si conceda un racconto di questi 52 ogni settimana per un anno, assaporando i misteri, le sorprese e... la malinconia.
Renato M. Fondi si esprimeva anche in poesia, che concepiva però come un atto espressivo intimo, quasi privato: una sorta di diario segreto e anche di scrigno di ricordi e affetti.
(Dalla nota di Anthony Robbins).
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Gli omuncoli e altre storie
Da Casi miracolosi e sogni misteriosi
Tutta la mia vita è un caso miracoloso e un sogno misterioso. Ma più misteriosi di tutto il miracoloso sono i versi. Da chi sono ispirati, da chi sono gonfiati – extra intellettuali in una mente assennata – lo sa Dio. Ma non si tratta di questo, voglio solo raccontare alcuni casi della mia vita, nei quali chiaramente attraverso l’involucro di Maya, attraverso il velo della quotidianità si sono manifestate altre forze – quali che potessero essere.
Elena Andreevna Schwartz è nata nel 1948 a Leningrado, dove è scomparsa l’11 marzo del 2010.
Nel 1971 si è laureata presso l’Istituto leningradese di Teatro, Musica e Cinematografia. Negli anni Settanta ha frequentato gli ambienti letterari clandestini. A partire dalla metà degli anni
Ottanta ha pubblicato versi in Occidente: nelle riviste dell’emigrazione russa e nei volumi: Tancujuščij David[Davide danzante] 1985), Stichi [Versi] (1987), Trudy i dni monachini Lavinii [Le opere e i giorni della monaca Lavinia] (1988). Dal 1989 ha potuto pubblicare anche in patria con le raccolte poetiche: Pesnja pticy na dne morskom [Canto di un uccello sul fondo marino] (1995),Mundus imaginalis (1996), Zapadnovostočnyj veter[Vento da occidente e oriente] (1997), Solo na raskalennoj trube [Assolo con una tromba arroventata]
(1998). Agli ultimi anni risalgono i volumi antologiciStichotvorenija i poemy [Poesie e poemi] (1999) eSočinenija [Opere] (2002).
Le poesie di Elena Schwartz sono state tradotte in diciassette lingue, tra cui il giapponese e l’ebraico. Alcuni suoi versi sono apparsi anche in traduzione italiana.
La presente raccolta di racconti è la prima in lingua italiana.
Elena Schwartz ha vinto numerosi premi letterari, tra cui il premio “Andrej Belyj” (1981), “Severnaja Pal’mira” (1999) “Triumf” (2003). Nel 2001 il Fondo I. Brodskij le ha conferito un “grant”, grazie al quale ha potuto soggiornare in Italia.
Paolo Galvagni è nato a Bologna nel 1967. Nel 1991 si è laureato in Lingua e Letteratura Russa. Grazie a una borsa di studio ha frequentato corsi di russo e di ucraino presso l’Università Nazionale di Kyïv nel primo semestre del 1996. Vive nell’hinterland bolognese.
Negli ultimi anni si è recato sovente a San Pietroburgo, dove ha incontrato alcuni dei principali poeti viventi. Dal 1992 collabora con riviste e case editrici, per le quali esegue traduzioni dal russo e dall’ucraino. Tra i volumi pubblicati: Leonid Andreev, La vita di Vasilij Fivejskij(1998), La nuova poesia russa (2003), Tra i ruderi di Groznyj (2005), Elena Švarc, San Pietroburgo e l’oscurità soave (2005), Nell’orbita di Riga (2006), Vasilij Filippov, Ho sognato di volare su una nuvola (2009).
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sns.lombardia@infinito.it
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diesis@poemus.it
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