"La Patria di un uomo non è il luogo dov'è nato, ma
quello dove cessano i suoi tentativi di fuggire".
(Nagib Mahfuz)
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Lo scrittore egiziano premio Nobel NAGIB MAHFUZ (1911-2006) |
Per fortuna c'è chi non ha bisogno di fuggire. Ma tanti
italiani sono dovuti fuggire e stanno fuggendo. Cercano anche loro altre patrie
altrove, o una vera patria. Che può essere anche quella in
cui siamo nati, se "ci accoglie" e non ci respinge, noi
"nativi". Io, come Maalouf - mi si perdoni di citare un grande autore
arabo - preferisco parlare di Origini più che di Radici. Le radici possono
indicare immobilità anche mentale. Le origini sono come quelle di un fiume che
sorge e va arricchendosi delle tante acque di affluenti che vi confluiscono pur
sorti altrove. O, come dice un altro poeta, "sono un albero con le radici
nel cielo". O qualcun altro parla di identità multiple. Cosi, io sono
"italiano", e sono contento di esserlo - contento, non c'è bisogno
di essere fieri. E sono nato a Genova figlio di napoletani e sono tornato a
Napoli dove mi sono laureato, e poi ho insegnato in Lombardia, e poi sono tornato
in Campania, e poi mi sono sposato in Sicilia. E sono stato fidanzato con una
tedesca, una bergamasca, una calabrese e una nigeriana. E sono genovese, napoletano, lombardo,
siciliano. Ma sono anche osco, greco, latino, probabilmente ebreo e arabo e
spagnolo. Fiero di essere meticcio. Come tutti sono meticci: vogliamo fare la prova del DNA? Scriveva Dedalus di Joyce, a proposito della propria
patria: Dublino, Irlanda, Europa, Terra, Via Lattea. Siamo tutti figli delle
stelle, e del caso. E Mahfuz è scrittore della mia Patria, come Thomas Mann e
Annamaria Ortese.
ps. C'è un bel libro di Jenny Erpenbeck,
Voci del verbo andare (Sellerio editore), che focalizza bene questa fuga in cerca di patria, dall'Italia alla Germania e da un luogo all'altro della Germania, dei tanti migranti di oggi.