Perché?

Perché questo blog?
Per chi ama ancora la galassia Gutenberg?
Per chi ha paura dell'invasività della tecnica disumanizzante?
Per chi ritiene indispensabile ancora la cultura umanistica?

Affinché la tecnica sia davvero mezzo e non fine

martedì 3 novembre 2009

Ricordo di Alda Merini ad Avellino

.

Scuderi Editrice Centro Culturale L’Approdo

organizzano

Omaggio alla poesia di Alda Merini

Mercoledi 4 Novembre 2009 ore 19,00

Centro Culturale L’Approdo-via Matteotti,31 Avellino

Ciao Alda:

Autentica e straordinaria autrice

Interviene: Paolo Saggese

Conclude: Antonella Russoniello

Leggeranno le opere:

Emilia Bersabea Cirillo, Antonietta Gnerre e Domenico Cipriano

Alda Merini è una voce poetica che mancherà tantissimo, perché racchiuderà per sempre nei nostri cuori il ritmo martellante di una poesia civile. Una poesia straordinariamente dotata di una grande forza visionaria, di rapimenti emozionali e di sublimi immagini che ci accompagneranno per sempre nelle nostre vite. Fu un esordio esemplare quello della Merini quando Giacinto Spagnoletti diede il benvenuto a due sue poesie nell’antologia “Poesia italiana contemporanea”. Ricordiamo alcune plaquettes tra le più importanti del suo inizio: La presenza di Orfeo, 1953; Paura di Dio, 1955; Nozze romane, 1955; Tu sei Pietro, 1961. Una parola – quella di Alda- che inizierà a camminare nel tempo con molte pause, spazi infiniti, dolori acuti, ferite indelebili. La sua seconda casa per un lungo periodo diverrà il manicomio, travolgendo tutto della sua vita tranne le poesie che resteranno per sempre la porta aperte verso quel raggio di luce che si chiama vita. Una poesia divisa tra malattie e coraggio di riemergere. Nel 1982, Maria Corti curerà per la rivista “Il Cavallo di troia”, trenta nuove liriche, scritte dall’autrice negli anni più terribili. La nuova raccolta La terra santa, dell’autrice milanese uscirà successivamente per i tipi della Casa editrice Scheiwiller nel 1984, un grande ritorno che costituisce il tratto più importante della sua poetica: una lirica d’amore straordinariamente bella. L’autrice torna dal manicomio irrobustita, dotata di quella sfaccettatura poetica che caratterizzerà per sempre la sua opera. Durante questo periodo di ritorno poetico, la Merini – morto il marito Ettore Carniti- conoscerà un altro amore, il poeta tarantino Michele Pierri, i due si sposeranno trasferendosi nella città pugliese. Al rapporto con Pierro vanno ricondotte molte opere: Rime Pietrose; La gazza ladra; Vuoto d’Amore. A Taranto la Merini porterà a termine la sua prima opera in prosa e tanti sogni. Poi un nuovo ricovero nell’ospedale psichiatrico di Taranto, e nell’86 il ritorno a Milano, nella sua modesta casa sul Naviglio, in via Ripa Ticinese. Comincia da questo periodo della vita la storia di una donna che diventa un mito. Un mito fatto di stravaganze, stramberie e di tanto amore per la poesia. Liriche che diventeranno il testamento di una grande autrice, ricca di passionalità e di slanci artistici pagati duramente. Ricordiamo di seguito le opere: Ballate non pagate; La volpe e il sipario; Superba è la notte. Un grande amore per la vita permane in tutte le opere perché Merini amava definirsi così:” Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita, e la vita è spesso un inferno. Per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”. (A.Gnerre)


Nessun commento: