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martedì 12 maggio 2009

La "Legge Bacchelli" per Saverio Strati: appello


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Da più parti, nel mondo culturale, ci si sta mobilitando per chiedere l'applicazione dei benefici della "Legge Bacchelli" per lo  scrittore calabrese Saverio Strati. Come tanti altri, pubblichiamo anche noi il suo appello:

LETTERA di SAVERIO STRATI


Io, Saverio Strati sono nato a Sant'Agata del Bianco il 16 agosto 1924.
Finite le scuole elementari, avrei voluto continuare gli studi ma era impossibile, perché la famiglia era povera. Mio padre, muratore, non aveva un lavoro fisso e per sopravvivere coltivava la quota presa in affitto. Io mi dovetti piegare a lavorare da contadino a seguire mio padre tutte le volte che aveva lavoro del suo mestiere. Piano piano imparai a lavorare da muratore. A 18 anni lavoravo da mastro muratore e percepivo quanto mio padre ma la passione di leggere e di sapere era forte. Nel 1945, a 21 anni, mi rivolsi a mio zio d' America, fratello di mia madre, per un aiuto. Mi mandò subito dei soldi e la promessa di un aiuto mensile. Potei così dare a Catanzaro a prepararmi da esterno, prendendo lezioni da bravi professori, alla maturità classica. Fui promosso nel 1949, dopo quattro anni di studio massacrante. Mi iscrissi all'università diMessina alla facoltà di Lettere e Filosofia. Leggere e scrivere era per me vivere. Nel ‘50-‘51 cominciai a scrivere come un impazzito. Ho avuto la fortuna di seguire le lezioni su Verga del grande critico letterario Giacomo De Benedetti. Dopo due anni circa di conoscenza, gli diedi da leggere, con poca speranza di un giudizio positivo, i racconti de “La Marchesina”. Con mia sorpresa e gioia il professore ne fu affascinato. Tanto che egli stesso portò il dattiloscritto ad Alberto Mondadori della cui Casa Editrice curava Il Saggiatore. Il libro “La Marchesina” ebbe il premio opera prima Villa San Giovanni. Alla “Marchesina” seguì il primo romanzo “La Teda”, 1957; alla “Teda” seguì il romanzo “Tibi e Tascia” che ricevette a Losanna il premio internazionale Vaillon, 1960. Ho sposato una ragazza svizzera e ho vissuto in quel paese per sei anni. Da questa esperienza è nato il romanzo “Noi lazzaroni” che affronta il grave tema dell'emigrazione. Il romanzo vinse il Premio Napoli. Nel 1972 tornato in Italia la voglia di scrivere è aumentata. Ho scritto “Il nodo”, ho messo in ordine racconti, apparsi col titolo “Gente in viaggio”con i quali vinsi il premio Sila. Negli anni 1975-76 scrissi “Il Selvaggio di Santa Venere” per il quale vinsi il Supercampiello, nel 1977. A questo libro assai complesso seguirono altri romanzi e altri premi. Il romanzo “I cari parenti” ricevette il premio Città di Enna; “La conca degli aranci” vinse il premio Cirò; “L'uomo in fondo al pozzo” ebbe il premio città di Catanzaro e il premio città di Caserta. Nel 1991 la Mondadori rifiutò, non so perché, di pubblicare “Melina” già in bozza e respinse l'ultimo mio romanzo “Tutta una vita” che è rimasto inedito. Con i premi di cui ho detto e la vendita dei libri avevo risparmiato del denaro che ho usato in questi anni di silenzio e di isolamento. Ora quel denaro è finito e io, insieme a mia moglie mi trovo in una grave situazione economica. Perciò chiedo che mi sia dato un aiuto tramite il Bacchelli, come è stato dato a tanti altri. Sono vecchio e stanco per il tanto lavoro.Sono sotto cura, per via della pressione alta. Esco raramente per via che le gambe amomentimi danno segni di cedere. Nonostante questi guai porto
avanti il mio diario cominciato nel 1956. Ho inediti, fra racconti e diario, per circa 5000 pagine. La mia residenza è a Scandicci.
Saverio Strati

Post scriptum
Devo aggiungere che avendo editore alle spalle e libri da pubblicare e da ristampare, non mi sono preoccupato a organizzarmi per avere una pensione, un'assistenza nella vecchiaia. Non ho, da anni, una collaborazione a giornali o a riviste. Perciò non ho nessun reddito e quindi è da tre anni che non faccio la dichiarazione dei redditi. Faccio inoltre presente che alcuni dei miei romanzi sono tradotti in francese, in inglese, in tedesco, in bulgaro, e in slovacco e inspagnolo (Argentina). Miei racconti sono apparsi in riviste cinesi e in antologie dedicata alla narrativa contemporanea italiana: in Germania, in Olanda, in Cecoslovacchia e in Cina.

 



Saverio Strati nasce a Sant'Agata del Bianco il 16 agosto 1924. Interrompe gli studi dopo il conseguimento della licenza elementare per intraprendere il mestiere di muratore, pur continuando a coltivare la sua passione per lo studio e la lettura. Legge in questi anni le opere della cultura popolare, il Quo Vadis, i romanzi di A.Dumas, I Miserabili di Hugo. Al termine della seconda guerra mondiale, riprende finalmente gli studi interrotti a undici anni. Grazie all'aiuto finanziario di uno zio che risiedeva negli Stati Uniti, inizia a prendere lezioni private da alcuni professori del Liceo Galluppi di Catanzaro. Scopre e si appassiona alla lettura di grandi scrittori come Croce, Tolstoj, Dostoevskij, Verga. Nel 1949 consegue la licenza liceale classica e si iscrive all'Università di Messina; inizialmente, per assecondare la volontà dei genitori, segue le lezioni di Medicina, ma dopo un breve periodo passa alla facoltà di Lettere. Decisivo è l'incontro con il critico letterario Giacomo Debenedetti che in quegli anni insegnava a Messina, e del quale Strati segue le lezioni su Svevo e su Verga. Spinto da un compagno di studi, nel '53 fa leggere il proprio racconto La Marchesina a Debenedetti, che esprime immediatamente un giudizio favorevole. Incoraggiato da questo ed altri pareri autorevoli, Strati inizia a riordinare i primi racconti che andranno a formare il volume La Marchesina, e che Debenedetti stesso porterà l'anno successivo ad Alberto Mondadori, a Milano. Inizia inoltre la stesura del suo primo romanzo La Teda. Nel '53 si trasferisce a Firenze per preparare la tesi di laurea sulle riviste letterarie del primo ventennio del novecento. Compaiono i primi racconti sulle riviste Il Ponte, Paragone, e sul quotidiano Il Nuovo Corriere. Finisce di scrivere La Teda e inizia il secondo romanzo, Tibi e Tascia. Nel 1958, dopo aver sposato una ragazza svizzera conosciuta a Firenze, si trasferisce in Svizzera, dove vive fino al 1964. Qui scrive i romanzi Mani Vuote e Il Nodo e molti racconti. Dal soggiorno in Svizzera, che Strati considera come una svolta nella sua narrativa, nasce anche il romanzo Noi Lazzaroni, pubblicato nel 1972. Dal 1964 vive a Scandicci. Nel 2009 Il Quotidiano della Calabria si fa promotore della richiesta per far ottenere allo scrittore (che vive in condizioni di indigenza) i benefici della Legge Bacchelli.
vedi

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