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Perché questo blog?
Per chi ama ancora la galassia Gutenberg?
Per chi ha paura dell'invasività della tecnica disumanizzante?
Per chi ritiene indispensabile ancora la cultura umanistica?

Affinché la tecnica sia davvero mezzo e non fine

venerdì 26 marzo 2010

Napoli: Una piazza per la poesia IV edizione

.Napoli, Piazza del Plebiscito

UNA PIAZZA PER LA POESIA

IV edizione


Patrocinata dal Comune di Napoli

e dalla Facoltà di Lettere e Filosofia dell´Università Federico II


Libreria Treves, venerdì 26 e sabato 27 marzo 2010.



Venerdì 26 marzo, ore 17,30 (alla libreria Treves, per gli adulti, e alla Biblioteca Caccioppoli, per i piccoli). A cura dell´Associazione A Voce Alta.
"Leggere, leggere, leggere": scambio di libri e letture a voce alta. Tutti sono invitati a portare le loro letture preferite.
ore 18,00 Reading di poesie di Amedeo Messina e Marisa Papa Ruggiero.
ore 19,00 Mauro Mazzetti presenta "Voici la bombe!"
La nuova frontiera dell'editoria, ovvero il peer-to-peer della scrittura.
Voluttuose letture da L. R. Carrino, A. Ansuini, F. Toccafondi, F. Venerandi, C. Araldi, A. Koch e M. Mazzetti medesimo. E tutta la musica possibile in uno schioccar di dita. Al termine, distribuzione gratuita di materiali poetici.
Un godimento poetico in purezza. Non mancare

Sabato 27 marzo 2010, ore 18.00
Reading di poesia con l´intervento di Domenico Cipriano, Prisco De Vivo, Claudio Finelli, Omar Ghiani, Andrea Giampietro, Domenico Ingenito, Bianca Madeccia, Carlangelo Mauro, Rita Pacilio, Anna Maria Pugliese, Enzo Rega, Giuseppe Rotoli, Luigi Trucillo.

venerdì 12 marzo 2010

Ernesto Filoso: "L'Italia di Petrarca? Sembra quella d'oggi"

Società

L'Italia di Petrarca? Sembra quella d'oggi

Ernesto Filoso

Italia mia, benché 'l parlar sia indarno / a le piaghe mortali / che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,/piacemi almen che ' miei sospir' sian quali/spera 'l Tevero et l'Arno,/e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio.
Non crederanno mica i coltssimi Lettori del Denaro che così voglia introdursi un commento del nostro giornale.
Sono versi di un nostro connazionale che venne anche a Napoli e ne rimase sia laureato che inorridito. Da notare che era un settentrionale, così come alquanto prima di lui lo era stato Publio Marone, fino a dichiararsi napoletano anche nella morte.
Un po' antiquato, certo, il suono di linguaggio. Ma quale eleganza di parlata! Improponibile, certo, ai comunicatori di adesso.
"Italia mia", quanto affetto c'è. E il seguito del verso sembra polemico con il presente della radio, della Tv, dei giornali e dell'Internet.
Voce solitaria, da assoluto italiano. L'implicita condanna delle cose nazionali nei riferimenti ai grandi fiumi, si sarà pure notata. Eppure il Petrarca era del Trecento, per sua forza d'animo e d'ingegno (non dimentichiamo che insieme a Dante e al Boccaccio - toscano come loro ma anche mezzo napoletano - costuisce il nostro massimo emblema); Francesco dunque, in amore per Napoli e per un'astratta settentrionale o figuratamente francesina Laura, s'era sollevato per primo dal Medioevo, donde forse non siamo ancora usciti noi.
Italia mia. Sarebbe da ripeterlo cento, mille volte. Puoi andare in televisione, in radio, sulla rete: benché 'l parlar sia indarno. Piaghe mortali? Non immaginava, il Petrarca, un'Italia piagata come adesso, a clamore di scandalo ogni giorno. Il nostro re Roberto gli aveva passato in Castelnuovo la corona d'italiano insigne. A cavallo, se ne fuggì da Napoli nel vedere un giovane ammazzato per nulla da malviventi nelle parti di San Giovanni a Carbonara.
Niente di nuovo, dunque. Il cammino di gloria e disperazione continua.


da "Il Denaro (Napoli), n. 48, 11 marzo 2010

- per gentile concessione