tag:blogger.com,1999:blog-55274691092546908122024-03-21T06:59:17.759+01:00Enzo Regafilosofie letterature artiEnzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.comBlogger762125tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-22109961711155306832022-01-07T14:38:00.006+01:002022-01-08T17:47:32.750+01:00Dos Passos e Döblin: Ricordi di un lettore <p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1269" height="446" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiDh5SBMvaQdCwifCjtzVmaaJUQnNDWGl_N7ARmhPizWyZH0202-beGrgdjRCBvpvDI9mzUg20xZkJsdVlVeWmTajOqEgF1pweRwv7WRCKOnvvdYGmb4ram1_XYwGnApzABLPwJvywwWe-tLzpXrjAyBCY1pQ2FbzrAzCqL3dzIDB1FP4BgAdddB-d4=w276-h446" width="276" /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: right;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW5UN4TidUS_VHLUsmjDXHrur8i1hvx9eLUKHbn1GkfeKcQ2d4_uUiDCE4aepBX_utIaHMSMGZy77gOGLFeP5_2yIYAUn05fNElfwyuNEu3tkVXfXS70VfPZ6E4aUXcU80DPqQwtxLihQ/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="400" data-original-width="220" height="473" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiW5UN4TidUS_VHLUsmjDXHrur8i1hvx9eLUKHbn1GkfeKcQ2d4_uUiDCE4aepBX_utIaHMSMGZy77gOGLFeP5_2yIYAUn05fNElfwyuNEu3tkVXfXS70VfPZ6E4aUXcU80DPqQwtxLihQ/w261-h473/image.png" width="261" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiDh5SBMvaQdCwifCjtzVmaaJUQnNDWGl_N7ARmhPizWyZH0202-beGrgdjRCBvpvDI9mzUg20xZkJsdVlVeWmTajOqEgF1pweRwv7WRCKOnvvdYGmb4ram1_XYwGnApzABLPwJvywwWe-tLzpXrjAyBCY1pQ2FbzrAzCqL3dzIDB1FP4BgAdddB-d4=s2048" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><br /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"> <span style="font-family: georgia; font-size: large;">Sono usciti quasi negli stessi anni, "Manhattan Tranfer" nel 1925 e "Berlin Alexanderplatz" nel 1929. Due grandi città - New York e Berlino - sono le protagoniste dei due libri che per certi aspetti si somigliano: tanti punti di vista che si intrecciano, tante finestre aperte sulle due città e sulle difficoltà economiche di tanti loro abitanti; una scrittura talvolta joyciana con flussi di coscienza che attraversano le pagine. Anche se Döblin dichiarò di aver letto Joyce quando aveva già scritto un quarto del proprio libro. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: large;">A mia volta, il libro di Dos Passos lo sto leggendo solo adesso, e nulla avevo letto finora dello scrittore americano, anche se il suo nome mi inseguiva da decenni, da quando, liceale, leggevo che Pavese ne aveva tradotto qualche libro. Il libro di Döblin, invece, lo lessi in gran parte durante il soggiorno di un mese a Berlino, subito dopo la laurea, ospite di un nipote di Heinrich (e Thomas) Mann. Era il 1984 e c'era ancora il Muro. Due volte andammo a Berlino Est. La prima volta, cercando Alexander Platz, chiedemmo indicazioni a un signore "anziano" (che forse aveva semplicemente l'età che ho io adesso): "avete letto il romanzo di Döblin!", ci disse subito. Nella plumbea Berlino Est di allora, la piazza era già diversa da quella degli anni Venti del Novecento nei quali è ambientato il romanzo: non più una piazza circolare, cuore pulsante del quartiere nel quale a raggiera convergevano le artiere già vitali e intensamente vissute di allora, ma uno slargo squadrato a margine della strada, che ho poi rivisto una decina di anni fa nella Berlino post crollo del Muro. Comunque, allora, scendemmo nel metro della piazza, che era ancora quello nel quale si aggirava lo sventurato Franz Biberkopf. Inutile dire che nel frattempo, ma in tempi relativamente recenti, ho visto in Dvd tutte le puntate dello sceneggiato girato da Fassbinder: ma negli anni Settanta ne avevo già visto qualche puntata quando fu mandato in onda dalla Rai. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: large;">Ho meno da raccontare in merito al romanzo di Dos Passos. Non sono mai stato a New York. Molti anni fa, quando non avevo ancora preso un aereo e avevo anche un po' paura di volare, facevo un sogno ricorrente: mi trovavo a New York e la cosa mi sembrava stupefacente; spesso ero lì per far visita al mio amico poeta che vive nella Grande Mela insegnando Letteratura italiana in una Università statale.</span></p>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-71376564432006199252020-11-29T11:26:00.024+01:002021-03-02T22:52:43.829+01:00Ricordi di un lettore: Italo Calvino<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><blockquote style="border: none; margin: 0px 0px 0px 40px; padding: 0px;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">di ENZO<span style="text-align: center;"> REGA</span></div></blockquote><p> </p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRS8KDS5YPsgq4FeDT6eVzZHvjtqIPb7IgTl2j1FO1iRuDxdDtirXg_y4wo2gwJNhL8u_D1INaUwBhGX0E3QtD6rjtMBc_zM6gdXVGFaw9pWWJHXac-e9qpWzUB8J7Z1021awqKF9LTb4/s288/calvino+2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="175" data-original-width="288" height="325" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiRS8KDS5YPsgq4FeDT6eVzZHvjtqIPb7IgTl2j1FO1iRuDxdDtirXg_y4wo2gwJNhL8u_D1INaUwBhGX0E3QtD6rjtMBc_zM6gdXVGFaw9pWWJHXac-e9qpWzUB8J7Z1021awqKF9LTb4/w535-h325/calvino+2.jpg" width="535" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"> Italo Calvino faceva parte del mio Quintetto italiano, cioè dei primi cinque autori da "grande" a cui mi sono accostato al ginnasio: Italo Calvino, Cesare Pavese, Leonardo Sciascia, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini. Quattro di questi erano negli anni Settanta in piena attività, e si potevano seguire anche i loro interventi sui giornali del tempo. Allora, le voci degli scrittori erano importanti nel dibattito pubblico, e più autorevoli dei tanti che ora starnazzano sui social. Con Quintetto italiano (denominazione che mi è venuta solo ora per i miei scrittori preferiti del tempo) mi riferisco agli autori contemporanei. Poi c'era il Trio italiano dei classici contemporanei: Pirandello, Verga e Svevo. </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: georgia;"> Il Quintetto non esauriva gli italiani contemporanei ai cui libri mi rivolgevo, ma senza dubbio ne rappresentava allora l'avanguardia. Calvino dunque. Forse era uno dei primi che avevo conosciuto, almeno attraverso l'antologia scolastica (come d'altronde gli altri nomi). <i>Luna e Gnac</i>, racconto tratto da <i>Marcovaldo</i> (un libro del <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU3MIQeWLvXkARLRquA8tREUBP2WaQI5drzXk5js46zdOREXRD82grWSgK8Sbd2Iti4OcnGXaPIDBZttBpmsgpDmgtWY47gfPojATSD3oEXLgFIsqdyuCpFiyVBB1rViNUbNmDdN644HM/s295/marcovaldo.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="295" data-original-width="171" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhU3MIQeWLvXkARLRquA8tREUBP2WaQI5drzXk5js46zdOREXRD82grWSgK8Sbd2Iti4OcnGXaPIDBZttBpmsgpDmgtWY47gfPojATSD3oEXLgFIsqdyuCpFiyVBB1rViNUbNmDdN644HM/s0/marcovaldo.jpg" /></a></div>1963), l'avevamo letto in classe, e doveva allora coinvolgermi in chiave ecologista la vicenda di Marcovaldo e dei suoi figli ai quali era concesso di vedere dalla loro terrazza il cielo e la luna per soli venti secondi nel lampeggiamento intermittente di un'insegna pubblicitaria: di <i>Spaak-Cognac </i>erano visibili solo le ultime quattro lettere. Il libro per intero lo lessi dal 2 al 7 febbraio 1974, a metà anno di distanza dai primi di Sciascia che avevo letto (<i>Il giorno della civetta</i> e <i>Il mare colore del vino</i>) e tra i due di Pavese (<i>Lavorare stanca</i>, divorato in un giorno solo il 1° gennaio 1974, seduto in una poltrona che è a due passi dal posto in cui sto scrivendo adesso, e <i>La bella estate</i>, al quale l'hanno scorso ho finalmente dedicato un saggetto d'insieme sulla trilogia). Ma <i>Marcovaldo </i>era una vecchia amicizia: nel 1970 avevo visto lo sceneggiato con</span><span style="font-family: georgia;"> Nanni Loy trasmesso in sei puntate su Rai 2. Scorci di ricordo in bianco e nero riemergono da quelle visioni, ma non so se attribuirle allo sceneggiato o alla lettura del libro: i figli di Marcovaldo che, dovendo fare un regalo per le festività natalizie a un bambino povero come raccomandato dal loro maestro, lo fanno al figlio del capufficio molto più benestante, perché, in una visita a casa su, l'hanno trovato triste. L'altro ricordo, questo sicu</span><span style="font-family: georgia;">ramente</span><span style="font-family: georgia;"> desunto dalla lettura, riguarda uno dei personaggi che dall'alto precipita su una spiaggia, sicuro di non b</span><span><span style="font-family: georgia;">agnarsi perché il tratto di mare del lido è talmente affollato che non c'è rischio di cadere in acqua. Marcovaldo dunque non è dissociabile da Nanni Loy che lo interpreta</span><span style="font-family: georgia;">va, anche se dal 1970 a oggi non ho più visto lo sceneggiato, se non forse qualche frammento riproposto talvolta in tv (ma non ne sono sicuro). </span></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img border="0" data-original-height="454" data-original-width="641" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFbEArfdFXmJfmkovIiWN1J7X62RWcLSDbM0r4Y7r20QYtn7QMQ_uA2sfb-MqlENCdQ0rQOkFUp2AnbnT2LTaPDmWNVKqEydWeR42Opo7McaOA_DUckA8CpZmBT2eDxCVwS2S2Ge655Gs/s320/Nanni-Loy.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="320" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Nanni Loy nello sceneggiato Rai "Marcovaldo" <br />andato in onda nel 1970<br /></td></tr></tbody></table><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFbEArfdFXmJfmkovIiWN1J7X62RWcLSDbM0r4Y7r20QYtn7QMQ_uA2sfb-MqlENCdQ0rQOkFUp2AnbnT2LTaPDmWNVKqEydWeR42Opo7McaOA_DUckA8CpZmBT2eDxCVwS2S2Ge655Gs/s641/Nanni-Loy.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /><span style="font-family: georgia;"><br /></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: georgia;">Era quello dunque il primo impatto con il grado zero della scrittura di Calvino, una scrittura che rimane essenziale anche quando approda alle sperimentazioni degli anni Ottanta. E, paradossalmente, il successivo appuntamento con un libro di uno dei </span><span style="font-family: georgia;">miei scrittori preferiti - che tuttavia seguivo come personaggio pubblico - doveva arrivare solo nel novembre-dicembre 1984 con </span><i style="font-family: georgia;">Se una notte d'inverno un viaggiatore</i><span style="font-family: georgia;">, uscito in realtà già nel 1979. Ma in occasione della pubblicazione di </span><i style="font-family: georgia;">Palomar</i><span style="font-family: georgia;"> nel 1983, con l'amico Michele Ranieri avevamo acquistato uno a testa questi libri (io, </span><i style="font-family: georgia;">Se una notte</i><span style="font-family: georgia;">) per scambiarceli. Calvino era andato avvicinandosi all'OULIPO e un romanzo "telescopico" e combinatorio come </span><i style="font-family: georgia;">Se una no</i><i style="font-family: georgia;">tte </i><span style="font-family: georgia;">ne è espressione: giocato sull'invenzione di un libro rilegato male, per cui si susseguono, alternandosi, gruppi di pagine appartenenti a libri diversi, ripropone, nell'intenzione di Calvino stesso, la tecnica d'assemblaggio delle </span><i style="font-family: georgia;">Mille e una notte</i><span style="font-family: georgia;">. In fondo, la scrittura letteraria e il romanzo sono nati "sperimentali", se all'origine dello stesso romanzo borghese moderno ci sono il </span><i style="font-family: georgia;">Don Chisciotte </i><span style="font-family: georgia;">e il </span><i style="font-family: georgia;">Tristram Shandy. </i></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><i style="font-family: georgia;"><span style="font-size: medium;"><br /></span></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR-zLHV1FtjxLrOGwFiYdXVI7yE8U-n0bwk3Stj0y2tgZxOceBmqWrh3hfyeDP5rUNe9SAY8zvtUualOEgSqoic9zYJ3tuN__hsi5PRwWApqPP408ZyjDkZwgCfx3rcDvYanmpoYdCkZI/s640/se+una+notte+d%2527inverno.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-size: medium;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="402" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR-zLHV1FtjxLrOGwFiYdXVI7yE8U-n0bwk3Stj0y2tgZxOceBmqWrh3hfyeDP5rUNe9SAY8zvtUualOEgSqoic9zYJ3tuN__hsi5PRwWApqPP408ZyjDkZwgCfx3rcDvYanmpoYdCkZI/s320/se+una+notte+d%2527inverno.jpg" /></span></a></div><span style="font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-size: medium;"><span style="font-family: georgia;">Per un under 30 qual ero allora, per un giovane ventiseienne degli anni Ottanta che ancora respirava l'atmosfera della neoavanguardia, un "antiromanzo" come quello di Calvino (che andava avanti guardando indietro, se il modello erano le <i>Mille e una notte</i>) era certo lettura stimolante, come lo fu <i>Palomar</i>, letto, nonostante rientrasse nello scambio con Michele Ranieri, solo un anno dopo, tra il settembre e l'ottobre del 1985. Qui il connubio letteratura-scienza, proprio dell'OULIPO, e già sperimentato da Calvino nelle <i>Cosmicomiche</i>, la cui lettura avrei affrontato solo dopo, tornando a ritroso nella sua produzione, si ripresenta prepotentemente (nel decennio bergamasco deglianni Novanta al Teatro Dinizetti avrei visto una riduzione dalla C<i>osmicomiche, </i>rappresentazione<i> </i>di cui purtroppo ricordo poco) .Un paginone di <i>Le Monde </i>degli anni Ottanta, dedicato alla (allora) nuova filosofia italiana, accanto ai libri dei filosofi "professionisti" come Vattimo e Cacciari, cita anche <i>Palomar </i> e <i>Il nome della rosa</i> di Eco, romanzo che aveva appena cominciato la propria carriera di <i>best-seller </i>e <i>long-seller: </i>Eco, al quale si deve tra l'altro la traduzione e riscrittura degli <i>Esercizi di stile</i> di Queneau, tra i maggiori rappresentanti dell'OULIPO. I francesi, dopo aver dominato la scena filosofica europea e internazionale, s'inchinavano alla nuova filosofia italiana, lanciata "all'assalto di piccole verità" (come titolava più o meno l'articolo), tramontato il tempo </span><span style="font-family: georgia;">de</span><span style="font-family: georgia;">lle grandi narrazioni nelle quali s'era impegnata ancora la modernità che ormai cedeva il posto alla postmodernità e al postmodernismo (categorie anche queste, letteralmente, del secolo scorso). </span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: large;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDfJZCfY52WAzpVXgtJqXO0wHdXIxmbA7PtYwyM-PcmkMU8GjXTqDPOr1O7uQC1DdZYlQEvGSK0LD3qN3gvwoXGMnAKcERnl-aSKcEiotRdY_hsV2YhIs42Ex42O1C_3l17HE_Un8YIO8/s225/le+citt%25C3%25A0+invisibili.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="225" data-original-width="136" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDfJZCfY52WAzpVXgtJqXO0wHdXIxmbA7PtYwyM-PcmkMU8GjXTqDPOr1O7uQC1DdZYlQEvGSK0LD3qN3gvwoXGMnAKcERnl-aSKcEiotRdY_hsV2YhIs42Ex42O1C_3l17HE_Un8YIO8/w193-h320/le+citt%25C3%25A0+invisibili.jpg" width="193" /></a></div><br /><span style="font-family: georgia; font-size: large;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"> Paradossalmente, ci vogliono ancora alcuni anni perché io riprendessi - ormai </span><span style="font-family: georgia; font-size: large;">scomparso lo scrittore - la lettura dei suoi libri, che man mano diventerà sistematica, inseguendolo nelle ristampe Garzanti e Oscar Mondadori. Ancora Einaudi è l'edizione de </span><i style="font-family: georgia; font-size: large;">Le città invisibili</i><span style="font-family: georgia; font-size: large;">, libro del 1973 (la cui struttura a sua volta può ricordare quella delle </span><i style="font-family: georgia; font-size: large;">Mille e una notte</i><span style="font-family: georgia; font-size: large;">) che leggo nel 1988, e le cui suggestioni sono alla base dei racconti del mio libro </span><i style="font-family: georgia; font-size: large;">La linea dei passi</i><span style="font-family: georgia; font-size: large;">, che vado scrivendo tra la fine degli anni Settanta e la fine degli anni Novanta per pubblicarlo soltanto alla fine del 2019. L'osservazione che Kublai Khan fa, nel libro calviniano, a Marco Polo diventa mia nei lavori in corso del mio libro il cui sottotitolo è </span><i style="font-family: georgia; font-size: large;">Prose sulle città e il viaggio</i><span style="font-family: georgia; font-size: large;"> e nel quale compare un pezzo che è una riscrittura di un collage di passi dal libro di Calvino: se a Marco Polo viene fatto notare che tutte le città che visita e di cui parla sembrano alla fine essere tutte simili a Venezia, a me viene fatto di notare - nel mio piccolo - che con i luoghi che visito, e di cui trasfigurandoli scrivo, torno in fondo a Genova, città in cui sono nato e che costituisce la mia origine geografica (anche se il sangue è campano), origine alla quale heideggerianamente (filosofo che ora amo molto meno di allora, eppure mi ci sono laureato) si vorrebbe tornare in quanto inizio che contiene in sé non ancora declinate tutte le possibilità.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;">Al 1991, tra febbraio e marzo, risale la lettura - di seguito - della trilogia <i>I nostri antenati: Il visconte dimezzato (1952), </i>terzo libro pubblicato da Calvino, <i>Il barone rampante</i> (1957) e <i>Il visconte dimezzato</i> (1959), acquisiti nella riedizione Garzanti Anche questi credo di averli letti in simultanea con l'amico Ranieri. <i>Il barone rampante</i>, insieme a <i>Marcovaldo</i>, ha avuto la sorte di diventare anche un <i>best-seller</i> per ragazzi e nelle scuole. In un raccordo temporale, leggendo e recensendo quest'anno un libro dedicato a Nico Orengo, un ligure trapiantato in Piemonte come Calvino, e come Calvino collaboratore di Einaudi, ho saputo dell'escursione fatta da Orengo e amici nei luoghi dell'ambientazione del <i>Barone</i>, nel Ponente ligure. Equindi, da poco, ho fatto ritorno per altre strade a Calvino e al suo mondo letterario e geografico.</span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"> <a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQie9iQpaPlIHdpJvI5dONdY12cMj5dJijCjI-K6DCF-GXqwRJPAm0cuWZGKPwxexv3OAdYXyfvonPwuZ4vu2vwm8pKfK1iOdyjvuKZeodx8wX242QUb5s4v4TeMyCtfQ_KMnmvdb7eOQ/s264/calvino+5.jpg" style="font-family: "Times New Roman"; font-size: medium; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="191" data-original-width="264" height="232" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQie9iQpaPlIHdpJvI5dONdY12cMj5dJijCjI-K6DCF-GXqwRJPAm0cuWZGKPwxexv3OAdYXyfvonPwuZ4vu2vwm8pKfK1iOdyjvuKZeodx8wX242QUb5s4v4TeMyCtfQ_KMnmvdb7eOQ/w320-h232/calvino+5.jpg" width="320" /></a><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;"><span style="font-family: georgia; font-size: medium;"> - Avevo iniziato a scrivere questo ricordo qualche mese fa, o il 15 ottobre per l'anniversario della nascita avvenuta nel 1923 a Santiago de las Vegas (l'Avana), a Cuba, o il 19 settembre, anniversario invece della morte avvenuta a Siena nel 1985. (Già, a distanza di poco, la memoria non recupera con precisione il ricordo). Allora volevo scrivere di altre cose, dell'impatto delle L<i>ezioni americane</i>, uscite nel 1988. O della sua esperienza come presidente di giuria nella 38a Mostra del Cinema di Venzezia, che aveva come direttore artistico Carlo Lizzani mentre Presidente della Biennale era lo storico napoletano Giuseppe Galasso, con il quale avevo dato tre esami di storia moderna e avevo concordato una tesi poi slittata (per la chiusura dell'Archivio di Stato napoletano in conseguenza del terremoto) verso la cattedra di storia della filosofia moderna e contemporanea. In quell'edizione della Mostra erano stati premiati Margarethe von Trotta con <i>Anni di piombo</i> (Leone d'oro) e Nanni Moretti con <i>Sogni d'oro</i> (Leone d'argento) e fuori concorso erano stati proiettati <i>Da un paese lontano: Giovanni Paolo II </i>di Krzysztof Zanussi<i> </i>e <i>Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino</i> di Ulrich Edel (che anni, quegli anni!).</span><span face="sans-serif" style="background-color: white; color: #202122; font-size: 14px; text-align: left;"> </span><span style="font-family: georgia; font-size: large;"> Vi accenno soltanto, e glisso sugli altri libri calviniani letti ancora successivamente.</span></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiW-byEIaVHXPNzwuyHG7SA7sZwnVpLicE5Wj5JgeGsbwxRU_rDWgsoDZ6J9QRDXaQfOiJN10bkzkNEwiFdzmEdhWdOJzLms2PCqv4_GkdeWffLZivElLcHyGp4DwO4cXlRTDlj7Fbez4/s1000/calvino+1.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1000" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiW-byEIaVHXPNzwuyHG7SA7sZwnVpLicE5Wj5JgeGsbwxRU_rDWgsoDZ6J9QRDXaQfOiJN10bkzkNEwiFdzmEdhWdOJzLms2PCqv4_GkdeWffLZivElLcHyGp4DwO4cXlRTDlj7Fbez4/s320/calvino+1.jpg" width="320" /></a></div><br /><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSMxDZ_eFSLvpm4wS4-xL_3iPAnySs8E13F6nH3j2E903TAB_wlRc695lGlZBse9p6PuU3DbaKFp_2buU01inYuZukOj_kAYbl6TKU-gmoc4cAo2POtLe6IVN7n6JO5uQAWYq_EQs6Hlw/s304/calvino+3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="166" data-original-width="304" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSMxDZ_eFSLvpm4wS4-xL_3iPAnySs8E13F6nH3j2E903TAB_wlRc695lGlZBse9p6PuU3DbaKFp_2buU01inYuZukOj_kAYbl6TKU-gmoc4cAo2POtLe6IVN7n6JO5uQAWYq_EQs6Hlw/s0/calvino+3.jpg" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUHPDaopOZDmCgT8SylRNFc4RnUH_aIk30YWSyPiJgVWBB8YJPKJtzGFraQHmImdmfMuhxpibBkoR0-XLzzsl_EmW5Jx_dzpskdAbknQvyqYw0ZHSBJTRvUts52PYJpci7E3TIpgCNN4k/s239/calvino+4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="211" data-original-width="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjUHPDaopOZDmCgT8SylRNFc4RnUH_aIk30YWSyPiJgVWBB8YJPKJtzGFraQHmImdmfMuhxpibBkoR0-XLzzsl_EmW5Jx_dzpskdAbknQvyqYw0ZHSBJTRvUts52PYJpci7E3TIpgCNN4k/s0/calvino+4.jpg" /></a></div><br /> <p></p>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-72564837555341017882020-10-03T10:07:00.005+02:002020-10-03T10:07:28.907+02:00Leonardo Sinisgalli: industria e letteratura<div align="right"><span style="color: #333333; font-family: georgia; font-size: 85%;"><em>Commenti <blockquote></blockquote></em></span></div><div align="justify"><span style="color: #666600; font-family: georgia; font-size: 130%;">Si legge sul “Corriere della sera” di stamattina, 24 aprile 2008, che è in uscita il volume <em>L’anima meccanica. Le visite in fabbrica (1953-1957)</em>, curato da Giuseppe Lupo e Gianni Lacorazza per Avagliano editore di Cava de’ Tirreni, che raccoglie reportage scritti per la “La civiltà delle macchine” diretta dal poeta e matematico lucano Leonardo Sinisgalli e finanziato negli anni Cinquanta dalla Finmeccanica presieduta da Giuseppe Nuraghi: illuminato e ormai lontano esempio di interazione fa le due culture, quella letterario-umanistica e quella tecnico-scientifica. Vi collaboravano niente po’ po’ di meno che artisti, scrittori, intellettuali come Giorgio Caproni, Domenico Cantatore, Geno Pampaloni, Franco Fortini, Domenico Rea, Mario Mafai, Carlo Emilio Gadda, Michele Prisco, Franco Gentilizi, Libero De Libero, Giovanni Arpino, Alfonso Gatto, Giovanni Comisso, Alfonso Gatto, Giovanni Arpino, Emilio Tadini, Emilio Villa, e scusate se è poco. Nel clima della modernità – e non in quello edonistico e dispersivo della postmodernità – da un lato l’industria esercitava un’attrazione fatale sugli uomini di cultura (vedi i romanzi di Ottieri e di Volponi, sempre in quegli anni, sul mondo delle fabbriche). Dall’altro, gli stessi industriali non dimenticavano la loro provenienza umanistica e, come Pirelli e Olivetti, diventavano mecenati e tenevano a fregiarsi di un umanistico fiore all’occhiello. Gillo Dorfles, che fu amico di Sinisgalli, ricorda – e lo leggiamo sempre sul “Corriere” <span style="font-size: 20.8px;">–</span>, “che queste riviste aprivano dibattiti d’attualità, su temi come la politica, la filosofia, il design, l’architettura, la scienza – e aggiunge: – I periodici aziendali di oggi sono vacui dal punto di vista culturale, pubblicitari o informativi” quali sono diventate.
Sinisgalli riusciva a coniugare la trasfigurazione mitica della sua Lucania rurale con l’impegno di “tecnico” nel Nord industrializzato. Ora forse la tecnica, per dirla con Heidegger, ma anche con la Scuola di Francoforte, ha svelato appieno la propria essenza e assolutizzato la propria “ragion strumentale”. Idem il capitalismo, che non si preoccupa più di essere “temperato” e risvela il suo volto aggressivo. Non è più possibile allora una “civiltà delle macchine”. Dovremo rassegnarci alla loro più brutale “inciviltà”? </span></div>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-27331229413809726692020-07-11T17:25:00.000+02:002020-07-11T17:37:51.571+02:00Conrad a Napoli: "Il Conde"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjasX3Ykf4HhTlOvgakmJpDYWwSPhj-ADl_5MBwB0-ogs_3b9dl3S0Ci9sMVFLXu-F4YMm5N3iuECkMGhycFZRVITcQTnE5W7wWLnSP1PS4rjeqnyGomBZkBzVoO_qdY5TsGn9G0MglAGk/s1600/danil_conde_-_scheda_d_d.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="201" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjasX3Ykf4HhTlOvgakmJpDYWwSPhj-ADl_5MBwB0-ogs_3b9dl3S0Ci9sMVFLXu-F4YMm5N3iuECkMGhycFZRVITcQTnE5W7wWLnSP1PS4rjeqnyGomBZkBzVoO_qdY5TsGn9G0MglAGk/s400/danil_conde_-_scheda_d_d.jpg" width="268" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Joseph Conrad, che ha girato il mondo, è stato anche a Napoli. Alla città partenopea ha dedicato un breve ma intenso racconto (Edizioni Dante & Descartes, Napoli 2019), nel quale dà conto di luci e ombre di questa contraddittoria metropoli del Sud. Il racconto muove da un incontro nel museo archeologico tra un aristocratico mitteleuropeo, cittadino dell'impero austroungarico, e il narratore nei cui panni si cela lo stesso Conrad. Si tratta di una storia vera, il cui protagonista, il Conde, appunto (ovvero "conte", con una storpiatura della parola italiana che forse vuole rendere conto della pronuncia napoletana) è in realtà polacco, come Conrad... </div>
Leggi il resto al link sottostante:<br />
<br />
<a href="https://ibalzirossi.blogspot.com/2020/07/il-conde-la-napoli-di-conrad.html?m=1">https://ibalzirossi.blogspot.com/2020/07/il-conde-la-napoli-di-conrad.html?m=1</a>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-57876109190607114042018-10-13T20:03:00.000+02:002018-10-13T23:27:59.081+02:00John Donne, Nessun uomo è un'isola<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipEjlw-yCbCdxQ3cuAobcg649rXQhh_VCXnqB_S7XfIHDRkZgFKV3JD8n3232fEl4FJ3SQ6IoiMPzB-GkhKPFTewkdI4L0Bd4_XgcRzBfOOfbU5ulmYN2EoXwE-wR5CZKdVLGPLVz7mU0/s1600/Donne+john+ritratto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="393" data-original-width="700" height="356" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipEjlw-yCbCdxQ3cuAobcg649rXQhh_VCXnqB_S7XfIHDRkZgFKV3JD8n3232fEl4FJ3SQ6IoiMPzB-GkhKPFTewkdI4L0Bd4_XgcRzBfOOfbU5ulmYN2EoXwE-wR5CZKdVLGPLVz7mU0/s640/Donne+john+ritratto.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il ritratto di John Donne riprodotto è quello eseguito da Isaac Oliver</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">No man is an Iland,<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">intire of it selfe;<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">every man is a peece of the Continent,<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">a part of the maine;<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">if a Clod bee washed away by the Sea,<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">Europe is the lesse,<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">as well as if a Promontorie were,<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">as well as if a Mannor of thy friends<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">or of thine owne were;<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">any mans death diminishes me,<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">because I am involved in Mankinde;<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">And therefore never send to know<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">for whom the bell tolls;<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">It tolls for thee.<o:p></o:p></span></span></i></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"><span style="font-size: large;">John
Donne, "Devotions upon Emergent Occasions" (1623)<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<br /></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">Nessun
uomo è un'isola, intero per se stesso;<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">Ogni
uomo è un pezzo del continente,<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">parte
della terra intera; e se una sola zolla vien portata via<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">dall'onda
del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare,<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">come
se un promontorio fosse stato al suo posto,<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">o
la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">Ogni
morte di uomo mi diminuisce perché<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">io
son parte vivente del genere umano.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">E
così non mandare<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">mai
a chiedere per chi suona la campana:<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">essa suona per te.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></div>
<div class="MsoNoSpacing">
<span lang="EN-US" style="font-family: "times new roman" , serif;"><span style="font-size: large;">[trad. it. da internet]</span></span></div>
<br />Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-59825300125880411922018-10-12T19:03:00.001+02:002018-10-13T09:03:59.642+02:00<div style="text-align: justify;">
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilpinlhShVK5VpW9-yVarkELu1iapYl1WQlknBkjW9z35hVothuN_D8Yb4NPtw69mp3abLnWBL5DJPw1iRbS6hqKeHgeQnKuLgKC6e1hDNXBRW62mtLyQUWIadzUqsXTrkDoej2qga2J4/s1600/eugenio-montale_300x200.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="200" data-original-width="300" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilpinlhShVK5VpW9-yVarkELu1iapYl1WQlknBkjW9z35hVothuN_D8Yb4NPtw69mp3abLnWBL5DJPw1iRbS6hqKeHgeQnKuLgKC6e1hDNXBRW62mtLyQUWIadzUqsXTrkDoej2qga2J4/s400/eugenio-montale_300x200.jpeg" width="400" /></a><br />
<br />
Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 - Milano, 12 settembre 191)<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghyphenhyphenWjvItVs2orgUrWjgSRI3UsCiWXGYDWGrcYxIpuqXNxl8FtZpc24tiQsXFYBoM0Iexo4tSNtPgKcJnimMkm4rmGXACvJ8TEU1hIJSNYtAqnKrsqiJGhHWyac_fQRtEZOZKtzL9FrNBg/s1600/Tavola+rotonda.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEghyphenhyphenWjvItVs2orgUrWjgSRI3UsCiWXGYDWGrcYxIpuqXNxl8FtZpc24tiQsXFYBoM0Iexo4tSNtPgKcJnimMkm4rmGXACvJ8TEU1hIJSNYtAqnKrsqiJGhHWyac_fQRtEZOZKtzL9FrNBg/s320/Tavola+rotonda.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Di Salvo/Zagarrio, <i>Tavola rotonda</i>,<br />
La Nuova Italia, III ristampa 1972</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">L'incontro con Eugenio Montale risale almeno agli anni delle medie, anche se non mi soccorre nessun ricordo diretto, a differenza degli altri due poeti della triade novecentesca, delle "tre corone" del Novecento: di Ungaretti ricordo le letture cavernose che precedevano la messa in onda delle puntate "epiche" (è il caso di dire) dello sceneggiato televisivo di Franco Rossi dedicato all'</span><i style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Odissea</i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">; di Quasimodo invece ho ben presente lo studio a memoria, alle elementari, di </span><i style="font-family: georgia, "times new roman", serif;">Milano 1943 </i><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">(con quella mano che inutilmente scava tra le macerie), e la notizia della sua morte data in un telegiornale del tempo (e poi negli anni Duemila sono stato a un Convegno ad Amalfi, dove si ricordava il malore fatale avuto proprio nella cittadina della costiera). </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Il primo ricordo che ho di Montale risale invece ad una mattina del giugno del 1974, quando, agli sgoccioli sudati della scuola, lo leggemmo in classe con i pochi compagni superstiti (gli altri avevano deciso che le vacanze erano già iniziate). Da lettore di antologie scolastiche erano andato già compulsando tutto quello che nei libri di testo si poteva trovare, lasciandomi accompagnare dalle brevi introduzioni e facendomi aiutare dalle note in calce: le antologie letterarie del ginnasio, come quelle delle medie, erano onnicomprensive e comprendevano testi più antichi e più recenti, italiani e stranieri. La nostra s'intitolava <i>Tavola rotonda</i>, e lì erano avvenuti probabilmente i miei primi incontri con il poeta di Genova. A meno che non mi ci fossi già imbattuto in antologie delle medie, ma, appunto, non ne ho più memoria. </span><br />
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Fln2RMvSYHIxrzfkLrtCXug7Vgt8GJNa_nBBF0X5x1Y7pL5l-l8hCp3ObBYFz3rruf2lQloDwLdD8GoZcY4EHkWHjjnZQhEwGJ7HYwrteUVxW9i3R9rVLLIw2QhW-9uwTfTWplOAWZY/s1600/Tavola+rotonda+Montale.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="402" data-original-width="1040" height="123" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9Fln2RMvSYHIxrzfkLrtCXug7Vgt8GJNa_nBBF0X5x1Y7pL5l-l8hCp3ObBYFz3rruf2lQloDwLdD8GoZcY4EHkWHjjnZQhEwGJ7HYwrteUVxW9i3R9rVLLIw2QhW-9uwTfTWplOAWZY/s320/Tavola+rotonda+Montale.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">dall'indice di <i>Tavola rotonda</i></td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Che Montale fosse di Genova, e legato alla Liguria, benché poi passato a Milano, lo rendeva più vicino a me, pure nato sotto la Lanterna, per poi tornare nella terra dei miei, sotto il Vesuvio. E soltanto negli anni Novanta dovevo passare, in macchina con un amico che ci ospitava nel capoluogo ligure, sotto la sua casa a Corso Dogali.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS-_xOIgX39v2RJrljp_-AoUvfM6ESfszNPfz8e-vOxALd3dvYkz629Vm4hm54z3bfufzqJbA_UDI5S4dmwSFRVBFPq8eqGnfkCPOY0Mn4d8Dwuuk9wdbQKbjzF7StEbwb7KnivvCe5yE/s1600/corso-dogali-5.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="511" data-original-width="384" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhS-_xOIgX39v2RJrljp_-AoUvfM6ESfszNPfz8e-vOxALd3dvYkz629Vm4hm54z3bfufzqJbA_UDI5S4dmwSFRVBFPq8eqGnfkCPOY0Mn4d8Dwuuk9wdbQKbjzF7StEbwb7KnivvCe5yE/s320/corso-dogali-5.jpg" width="240" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La casa di Montale a Corso Dogali, Genova</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /> Ma torniamo alle letture montaliane. La prima immersione intera in un suo libro è avvenuta al tempo del secondo liceo classico - ovvero al quarto anno delle superiori, anno scolastico 1975-76: ed è curioso come certe date, tramandatesi da un'età all'altra della nostra vita, siano ancora lì nel ricordo, a far da sentinella a certi momenti, a presidiarli, affinché tempi e luoghi della nostra epica personale non vadano smarriti. Eccomi allora leggere <i>Ossi di seppia</i> (una copia presa in prestito in biblioteca comunale), centellinando un testo alla volta, letto ad alta voce andando avanti e indietro nella stanza, intorno a quella scrivania dal ripiano verde, acquistata col padre proprio nel cuore di una Genova anni Sessanta. Leggevo e rileggevo ad alta voce, masticando le parole a volte aspre di Montale, con quelle loro giunture particolari, senza far caso allora al "correlativo oggettivo" se non per come, pur non "battezzato", suonava al mio orecchio mentre la mia bocca si riempiva di mare, limoni, ciottoli ecc (e anche di consonanze che non sapevo si chiamassero così:"abbaglia/meraviglia"/travaglio/muraglia/bottiglia"). </span><br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMx25VOQjv227IB9zlYzAZfkeDIh4XVpW8_-L3amxqTH5XRPnuZbdnYxcS97T_EzqgGRRD4-Ysq4gpLzG0TGE1D4sn-VBTgKsWdpQMhtlix4zNoU9jSDRfrWF8caFKTg4I5IHLIAyPqN8/s1600/19239335689.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="930" data-original-width="600" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMx25VOQjv227IB9zlYzAZfkeDIh4XVpW8_-L3amxqTH5XRPnuZbdnYxcS97T_EzqgGRRD4-Ysq4gpLzG0TGE1D4sn-VBTgKsWdpQMhtlix4zNoU9jSDRfrWF8caFKTg4I5IHLIAyPqN8/s320/19239335689.jpg" width="206" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Le imparavo a memoria, le poesie, anche se solo una parzialmente sarebbe dovuta sopravvivere al naufragio stesso della memoria: </span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">"Avrei voluto sentirmi scabro ed essenziale / siccome i ciottoli che tu volvi...". Proprio questa mi sarebbe toccato dire, a due voci, con Maria Luisa Spaziani - sì, proprio lei, la "volpe" di Montale - mentre un giorno negli anni Zero del Duemila l'accompagnavo alla stazione di Napoli dove l'aspettava il treno per Roma.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Ma torniamo a quella trepida lettura nella mia stanza, al mondo che mi si spalancava nella stanza, ai richiami di un mare, quello ligure, <i>mediterraneo</i>, e ai confronti che spontaneamente sorgevano al liceale tra Montale e Leopardi. Riscontri che poi dovevo ritrovare pari pari in qualche critico più avveduto di quanto fossi io allora (e di quanto sia ancor'oggi io). Degli echi che sorsero allora, voglio e posso ora ricordate solo un "parallelo" tra il montaliano muro irto di cocci e la siepe leopardiana. Facile gioco, ma vera scoperta a quell'età. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ6fCjw2bmSsh1YcraB9mL797koPOtudoNDV2bytAOizZ8PBQbsYCVf4p0L-wru-21J4J5oxGqpX4phxmFzQL9meIDcnVwKbWOi9LrcMFxgxlZIvQSUmCN2kblNhFYViotOpBzKScsTnU/s1600/images.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="159" data-original-width="318" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJ6fCjw2bmSsh1YcraB9mL797koPOtudoNDV2bytAOizZ8PBQbsYCVf4p0L-wru-21J4J5oxGqpX4phxmFzQL9meIDcnVwKbWOi9LrcMFxgxlZIvQSUmCN2kblNhFYViotOpBzKScsTnU/s1600/images.jpeg" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Maria Luisa Spaziani e Eugenio Montale</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Quella partecipata e intensa lettura - e le conversazioni con i compagni e amici di lettura di allora - furono <i>propedeutiche</i> alla attribuzione del Nobel a Montale, proprio a lui, nel 1975. Orgoglio "italico" e orgoglio personale per averlo già scoperto e amato s'intrecciavano e mescolavano tra loro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Non credo vivessimo il Nobel a Montale come risarcimento per quello dato anni prima, e contestato, a Quasimodo, perché anche quello ci pareva meritato. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM17dl4Kqdjc3NY85Mp7Axk1oI9tdgCLnNXo5fFumH9nBKA5JIS5IEuN90hmmZFKX2smazidYQdK__mIls7W8giayKbfl9dqp6NtF-n0eJZH24BUTwRDp2RbTICF4Ff7GCvnJfUEeCVoM/s1600/71949556509938.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="468" data-original-width="351" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgM17dl4Kqdjc3NY85Mp7Axk1oI9tdgCLnNXo5fFumH9nBKA5JIS5IEuN90hmmZFKX2smazidYQdK__mIls7W8giayKbfl9dqp6NtF-n0eJZH24BUTwRDp2RbTICF4Ff7GCvnJfUEeCVoM/s320/71949556509938.jpg" width="240" /></a><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Però per anni Montale ci doveva sembrare il più grande - fermo restando l'amore per Quasimodo e Ungaretti, e Pavese, e per altri nomi che andavano aggiungendosi al di là delle "tre corone". Così, mi sembrò cosa preziosa regalare a un amico per un compleanno la prima edizione nei Millenni Einaudi, del 1980, de <i>L'opera in versi </i>che raccoglieva tutto Montale. Invidioso, di lì a poco procuravo a me stesso la seconda edizione di quell'elegante volumone, credo il primo Millennio acquistato per la mia biblioteca. Al quale s'è aggiunto anche il Meridiano con tutte le poesie, e gli altri con la narrativa e gli articoli. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Il <i>mio </i> Montale.</span><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Ma il ricordo delle prime letture non sarebbe completo senza la rievocazione de <i>Il pipistrello</i>, che apre la terza parte di Farfalla di Dinard, una raccolta di narrativa di Montale del 1854. Ma ai tempi scovato in qualche antologia, ovviamente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"> Ed eccolo ora, quel pipistrello svolazzare in questa stanza, che si affaccia sulla stessa veduta di allora. Ma non apro la finestra per scacciarlo, e lo tengo qui, con i ricordi. E con Montale.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWelox_n-XiqwOyIF0u4NFF4GhNuzgdKaY4HGPNjHdMNbQaqf6MORd6HCBn4fw37S5mqbAG1XO5uRnx_jfJ164FLtaXaZou0K2TpriNRkwX3U_RN00KmJpJVJz5PF2y03C_hudNuxogh4/s1600/20170709_154214.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="391" data-original-width="400" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhWelox_n-XiqwOyIF0u4NFF4GhNuzgdKaY4HGPNjHdMNbQaqf6MORd6HCBn4fw37S5mqbAG1XO5uRnx_jfJ164FLtaXaZou0K2TpriNRkwX3U_RN00KmJpJVJz5PF2y03C_hudNuxogh4/s400/20170709_154214.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
</div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-49843125340248322112018-09-24T16:27:00.000+02:002018-09-24T16:27:31.160+02:00L'Austria sovranista "riscrive" nei libri scolastici il Risorgimento italiano<div class="mtm _4fzb" style="background-color: white; border-color: rgb(235, 237, 240); border-image: initial; border-style: solid solid none; border-width: 1px; margin-bottom: -11px; margin-top: 10px; padding: 11px;">
<div class="mtm _5pco" data-ft="{"tn":"K"}" style="margin-top: 0px;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZQUe8Ibw4vuF3BYQtSz91prd_zKJ2OCwkksnkjfubCucGohjAzuqvLC1PPRBni3b1RT-QO9QnJ1g9Lu4dvDD68WFjRA4pMw2nqpBkoy7xhbo8N3ShXRnjtAsQ5ibkCSxX5BnBY-9DM-U/s1600/mazzini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="251" data-original-width="201" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZQUe8Ibw4vuF3BYQtSz91prd_zKJ2OCwkksnkjfubCucGohjAzuqvLC1PPRBni3b1RT-QO9QnJ1g9Lu4dvDD68WFjRA4pMw2nqpBkoy7xhbo8N3ShXRnjtAsQ5ibkCSxX5BnBY-9DM-U/s400/mazzini.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="color: #1c1e21; margin-bottom: 1em; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span></div>
<div style="margin-bottom: 1em; text-align: justify;">
<span style="color: #1c1e21; font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><a href="https://www.lastampa.it/2018/09/24/esteri/laustria-di-kurz-riscrive-il-risorgimento-cavour-e-mazzini-oppressori-nazionalisti-OCdGTbrXeWeBwQSUSiUiYJ/pagina.html">https://www.lastampa.it/2018/09/24/esteri/laustria-di-kurz-riscrive-il-risorgimento-cavour-e-mazzini-oppressori-nazionalisti-OCdGTbrXeWeBwQSUSiUiYJ/pagina.html</a></span></div>
<div style="color: #1c1e21; margin-bottom: 1em; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">In pratica la destra nazionalista austriaca, che non vuole immigrati, e quindi minoranze, ed è nemica della globalizzazione (ovviamente, da destra, in chiave sovranista), accusa il risorgimento italiano di essere stato nazionalista contro lo stato cosmopolita austriaco trattando da minoranza gli austriaci occupanti. Si dimentica che al tempo il nazionalismo era quello dei popoli che cercavano l'autodeterminazione contro gli invasori stranieri (che non erano gli immigrati, ma Stati in armi). Certi nazionalismi ottocenteschi erano altra cosa rispetto ai nazionalismi fascisti novecenteschi e ai sovranismi (idem fascisti) odierni. Con la scusa di voler fare uno stato italiano i patrioti risorgimentali volevano in realtà - questa la ricostruzione - dissolvere l'Impero multinazionale austroungarico. Gli occupanti da oppressori diventano vittime. E gli oppressori sono Cavour e (sic) Mazzini. Va be' che ora in Italia va di moda, da Nord a Sud, l'odio contro Mazzini e Garibaldi. Ecco gli austriaci buoni alleati in quest'odio dunque transnazionale! Le critiche, pure legittime, alle modalità del processo unitario italiano (vedi Gramsci) assumono una coloritura delirante! Ma tant'è. Questo "va" oggi...</span></div>
<div style="color: #1c1e21; margin-bottom: 1em; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Da un punto di vista storico, poi, molte pagine del Risorgimento devono ovviamente ancora essere analizzate. Come in tutti i processi storici avranno agito diversi elementi. Gli idealisti che volevano semplicemente una "patria" per tutti gli italiani. Chi come Mazzini - ma chi lo ricorda? - univa a una questione patriottica anche una questione sociale a favore delle classi più povere. Chi vedeva l'occasione per promuovere un'espansione territoriale: i Savoia. Ma ridurre tutto il Risorgimento - e anche le motivazioni di Mazzini, Garibaldi, Pisacane - alla conquista regia sabauda è possibile? Ed è storiograficamente corretto? Condannare tutto il Risorgimento per le modalità con le quali è avvenuta l'unificazione è giusto? Coinvolgere lo stesso Cavour nel giudizio negativo per la costruzione di un Paese alla quale (costruzione) non ha potuto partecipare perché morto presto è parimenti corretto? </span></div>
<div style="color: #1c1e21; margin-bottom: 1em; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Imputare la decadenza del Meridione solo al "sacco" operato dai Piemontesi senza coinvolgere nel giudizio le stesse classi dirigenti meridionali complici è possibile?</span></div>
<div style="color: #1c1e21; margin-bottom: 1em; text-align: justify;">
<br /></div>
</div>
</div>
<div class="_3b6i _5zb3" style="background-color: white; border-bottom: 1px solid rgba(0, 0, 0, 0.1); border-image: initial; border-left: 1px solid rgba(0, 0, 0, 0.1); border-right: 1px solid rgba(0, 0, 0, 0.1); border-top: none; color: #1d2129; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 12px; margin-top: 11px; padding: 0px 11px 11px;">
<div data-ft="{"tn":"H"}" style="font-family: inherit;">
<div class="mtm" style="font-family: inherit; margin-top: 10px;">
<div class="_6m2 _1zpr clearfix _dcs _4_w4 _41u- _59ap _2bf7 _64lx _3eqz _20pq _3eqw _2rk1 _3n1j _5qqr" data-ft="{"tn":"H"}" id="u_0_11" style="background-color: #f2f3f5; border-radius: 0px; border: none; box-shadow: none; font-family: inherit; margin-bottom: -11px; margin-left: -11px; margin-right: -11px; max-width: max-content; overflow: hidden; position: relative; z-index: 0; zoom: 1;">
<div class="clearfix _2r3x" style="font-family: inherit; zoom: 1;">
<div class="lfloat _ohe" style="float: left; font-family: inherit; width: 474px;">
<span class="_3m6-" style="font-family: inherit;"><div class="_6ks" style="font-family: inherit; line-height: 0; position: relative; z-index: 1;">
<a data-lynx-mode="async" data-lynx-uri="https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.lastampa.it%2F2018%2F09%2F24%2Festeri%2Flaustria-di-kurz-riscrive-il-risorgimento-cavour-e-mazzini-oppressori-nazionalisti-OCdGTbrXeWeBwQSUSiUiYJ%2Fpagina.html&h=AT0lKWJJJal3bcUDraxkXn8h-I6I0KRbfESjUm3iSbO75fBSPDGorbaZYUIY9s13VKenq8djgs_iLvTA6R488kmptqFz9o-8h_C6NWvzWO4M-q4FfoA7FXTV7OAue03_LtNxUxz92j0ZlOeZmaKgGVz5UG7piGtW6fyf2jypY2izOw1h4fNGR70PLCuCqg0kNHKzKB-wSOtro7EpyA8r8x1ODemRmqWywjQIECVDnBajc5uojd1jHXPUxU_-5jjhtcJuQ8NT_x2ZlrlfzKPfwnShKsNzxcmE9wn3krZfPGrY1ilbN9in7zvSq8TPgzjISvhlokOv62pSCfHDEm1eWFWQe7Aex5MQy49DzkOO7mJ3BgrxiOsZflDsHcXBit6Im3Q3jG7sPncpsiC0" href="https://www.lastampa.it/2018/09/24/esteri/laustria-di-kurz-riscrive-il-risorgimento-cavour-e-mazzini-oppressori-nazionalisti-OCdGTbrXeWeBwQSUSiUiYJ/pagina.html" rel="noopener nofollow" style="color: #365899; cursor: pointer; font-family: inherit; text-decoration-line: none;" tabindex="-1" target="_blank"><div class="_6l- __c_" style="background-color: white; font-family: inherit; position: relative;">
</div>
</a></div>
</span></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
</div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-28501262361407302402018-09-22T12:23:00.002+02:002018-09-22T12:23:46.443+02:00Rapallo. Ricordo<br />
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 14.0pt;">Rapallo.</span></i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span><br />
<i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 14.0pt;"><br /></span></i>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgwMWLC-HAoC3ssAYGlWCUnl46sbCUrf7dCtnAZT3rmZbZREjv8ltdTk982EgTHeAK_Pv8nCXJUJ6yUA_WGTB3KNvTEpSC9rxmK13f8Peu-dEyWL29jMEAIREA6Oaeb2EKgV3Ik5ZP6cE/s1600/Rapallo-EF-Batty-1820-.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="604" data-original-width="1024" height="376" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgwMWLC-HAoC3ssAYGlWCUnl46sbCUrf7dCtnAZT3rmZbZREjv8ltdTk982EgTHeAK_Pv8nCXJUJ6yUA_WGTB3KNvTEpSC9rxmK13f8Peu-dEyWL29jMEAIREA6Oaeb2EKgV3Ik5ZP6cE/s640/Rapallo-EF-Batty-1820-.jpg" width="640" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">E. F. Batty, Veduta di Rapallo, 1820 (incisione in acciaio)</td></tr>
</tbody></table>
<i><span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 14.0pt;"><br /></span></i></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><span style="mso-tab-count: 1;"> </span>Fugace
puntata nelle terre natie. Ma Genova è solo sfiorata. A Rapallo ci accoglie il
sole, e, per me, già all'olfatto, e agli occhi, un’aria e una luce conosciuti.
Il ricordo delle gite domenicali dell’infanzia: da Genova a Rapallo, da Genova
a Recco, da Genova a Nervi. Un’aria sottile, una luce sul filo d’una lama.
Sottilissima ebbrezza salmastra. E, dietro il lungomare, vicoli come calli
veneziane (e c’è difatti una via Venezia). In auto, al ritorno, il solito
scoramento.<o:p></o:p></span></div>
<br />Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-41984561667758057352018-09-22T11:28:00.000+02:002018-09-22T11:28:24.495+02:00L'acqua di Parigi<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"> </span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRPlwmL_MObg9yHodN8u1fsmJ1HfINSvFdK5pvDo3XiKLGeghPnbMCO3U919FjuCP30Wz9Wm31WYnWIS-_Esh9r6hHi8vjSqxTDNYNWi0_eVIHd3aX3kbLZRA2XSxoM5FcK3LgBQyek_o/s1600/Senna+tramonto+2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="418" data-original-width="800" height="332" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRPlwmL_MObg9yHodN8u1fsmJ1HfINSvFdK5pvDo3XiKLGeghPnbMCO3U919FjuCP30Wz9Wm31WYnWIS-_Esh9r6hHi8vjSqxTDNYNWi0_eVIHd3aX3kbLZRA2XSxoM5FcK3LgBQyek_o/s640/Senna+tramonto+2.jpg" width="640" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="line-height: normal; margin-bottom: .0001pt; margin-bottom: 0cm; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none;">
<span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: 12pt;"><br /></span></div>
<span style="font-family: "Times New Roman", serif; line-height: 115%;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Times New Roman", serif; font-size: large;"> </span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; text-align: justify;">L’acqua si porta via da sé,
lentamente e inesorabilmente, con la calma che il saggio ha di fronte alla
morte, trascinandosi appresso il sole a placche, a scaglie. Un quatto e pigro
alligatore, appena stordito da un leggero pasto; già la coda scompare alla
prima svolta che un’orda gli tiene dietro nel magnifico silenzio delle auto
rombanti. Alta su tutto, la sfida verticale della Torre di metallo.</span></div>
</span><span style="font-family: "Times New Roman", serif; line-height: 115%;">Da
tempo Parigi strizzava l’occhio alle nostre stanze di adolescenti, affollate di
speranze e ingombre di libri. </span><div>
<span style="font-family: "Times New Roman", serif; line-height: 115%;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Enzo Rega, <i>Il racconto di Parigi</i>, in "ClanDestino" (1987?)</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: "Times New Roman","serif"; font-size: 12.0pt; line-height: 115%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"><br /></span></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-5465188851885958502018-09-05T20:29:00.000+02:002018-09-05T20:37:23.403+02:00NAPOLI: incontro con il poeta SOTIRIOS PASTAKAS<div style="text-align: center;">
<span style="color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif;"><span style="color: red; font-size: large;"><b style="background-color: white;"><i>Sotirios Pastakas a Napoli</i></b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif;"><span style="color: red; font-size: large;"><b style="background-color: white;">Istituto Italiano per gli Studi Filosofici</b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif;"><span style="color: red; font-size: large;"><b style="background-color: white;">martedì 18 settembre 2018 ore 18</b></span></span><br />
<span style="color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif;"><span style="color: red; font-size: large;"><b style="background-color: white;"><br /></b></span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif;"><span style="background-color: #ece9da; font-size: 12px;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHMxeJA1XfIoNlgQuJ9mKzyx5kJ5V98Ew4qJf8ipFdOcjQHKg4uFZ-8dH2PEDLnq3d-lGt8DK_9b_FV6Lb_cyyNrxF-Pk4aVlrA1VtiuGoxoUWcp6k2lqASpAV1pU3ymOJ-M2lKI0dsIk/s1600/40952075_10214456799148642_1657924785767710720_n.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="504" data-original-width="720" height="280" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHMxeJA1XfIoNlgQuJ9mKzyx5kJ5V98Ew4qJf8ipFdOcjQHKg4uFZ-8dH2PEDLnq3d-lGt8DK_9b_FV6Lb_cyyNrxF-Pk4aVlrA1VtiuGoxoUWcp6k2lqASpAV1pU3ymOJ-M2lKI0dsIk/s400/40952075_10214456799148642_1657924785767710720_n.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif;"><span style="background-color: #ece9da; font-size: 12px;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="background-color: #ece9da; color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif; text-align: justify;"><br /></span></div>
<div style="text-align: left;">
<span style="background-color: white; color: #72695d; font-family: "open sans" , sans-serif; text-align: justify;">Sotirios Pastakas è nato nel 1954 a Larissa in Tessaglia, dove è tornato a vivere due anni fa. Ha studiato medicina a Roma, dove ha trascorso alcuni degli anni più significativi per la sua formazione spirituale. Per trent’ anni ha lavorato come psichiatra ad Atene. Ha pubblicato quattordici raccolte di poesie, un monologo teatrale, un libro di saggi e traduzioni di poeti italiani (Sereni, Penna, Saba, Pasolini, Gatto). </span></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-7200084525015590392018-09-02T11:29:00.000+02:002018-09-02T11:34:20.463+02:00Cesare Pavese, da "Tra donne sole", 1949<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwAKs6Ep3EVk3GEuj6IOMiqDnuxehRMW4K5VDtE6xdK569vySEjXzjb2GZv14yuqxZMi94GUy5KqybDwkLgfraeWr2Oh32-sviD1M0woWjSK5EO780HzfBcs7K5QZGbYm24Kwj6aJIhoY/s1600/pavese+tra+donne+sole.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="225" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwAKs6Ep3EVk3GEuj6IOMiqDnuxehRMW4K5VDtE6xdK569vySEjXzjb2GZv14yuqxZMi94GUy5KqybDwkLgfraeWr2Oh32-sviD1M0woWjSK5EO780HzfBcs7K5QZGbYm24Kwj6aJIhoY/s400/pavese+tra+donne+sole.jpg" width="300" /></a></div>
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Arrivai a Torino sotto l'ultima neve di gennaio, come succede ai saltimbanchi e ai venditori di torrone. Mi ricordai ch'era carnevale vedendo sotto i portici le bancarelle e i becchi incandescenti dell'acetilene, ma non era ancor buio e camminai dalla stazione all'albergo sbirciando fuori dei portici e sopra le teste della gente. L'aria cruda mi mordeva alle gambe e, stanca com'ero, indugiavo davanti alle vetrine, lasciavo che la gente mi urtasse, e mi guardavo intorno stringendomi nella pelliccia. Pensavo che ormai le giornate s'allungavano, e che presto un po' di sole avrebbe sciolto quella fanghiglia e aperto la primavera.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
Cesare Pavese, <i>Tra donne sole</i>, 1949</div>
<br />
<br />Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-30651674902810624242018-08-25T16:30:00.001+02:002018-08-25T16:30:57.542+02:00Cesare Pavese, da "Il diavolo sulle colline", 1948<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxziW6US5Xuvby5AWErufGYiVzr7jut05fjeL_4gChjHSqI3lrlfwh9Xc4pLMEelczBCFKtRQjFocs_NqBGPTyySPah1c8558PzcAtsrt3Nh7palNoS1H-7sBJPokv0qCJjcFVbWKlLV0/s1600/IMG_20180825_121135.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="947" data-original-width="602" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxziW6US5Xuvby5AWErufGYiVzr7jut05fjeL_4gChjHSqI3lrlfwh9Xc4pLMEelczBCFKtRQjFocs_NqBGPTyySPah1c8558PzcAtsrt3Nh7palNoS1H-7sBJPokv0qCJjcFVbWKlLV0/s400/IMG_20180825_121135.png" width="253" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #353535; font-family: Merriweather, "Times New Roman", Times, serif; margin-bottom: 1em; padding: 0px;">
<em><br /></em></div>
<div style="background-color: white; color: #353535; font-family: Merriweather, "Times New Roman", Times, serif; margin-bottom: 1em; padding: 0px;">
<em><br /></em></div>
<div style="background-color: white; color: #353535; font-family: Merriweather, "Times New Roman", Times, serif; margin-bottom: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<em>“Eravamo molto giovani. Credo che in quell’ anno non dormissi mai. Ma avevo un amico che dormiva meno ancora di me, e certe mattine lo si vedeva già passeggiare davanti alla Stazione nell’ ora che arrivano e partono i primi treni.”</em></div>
<div style="background-color: white; color: #353535; font-family: Merriweather, "Times New Roman", Times, serif; margin-bottom: 1em; padding: 0px; text-align: justify;">
<em><br /></em></div>
<div style="background-color: white; color: #353535; font-family: Merriweather, "Times New Roman", Times, serif; margin-bottom: 1em; padding: 0px;">
<em> <strong> Il diavolo sulle colline- Cesare Pavese</strong></em></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-16231787484908340172018-08-23T20:04:00.002+02:002018-08-25T16:36:53.186+02:00Pavese: da "La bella estate", 1940<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAhhC2ZC5UAIiB2a76TxYFEGXX4_i3mxt_6U2xn4s_m3wR1FcCYzLd2KcytwawFTf002PcFYE4U7U5XDls3N4cF1p7ziVsJkFSagT1e_Xn-o9x_BQ8DgxxLyd-AaMRqTHFljME6mnvFNU/s1600/images.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="287" data-original-width="175" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjAhhC2ZC5UAIiB2a76TxYFEGXX4_i3mxt_6U2xn4s_m3wR1FcCYzLd2KcytwawFTf002PcFYE4U7U5XDls3N4cF1p7ziVsJkFSagT1e_Xn-o9x_BQ8DgxxLyd-AaMRqTHFljME6mnvFNU/s640/images.jpeg" width="388" /></a></div>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"><br /></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"><span style="color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;">« A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline...</span><span style="color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"> »</span></span></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<span style="background-color: white; color: #222222; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "nimbus sans l" , "arial" , "liberation sans" , sans-serif; font-size: 15.2px;"><br /></span>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-55116748732754589472018-08-10T12:46:00.000+02:002018-08-10T14:28:49.503+02:00Patria, a partire da una frase di Nagib Mahfuz<br />
<div class="MsoNormal">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000; font-size: large;">"La Patria di un uomo non è il luogo dov'è nato, ma
quello dove cessano i suoi tentativi di fuggire".</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #660000; font-size: large;">(Nagib Mahfuz)</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUghRwCnvdgn3RF7Qk0K3chZO1I9MqO5Uy58VDD1tuwHwJG8zsqk4BQGzUKoCwlu81MPjUHUNolHlsXqA0KJzjwTsB4qp9PpGistSxvE5Wc4qjab1rZ5cwRuZZXQ8TtLoESHjNvwEIcDc/s1600/mahfuz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="411" data-original-width="400" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUghRwCnvdgn3RF7Qk0K3chZO1I9MqO5Uy58VDD1tuwHwJG8zsqk4BQGzUKoCwlu81MPjUHUNolHlsXqA0KJzjwTsB4qp9PpGistSxvE5Wc4qjab1rZ5cwRuZZXQ8TtLoESHjNvwEIcDc/s400/mahfuz.jpg" width="388" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Lo scrittore egiziano premio Nobel NAGIB MAHFUZ (1911-2006)</td></tr>
</tbody></table>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per fortuna c'è chi non ha bisogno di fuggire. Ma tanti
italiani sono dovuti fuggire e stanno fuggendo. Cercano anche loro altre patrie
altrove, o una vera patria. Che può essere anche quella in
cui siamo nati, se "ci accoglie" e non ci respinge, noi
"nativi". Io, come Maalouf - mi si perdoni di citare un grande autore
arabo - preferisco parlare di Origini più che di Radici. Le radici possono
indicare immobilità anche mentale. Le origini sono come quelle di un fiume che
sorge e va arricchendosi delle tante acque di affluenti che vi confluiscono pur
sorti altrove. O, come dice un altro poeta, "sono un albero con le radici
nel cielo". O qualcun altro parla di identità multiple. Cosi, io sono
"italiano", e sono contento di esserlo - contento, non c'è bisogno
di essere fieri. E sono nato a Genova figlio di napoletani e sono tornato a
Napoli dove mi sono laureato, e poi ho insegnato in Lombardia, e poi sono tornato
in Campania, e poi mi sono sposato in Sicilia. E sono stato fidanzato con una
tedesca, una bergamasca, una calabrese e una nigeriana. E sono genovese, napoletano, lombardo,
siciliano. Ma sono anche osco, greco, latino, probabilmente ebreo e arabo e
spagnolo. Fiero di essere meticcio. Come tutti sono meticci: vogliamo fare la prova del DNA? Scriveva Dedalus di Joyce, a proposito della propria
patria: Dublino, Irlanda, Europa, Terra, Via Lattea. Siamo tutti figli delle
stelle, e del caso. E Mahfuz è scrittore della mia Patria, come Thomas Mann e
Annamaria Ortese.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;">
</div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
ps. C'è un bel libro di Jenny Erpenbeck, <i>Voci del verbo andare</i> (Sellerio editore), che focalizza bene questa fuga in cerca di patria, dall'Italia alla Germania e da un luogo all'altro della Germania, dei tanti migranti di oggi.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://sellerio.it/upload/assets/files/841,it,8932/6516-3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="Voci del verbo andare" border="0" src="https://sellerio.it/upload/assets/files/841,it,8932/6516-3.jpg" /></a></div>
<br />
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-47396173520732204162018-07-28T09:46:00.001+02:002018-07-28T09:48:49.845+02:00Pasolini: semiologia del reale<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGnPCwpM8WCLHXuga8Lo0KAlr28Gp4NEsHTGGxen2QM4CRuUW_q4BYSDiRpmQLoV-bbX1LRS3JCd3JGHzNMDuxXv2vWN4ewuZ8SOMQpn04geZlpdQtEqsmxnItrAC9EDHJLSlTj4oAUftU/s1600/Pasolini+alla+scrivania.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGnPCwpM8WCLHXuga8Lo0KAlr28Gp4NEsHTGGxen2QM4CRuUW_q4BYSDiRpmQLoV-bbX1LRS3JCd3JGHzNMDuxXv2vWN4ewuZ8SOMQpn04geZlpdQtEqsmxnItrAC9EDHJLSlTj4oAUftU/s400/Pasolini+alla+scrivania.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;"><br /></span></span>
<span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">Cominciamo da una questione apparentemente “superata”, ora che internet è ben più invasivo: l’ossessione di Pasolini contro la televisione. In un certo momento storico italiano (e non solo) è sembrata pienamente realizzata la profezia pasoliniana per la quale il </span><i style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">potere economico</i><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;"> avrebbe fatto a meno della mediazione del </span><i style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">potere politico</i><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;"> uscendo allo scoperto. Nello stesso tempo esso sarebbe stato </span><i style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">potere televisivo</i><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">, con una televisione che avrebbe svelato vieppiù il suo volto, legata al potere economico-politico e strumento d’istigazione al consumismo: il berlusconismo è stato tutto questo, con una televisione commerciale nella quale un Mike Bongiorno, sua incarnata epifania, considera che il successo di un programma non è più determinato dall’audience ma dall’aumento di vendita dei prodotti reclamizzati. La critica di Pasolini al consumismo si dispiega quando il fenomeno da noi è all’inizio: da un lato è la virtù profetica, dall’altro la capacità di “gigantografare” il proprio Paese, in una sorta di </span><i style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">blow-up</i><span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;">, anche sulla scorta di quanto ha visto nei propri viaggi americani, a New York, nel 1966 e nel 1969: uno stadio avanzato sia di quello che il “corsaro” chiama “edonismo consumistico” sia dell’uso in tal senso del mezzo televisivo. </span></span><br />
<span style="color: purple; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; text-align: justify;"><b style="background-color: white;"><span style="font-size: large;"><br /></span></b></span>
<span style="color: purple; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; font-size: 16px; text-align: justify;"><b style="background-color: white;"><span style="font-size: large;">c</span><span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">ontinua</span></b></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: purple; font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><a href="http://ibalzirossi.blogspot.com/2018/07/pasolini-semiologia-del-reale.html" style="font-family: Arial, Helvetica, sans-serif;"><b style="background-color: white;">http://ibalzirossi.blogspot.com/2018/07/pasolini-semiologia-del-reale.html</b></a></span></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-44383970351580017802018-01-13T12:57:00.000+01:002018-01-24T19:26:56.739+01:00"Il pensiero poetante. Antologia tematica di poesia e teoria": "Il mito" (2017)<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6STUjXql0uLQkPo_DtS7gOkitDwIYTl272jxFgZY-2QFWtWJNaxM-mX2YuJWWFcZB7Bu2hVKfnaccasylARMGgk0mTDGlK6vXMHYHYkLIqE2JLsCQH3eFMgzogWBdBU2L13zyjOGQxEU/s1600/Pernsiero+poetante+Mito+cop+001.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1156" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6STUjXql0uLQkPo_DtS7gOkitDwIYTl272jxFgZY-2QFWtWJNaxM-mX2YuJWWFcZB7Bu2hVKfnaccasylARMGgk0mTDGlK6vXMHYHYkLIqE2JLsCQH3eFMgzogWBdBU2L13zyjOGQxEU/s640/Pernsiero+poetante+Mito+cop+001.jpg" width="462" /></a></div>
<br />
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Dal nuovo volume monografico di "Il pensiero poetante" (Antologia tematica di poesia e teoria) dedicato a <i>Il mito </i>- a cura di Fabio Dainotti - riportiamo l'inizio della <i>Premessa </i>e l'indice:</span>
<br />
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">PREMESSA</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
</div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Mircea Eliade, proprio all’inizio del
suo <i>Il mito dell’eterno ritorno</i>
(1949), dichiara di voler analizzare le società “premoderne” o “tradizionali”,
intendendo sia il mondo che viene chiamato “primitivo” sia le antiche civiltà
di Europa, Asia e America, culture che hanno espresso nel mito le proprie
concezioni dell’essere e della realtà, incorporandovi la propria “filosofia”.
Scrive Eliade: “Evidentemente le concezioni metafisiche del mondo arcaico non
sono state sempre formulate in un linguaggio teorico, ma il simbolo, il mito,
il rito esprimono, su piani diversi e con i mezzi che sono loro propri, un
complesso sistema di affermazioni coerenti sulla realtà ultima delle cose,
sistema che può essere considerato una vera metafisica” (tr. it. Borla, Milano
2010). Svelati, i miti, rivelano la volontà di questi uomini di individuare la
propria posizione nel <i>cosmo</i>, laddove
invece, nota Eliade, l’uomo moderno occidentale, erede della tradizione
giudaico-cristiana, vuole piuttosto fare i conti con la <i>storia</i>. Ma, pur provenendo da sponde diverse, Edgar Morin, nella
sua “critica” autobiografia (<i>Autocritica</i>,
1958), dopo il predominio della ragione strumentale oggettivante (il feticcio
della “realtà oggettiva”), ribadisce come la magia, il mito, l’immaginario
facciano parte delle “strutture umane”.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Il confronto col mito è dunque, sempre e
per sempre, ineludibile.</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">INDICE</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;"><br /></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">POESIA</span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Aldo Amabile, <i>Palinodia ultima</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Aldo Amabile, <i>Davvero credevi che il mondo finisse</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Tommaso Avagliano, <i>Epitaffio per un soldato</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Donatella Bisutti, <i>Sciamano</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Corrado Calabrò, <i>Il filo di Arianna</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Giovanni Caso, <i>Nella scintilla del mito</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Antonio Filippetti, <i>Il mio mito</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Luigi Fontanella, <i>Di puro sorriso</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Luigi Fontanella, <i>In una sala d'attesa</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Gianpasquale Greco, <i>Marc'Aurelio (Kairos)</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Steven Grieco-Rathgeb, <i>Monologo di Erisychthon</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Vincenzo Guarracino, <i>Ballata delle Parche</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Giorgio Linguaglossa, <i>La città degli immortali</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , "serif"; font-size: 12.0pt;">Luigi Mazzella, <i>Il mito</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Ines Betta Montanelli, <i>Non c'è luna stanotte</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Ines Betta Montanelli, <i>I miti dell'infanzia</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Emanuele Occhipinti, <i>Nostalgia del regno di Crono</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Guido Oldani, <i>Parole vere</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Guido Oldani, <i>Il modello</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Guido Oldani, <i>Le suole</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Guido Oldani <i>L'osservatorio</i></span></div>
<div class="MsoNoSpacing" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Guido Oldani, <i>Gli uccellini</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Laura Sagliocco, <i>Linfe caste di Afrodite</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">DISEGNI</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Michelangelo Angrisani</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Corrado Calabrò</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Claudio Guariglia</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Renato Intignano</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Rosamaria Maiorino Balducci</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">PROSA</span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Corrado Calabrò, <i>Senso, realtà, mito nella poesia classica</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Marina Caracciolo, <i>Il mito di Barbablù dalla favola di Perrault a Gilles de Rais alle "Palinodie" del Novecento</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Francesco D'Episcopo, <i>Mitografie letterarie</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Carlo Di Lieto, <i>"Il teatro dei miti": l'ultimo Pirandello</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Marco Galdi, <i>Il mito di Europa</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Emerico Giachery, <i>Ungaretti e il mito</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Guido Oldani, <i>L'innominato del realismo terminale</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Enzo Rega, <i>Il mito, pensiero poetante</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;">Lorenza Rocco Carbone, <i>Dino Campana, mito e poesia</i></span><br />
<span style="font-family: "times new roman" , serif;"><br /></span>
<span style="color: #666666; font-family: "times new roman" , serif;">*</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #666666;">Genesi Editrice</span><br />
<span style="color: #666666;">via Nuoro, 3</span><br />
<span style="color: #666666;">10137 Torino</span><br />
<span style="color: #666666;">genesi@genesi.org</span><br />
<span style="color: #666666;"><br /></span>
<span style="color: #666666; font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">per informazioni e richieste</span><br />
<span style="color: #666666;"><span style="font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">fabiodainotti@libero.it</span></span><br />
<span style="color: #666666; font-family: Helvetica Neue, Arial, Helvetica, sans-serif;">enzo.rega@libero.it</span></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-59989854854090431402017-12-29T19:16:00.000+01:002018-02-02T14:42:26.482+01:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikS0q8fEky72z3-R4osI2QUVXEO4JJG5hlRSD4L_3RzwRDRxn1DKUS9oLoD-o2zccefU53Gi4bAyrU2VPGU2foPvCdUQbNnnuB513-xMeZTya9B2kLwzikkkrvvYOS4hIznVS-4YIMnCU/s1600/McEwan+foto.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="944" data-original-width="1200" height="313" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikS0q8fEky72z3-R4osI2QUVXEO4JJG5hlRSD4L_3RzwRDRxn1DKUS9oLoD-o2zccefU53Gi4bAyrU2VPGU2foPvCdUQbNnnuB513-xMeZTya9B2kLwzikkkrvvYOS4hIznVS-4YIMnCU/s400/McEwan+foto.jpg" width="400" /></a><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjcnFlPrSy97VbLmbBwo42XS1DrVZTFYFNYXNYVDZ_YMESOAt4rjF6lz7CImjvCr5kNyJT2x8lDXaEwf92gls57eF5-wzrVoL5t4LBOnZ2I7T1wGyH2mxSC6Mf6sG4wwTfPwnXd3iSfBU/s1600/mc+ewan+nel+guscio+cop..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1001" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjcnFlPrSy97VbLmbBwo42XS1DrVZTFYFNYXNYVDZ_YMESOAt4rjF6lz7CImjvCr5kNyJT2x8lDXaEwf92gls57eF5-wzrVoL5t4LBOnZ2I7T1wGyH2mxSC6Mf6sG4wwTfPwnXd3iSfBU/s320/mc+ewan+nel+guscio+cop..jpg" width="200" /></a></div>
<br />
<br />
<br />
<span style="font-size: large;">ne I balzi rossi recensione di <i>Nel guscio </i>di Ian McEwan</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;"><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; text-align: justify;">"Tutto il resto è caos" (p. 173) sentenzia al momento della nascita il protagonista 'ventriloquo' - nel senso che lo abbiamo sentiamo parlare, o perlomeno pensare, finallora dall'interno del ventre materno: </span><i style="background-color: white; color: #444444; font-family: georgia, "times new roman", serif; text-align: justify;">Nel guscio</i><span style="background-color: white; color: #444444; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; text-align: justify;">, appunto, come s'intitola questo funambolico romanzo dello scrittore inglese Ian McEwan ("Dunque eccomi qui, a testa in giù in una donna" è l'esordio a p. 3). Funambolico verbalmente, con un gesercizio di scrittura ...</span></span><br />
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: "georgia" , "times new roman" , serif; text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><br /></span></span>
<span style="background-color: white; color: #444444; text-align: justify;"><span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace; font-size: large;">continua a leggere;</span></span><br />
<i><span style="font-size: large;"> <a href="https://ibalzirossi.blogspot.it/2017/12/ian-mcewan-nel-guscio-2017.html">https://ibalzirossi.blogspot.it/2017/12/ian-mcewan-nel-guscio-2017.html</a></span></i>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-66232287031118905312017-12-28T17:35:00.001+01:002017-12-28T17:35:18.564+01:00da Ian McEwan - una citazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1muRc1hYOod9XWWAOjBOxdJMsFiM1QqjWLfsSi7t8sW4G5DBgDGREAJgjghtnH3DOHfaso_gXHAr7Eih2Bv0TchXX_XbeB75yo9WSfvfyNr5BWWo7MtsajRSbhfufL7rp95dA5HA3R3E/s1600/McEwan+foto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="944" data-original-width="1200" height="313" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj1muRc1hYOod9XWWAOjBOxdJMsFiM1QqjWLfsSi7t8sW4G5DBgDGREAJgjghtnH3DOHfaso_gXHAr7Eih2Bv0TchXX_XbeB75yo9WSfvfyNr5BWWo7MtsajRSbhfufL7rp95dA5HA3R3E/s400/McEwan+foto.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #666666; font-size: large;">Vivere confinati in un guscio di noce, vedere il mondo in due pollici di avorio, in un granello di sabbia. Perché no, quando la letteratura tutta, e l'arte, e ogni impresa umana altro non sono che puntini nell'universo del possibile? Quando l'universo stesso potrebbe rivelarsi un puntino in una moltitudine di universali reali e possibili?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #666666; font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: #666666;">Ian McEwan, <i>Nel guscio</i>, tr. it. di Susanna Basso,</span></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><span style="color: #666666;"> Einaudi 2017, p. </span>56</span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6LVVfi1fH_7yBGpEtEfAe346qx6_SRn3Ih7XGEIlT_ywpYIox5Vu6swt6d2SRLNygSAbCqT3y1UfQqKof38K6IboMbfCpFsHQ9UEt755fXAaYsn-OMsloAS8T-TSQXpV8bod6egjGFTE/s1600/mc+ewan+nel+guscio+cop..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1001" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg6LVVfi1fH_7yBGpEtEfAe346qx6_SRn3Ih7XGEIlT_ywpYIox5Vu6swt6d2SRLNygSAbCqT3y1UfQqKof38K6IboMbfCpFsHQ9UEt755fXAaYsn-OMsloAS8T-TSQXpV8bod6egjGFTE/s320/mc+ewan+nel+guscio+cop..jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-size: large;"><br /></span></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-43156312386506023072017-12-27T09:14:00.003+01:002017-12-27T20:53:39.407+01:00E. Rega sulla poesia di M. Bàino in Poetarumsilva<br />
<span style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 13px; text-align: justify;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;"><br /></span></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzAFTmBNwWunhX5ShwQNzZBaPba_NopO3WJHMvDq1K31clGX6zIXhu4x5gCC67nnIod0K2fmxAs7iLIvE7keCmmcTM9psgUIk71IEgP35j6qBKS1MKAwq4BTiXdpPlFKLhgbVegpClGlY/s1600/Baino+Prova+d%2527inchiostro+cop..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="332" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzAFTmBNwWunhX5ShwQNzZBaPba_NopO3WJHMvDq1K31clGX6zIXhu4x5gCC67nnIod0K2fmxAs7iLIvE7keCmmcTM9psgUIk71IEgP35j6qBKS1MKAwq4BTiXdpPlFKLhgbVegpClGlY/s400/Baino+Prova+d%2527inchiostro+cop..jpg" width="255" /></a></div>
<span style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 13px; text-align: justify;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;"><br /></span></span></span>
<span style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 13px; text-align: justify;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Mariano Bàino</span></span></span><span style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 13px; text-align: justify;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium;">, come scrive Andrea Cortellessa in quarta di copertina di </span></span><span style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 13px; text-align: justify;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium;"><i style="box-sizing: border-box;"><span style="box-sizing: border-box; font-weight: 700;">Prova d’inchiostro e altri sonetti</span></i></span></span><span style="background-color: #fcfcfc; box-sizing: border-box; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 13px; text-align: justify;"><span style="box-sizing: border-box; font-size: medium;">, Nino Aragno Editore, 2017, era nel Gruppo ’93 – del quale ha fatto parte, dirigendo tra l’altro la rivista “Baldus” con Biagio Cepollaro e Lello Voce –, «l’anima più colta e ludica, la più acrobatica e pure, però, la più melanconica.» Cifra quest’ultima che resta – sempre Cortellessa – caratterizzante ancora oggi.</span></span><br />
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "courier new" , "courier" , monospace;">continua a leggere</span></div>
<a href="https://poetarumsilva.com/2017/12/19/prova-dinchiostro-e-altri-sonetti-mariano-baino-enzo-rega/">https://poetarumsilva.com/2017/12/19/prova-dinchiostro-e-altri-sonetti-mariano-baino-enzo-rega/</a>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-13225986525308283322017-12-26T18:29:00.000+01:002017-12-26T19:46:48.475+01:00"La mascherata" di Moravia: Servitori e intellettuali<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZI0hH8oVzAIG69IfE6pOXnoPTcHZ-iz48fa3hhiWVnE7T-9teYrHfjgAFHIf1VOSD8MTFii1mfiCqSjk0unCu-mLmt4hTt_BxO855HnqI04bUUNN6EEo9i6NNTCGTTJPrbM1iPue6B48/s1600/moravia+la+mascherata+cop..jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="928" data-original-width="960" height="309" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjZI0hH8oVzAIG69IfE6pOXnoPTcHZ-iz48fa3hhiWVnE7T-9teYrHfjgAFHIf1VOSD8MTFii1mfiCqSjk0unCu-mLmt4hTt_BxO855HnqI04bUUNN6EEo9i6NNTCGTTJPrbM1iPue6B48/s320/moravia+la+mascherata+cop..jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #7f6000;">"Nulla da fare con i servitori," disse ansimando il Saverio mentre si arrampicavano su per l'angusta scaletta a chiocciola. E spiegò come ai servitori, a differenza dei contadini e degli operai, facesse completamente difetto la coscienza di classe. Essi erano, soggiunse, in una posizione molto simile a quella degli intellettuali. Infeudati cioè e parassiti della borghesia. Da un poeta o da uno staffiere non c'era, insomma, da aspettarsi nulla di buono: dal primo perché l'arte è sempre profondamente reazionaria e conservatrice, dal secondo perché servire vuol dire tradire. Ma in una rivoluzione si può ancora trarre qualche utilità dagli intellettuali per fare opera di propaganda; i servitori invece non soltanto sono inutili ma anche dannosi; epperò vanno stroncati senza pietà. Sono i servitori che nelle rivoluzioni disonorano la causa per cui pretendono di militare con atrocità e infami rappresaglie esercitate ai danni dei loro antichi padroni. Dai ranghi dei servitori potevano venire fuori dei carnefici, non degli apostoli. Così il Saverio si vendicava delle manopole di cui l'avevano tempestato le ragazze nella stanza da stiro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #7f6000;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="color: #7f6000;">Alberto Moravia, <i>La mascherata</i>, 1941, I edizione "I Grandi Tascabili", Bompiani 1997, pp. 114-115</span></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmZbIphf2-ifO3QMLuQm4SxtnVql__3PQBdgz_nGAOo_lpGdsFum6-gS46ev0AkvvT6CBO8hMtwG8upQkECkAB2ZyC4z1L8_iRypFfcMEBSfIafs_HQTY5wgXrLT3v32aCYUtjh7lagFs/s1600/moravia+la+mascherata+cop.+retro.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1134" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjmZbIphf2-ifO3QMLuQm4SxtnVql__3PQBdgz_nGAOo_lpGdsFum6-gS46ev0AkvvT6CBO8hMtwG8upQkECkAB2ZyC4z1L8_iRypFfcMEBSfIafs_HQTY5wgXrLT3v32aCYUtjh7lagFs/s320/moravia+la+mascherata+cop.+retro.jpg" width="226" /></a></div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-33659970986067287112017-12-24T18:07:00.001+01:002017-12-26T19:15:36.979+01:00Trilussa - Er presepio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnXpUTMOzPSMGx_RGoA2agOM6TO1jWfGgx5idP_ni-cH96tGc3GCITHAxgtFE4g-31Svl56h1_GVPiyjHVhLwIqHL2OsLhqq0pFullR_Ho9thZymrZGjOFtc4BEZvojqZgXDAkmMRIKLU/s1600/trilussa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="586" data-original-width="700" height="333" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgnXpUTMOzPSMGx_RGoA2agOM6TO1jWfGgx5idP_ni-cH96tGc3GCITHAxgtFE4g-31Svl56h1_GVPiyjHVhLwIqHL2OsLhqq0pFullR_Ho9thZymrZGjOFtc4BEZvojqZgXDAkmMRIKLU/s400/trilussa.jpg" width="400" /></a></div>
<h2 style="background-color: white; clear: both; font-family: Georgia, "Times New Roman", serif; font-style: italic; font-weight: 400; margin: 1.5em 0px 0.5em;">
</h2>
<h2 style="background-color: white; clear: both; font-family: georgia, "times new roman", serif; font-style: italic; font-weight: 400; margin: 1.5em 0px 0.5em; text-align: center;">
Er presepio</h2>
<br />
<blockquote style="background-color: white; clear: both; color: #333333; font-family: Georgia, "Times New Roman", serif; line-height: 1.4; margin: 1em 0px 0.75em; padding: 0px;">
<span style="font-size: large;">Ve ringrazio de core, brava gente,</span><br />
<span style="font-size: large;">pé 'sti presepi che me preparate,</span><br />
<span style="font-size: large;">ma che li fate a fa? Si poi v'odiate,</span><br />
<span style="font-size: large;">si de st'amore non capite gnente...</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">Pé st'amore sò nato e ce sò morto,</span><br />
<span style="font-size: large;">da secoli lo spargo dalla croce,</span><br />
<span style="font-size: large;">ma la parola mia pare 'na voce</span><br />
<span style="font-size: large;">sperduta ner deserto, senza ascolto.</span><br />
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">La gente fa er presepe e nun me sente;</span><br />
<span style="font-size: large;">cerca sempre de fallo più sfarzoso,</span><br />
<span style="font-size: large;">però cià er core freddo e indifferente</span><br />
<span style="font-size: large;">e nun capisce che senza l'amore</span><br />
<span style="font-size: large;">è cianfrusaja che nun cià valore.</span></blockquote>
<span style="font-size: large;"><br /></span>
<span style="font-size: large;">TRILUSSA</span><br />
<div class="context" style="background-color: white; color: #aaaaaa; font-family: "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 1.15em; line-height: 1.2; margin: 0.6em 0px; text-align: right;">
<div class="author" style="font-size: 1.15em; line-height: 1.2; margin-bottom: 10px;">
<br /></div>
</div>
<span style="background-color: white; color: #999999; display: inline-block; font-family: "helvetica neue" , "helvetica" , "arial" , sans-serif; font-size: 12px; height: 0px; line-height: 0; margin: 0px; opacity: 0; position: absolute; width: 0px; zoom: 1;"><a href="https://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-vernacolari/poesia-209975" style="color: #ff4070; text-decoration-line: none;">da PensieriParole <https: poesia-209975="" poesie-vernacolari="" poesie="" www.pensieriparole.it=""></https:></a></span>Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-67954225010976451092017-12-20T15:02:00.001+01:002017-12-20T15:03:40.140+01:00da Paul Auster, una citazione<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKCqGbK_0HvMkXyU_nInwW-B2ie-95qiAHWAdBNG9ckGplARhhGD-h2vIi75tyRLU6lLVgbjoJjoR81L1ZB6wrU8H8zzXIB7IaDkXpWsavaJ0_Szi7l8QpUBsC3lRRhpRRAZ7q7z679f4/s1600/paul_auster.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="442" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKCqGbK_0HvMkXyU_nInwW-B2ie-95qiAHWAdBNG9ckGplARhhGD-h2vIi75tyRLU6lLVgbjoJjoR81L1ZB6wrU8H8zzXIB7IaDkXpWsavaJ0_Szi7l8QpUBsC3lRRhpRRAZ7q7z679f4/s320/paul_auster.jpg" width="289" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #7f6000; font-size: large;">.</span><span style="color: #444444; font-size: large;">.. quando una persona è abbastanza fortunata da vivere all'interno di una storia, da vivere in un mondo immaginario, i dolori di questo mondo svaniscono. Perché fino a quando la storia continua, la realtà non esiste più.</span></div>
<span style="color: #444444;"><br /></span>
<br />
<div style="text-align: right;">
<span style="background-color: white; color: #444444;">Paul Auster, <i>Follie di Brooklin</i>, Einaudi, 2005, p. 135 (tr. it. di Massimo Bocchiola)</span></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-24125125652790202582017-12-12T18:30:00.002+01:002017-12-12T19:12:31.285+01:00LUIGI PIRANDELLO - Ricordi di un lettore<div style="text-align: justify;">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8U4wDIAOwTxVcXdAFaGSEgGSRdYUeBoi4MbTYCh6tqFAQSzTV6WLUncKjwWkW4DomGoMYQ4_agpNjoYtPwYuYpSlBjhDr3SboMjkqj1k90ncfFfkyGVGG4Sy3HJzhq7PSzqY6JxCIfMc/s1600/pirandello+foto+oscar.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="868" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8U4wDIAOwTxVcXdAFaGSEgGSRdYUeBoi4MbTYCh6tqFAQSzTV6WLUncKjwWkW4DomGoMYQ4_agpNjoYtPwYuYpSlBjhDr3SboMjkqj1k90ncfFfkyGVGG4Sy3HJzhq7PSzqY6JxCIfMc/s320/pirandello+foto+oscar.jpg" width="289" /></a><br />
<br />
Luigi Pirandello<br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="background-color: white; color: #545454; font-family: "arial" , sans-serif; text-align: left;">(</span><span style="background-color: white; color: #545454; text-align: left;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;">Girgenti, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936)</span></span></span><br />
<span style="font-size: x-small;"><span style="background-color: white; color: #545454; text-align: left;"><span style="font-family: "georgia" , "times new roman" , serif;"><br /></span></span></span>
Era l'anno scolastico 1972-73, quarta ginnasiale (ovvero, primo anno del liceo classico). Entra in classe un professore di lettere, il responsabile della Biblioteca scolastica. Regge come può un certo numero di libri, che posa sulla cattedra dopo aver salutato il collega. (Era quell'aula a piano terra, nel cortile del Comune, senza riscaldamento). Il prof. non ha il tempo di invitare a prendere in prestito un volume da leggere, che in tanti scattano e si accaparrano i pochi disponibili. Io rimango senza, ma in seconda o terza battuta posso usufruire del libro conquistato da uno dei compagni a me più vicini: un volumetto giallino della PBM, la Piccola Biblioteca Mondadori, che raccoglie <i>Vestire gli ignudi </i>(1922) e <i>L'uomo dal fiore in bocca</i> (1922) di Luigi Pirandello. Il mio primo incontro con lo scrittore siciliano, e uno dei primi libri "da grande" che leggo, tanto che non compare nemmeno nell'elenco dei "Libri letti", che inizia l'11 giugno 1973 con un libro di Sciascia.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNb9PfTfQMHkfGoBLrevjcJJI0GEKfd_KVKYJ28zPPqCO4U0GxZ08nXVnmbjP8o3kGPhUj14dl-7Xj3lB6zPmZZIUwh1N27KyKlNEmRTCRp2a7HQY-I28a4nUfhKmK7RfI1tz7A1nCytA/s1600/libri+letti+pagina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="802" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNb9PfTfQMHkfGoBLrevjcJJI0GEKfd_KVKYJ28zPPqCO4U0GxZ08nXVnmbjP8o3kGPhUj14dl-7Xj3lB6zPmZZIUwh1N27KyKlNEmRTCRp2a7HQY-I28a4nUfhKmK7RfI1tz7A1nCytA/s200/libri+letti+pagina.jpg" width="166" /></a></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Pirandello è dunque per me il capostipite dei tanti scrittori che seguiranno, e un autore centrale nella mia formazione anche se - a differenza di altri - non ne leggerò tantissimi libri, almeno non concentrati in periodi particolari. Eppure, lui e la sua concezione - il suo "relativismo" psicologico e gnoseologico - saranno per me riferimento continuo. All'esame di maturità scelgo la traccia che lo riguarda e che posso svolgere solo perchè avevo letto già suoi libri: il nostro programma di italiano non era arrivato fino a lui, e si era fermato a un altro siciano, il catanese Giovanni Verga, scelto invece da me come argomento "a piacere" per l'inizio del colloquio orale. La mia maturità - la maturità di un napoletano nato a Genova - si gioca sul terreno della Sicilia - e su quello tedesco per il colloquio di filosofia, tra Kant ed Hegel e alcuni "minori".<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFf3mXzD4KIxk9bpWsXAueVGIye6HewRYcAclDl_sp2tLq4uOzIqYMQlwxuNCgX1Nc1Qo8JaA_1Rfothb55ZY0gSC5cqYAMvArT0SVkinhblkEHlZpJyHyDGyHTUnoawjQYypDFmftM0g/s1600/best+seller+del+novecento.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFf3mXzD4KIxk9bpWsXAueVGIye6HewRYcAclDl_sp2tLq4uOzIqYMQlwxuNCgX1Nc1Qo8JaA_1Rfothb55ZY0gSC5cqYAMvArT0SVkinhblkEHlZpJyHyDGyHTUnoawjQYypDFmftM0g/s320/best+seller+del+novecento.jpg" width="240" /></a></div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma Pirandello. Forse al ginnasio ne avevamo letto comunque qualche brano antologico: non posso più affermarlo con sicurezza, forse da <i>Il fu Mattia Pascal </i>del 1904<i>. </i>Anzi, di sicuro ne avevo letto io almeno, per conto mio, un brano da questo suo più celebre romanzo grazie all'antologia del biennio <i>Best-sellers del 900 </i>(Giuseppe Galleno, Sansoni 1972), che corredava i passi con una nota introduttiva generale e per le pagine proposte. Da qui veniva dunque una mia conoscenza dell'autore. Ma ora che scrivo si arpionano i ricordi e mi pare di sentire le parole - pur non dintinguendole adesso nella mente, non cogliendone cioè il contenuto - con le quali ci commentava il brano il professore di lettere che ci avrebbe parlato di Moravia, Pavese e chissà di quant'altri. Ed ecco allora la lettura integrale del <i>Fu Mattia Pascal</i>, tra il 4 e l'11 giugno 1974. Il volume l'aveva acquistato mio padre su mia richiesta, credo insieme a <i>Il castello </i>di Kafka. Mio padre borbottava quando gli chiedevo di comprarmi dei libri, ma questa volta ne aveva presi ben due dalla lista che gli avevo dato: "costavano poco", mi aveva detto. Erano edizioni Oscar Mondadori: quei volumetti con cospicui apparati introduttivi e con una piccola antologia della critica. Da qui mi si squadernava davanti l'emblematica visione pirandelliana della realtà, questo gioco di specchi tra coscienze che si appannano tra loro nella reciproca incomunicabilità, rendendo sfuggente la comprensione stessa del mondo; la crisi dell'io; l'ipocrisia della propria recita di fronte alla naschera imposta dalle convenzioni sociali. Un connubio tra psicologia e sociologia; e - accanto a letteratura e filosofia - i nomi di queste discipline baluginavano davanti agli occhi già miopi dello studente ginnasiale. Non voglio qui ridurre a psicologismo o sociologismo il pirandellismo per non suscitare ire di pirandellisti. In quei primi anni Settanta il letterario veniva percepito attraverso il sociale o evocava rimandi al sociale. Ma non è di questo che voglio parlare ora. Senza dubbio, invece, il pirandellismo mi s'imponeva come una verità della non-verità dell'umano.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_4bxZjFN-bHeZHLCG1TaviF0fbH9cOU6Jc3vOShrlf89lWxVtK8X-1M4XrXC39T1wxpsEDlXAZI-LPV_uMJZP5ZW1kcY58bcC4EopAslyARU7w19kUgawQnIZkjmYm6_7WeAfzcCRQpY/s1600/pirandello+due+romanzi.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_4bxZjFN-bHeZHLCG1TaviF0fbH9cOU6Jc3vOShrlf89lWxVtK8X-1M4XrXC39T1wxpsEDlXAZI-LPV_uMJZP5ZW1kcY58bcC4EopAslyARU7w19kUgawQnIZkjmYm6_7WeAfzcCRQpY/s400/pirandello+due+romanzi.jpg" width="400" /></a></div>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYQl_NiryUauNYZ2KL1OsEfwk-FFh4C6RAifRwK06zccEBPEKs74kDJ8tvg2NKd2zzOJ3UE00iW1B-_UWZoAK03hdWIB5BP7s_TzSSAKdzUpDJusc12lVqWEFMrn1GIrmneFDt6HEM8iU/s1600/pirandello+la+giara+ecc..jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYQl_NiryUauNYZ2KL1OsEfwk-FFh4C6RAifRwK06zccEBPEKs74kDJ8tvg2NKd2zzOJ3UE00iW1B-_UWZoAK03hdWIB5BP7s_TzSSAKdzUpDJusc12lVqWEFMrn1GIrmneFDt6HEM8iU/s320/pirandello+la+giara+ecc..jpg" width="240" /></a> E la triade <i>Uno, nessuno e centomila </i>mi s'imponeva così ancora prima della lettura del romanzo del 1926 fatta più tardivamente, dal 27 febbraio all'11 marzo 1990, ormai da qualche anno insegnante nel Nord Italia. Mi sorprendeva allora l'andamento più saggistico-filosofico che prettamente narrativo del romanzo, più apertamente "a tesi" - tesi che appunto avevo conosciuto nell'apprendistato pirandelliano che, in quanto a lettura, aveva annoverato nel frattempo anche i tre drammi <i>Il berretto a sonagli</i>, <i>La giara </i> e <i>Il piacere dell'onestà </i>letti nel gennaio 1981, in piena università: tre testi diversi tra loro ma tutti del 1917 e raccolti in un unico Oscar Mondadori, il cui apparato introduttivo doveva dare altro materiale conoscitivo, seppure in sintesi, sullo scrittore e drammaturgo siciliano. <i>La giara</i>, di sicuro, l'ho letta anche in forma di racconto - non posso più dire se prima o dopo di quel gennaio universitario.<br />
Altri racconti, e testi teatrali, e romanzi, ho letto ancora qua e là, non più registrati, perché il mio elenco di "libri letti" si è fermato poi al 22 agosto 1994. E così non vi compaiono <i>I quaderni di Serafino Gubbio operatore</i> (1925) letti solo in questo 2017, un ritratto del nascente mondo del cinema le cui mistificazioni ben si prestano a entrare nella carne delle tematiche pirandelliane: la finzione sulla scena che poi doveva apparire realtà allo spettatore, il meccanicismo e l'artificio come di più fornito dalla tecnologia per cui la mano di Serafino che gira la manovella e il suo occhio non sono che un dispositivo ulteriore della cinepresa, tanto che alla fine si consuma un delitto vero e uno degli attori viene sbranato dalla tigre di scena, ma Serafino continua imperterrito a muovere la mano e a riprendere: anticipazione dell'attuale società delle immagini e dei <i>social</i> nella quale tanti serafini-gubbi diventano solo una mano che regge lo <i>smartphone</i> impegnato a riprendere gli accadimenti più crudi senza che ciò che avviene davanti all'obiettivo tocchi le emozioni dell'operatore.<br />
Il cinema nel romanzo in Pirandello, uno dei primi romanzi a parlare della settima arte anche se con un cipiglio critico. Ma ecco anche il teatro nel teatro in uno dei più celebri drammi, i <i>Sei personaggi in cerca d'autore</i>, la cui violenza si celebra nel confronto tra i personaggi che - nella finzione - sono i veri protagonisti saliti sulla scena a reclamare attenzione da parte del regista per la propria storia, che poi appunto rappresenteranno sé stessi perché nessuno dei veri attori si mostrerà all'altezza del compito. Teatro nel teatro, perchè, quando i sei (poi sette) personaggi irrompono sulla scena cercando il proprio autore, si stavano tenendo le prove de <i>Il giuoco delle parti</i>, titolo e dramma emblematico che diventa espressione proverbiale. C'è una sottotraccia popolare di Pirandello nella cultura contemporanea, probabilmente anche al di là dei lettori forti e degli <i>aficionados</i> veri e propri. Una fortuna popolare oltre che strettamente letteraria. Quando nell'estate 1977, dopo la maturità, mi trovai per la prima volta all'estero, per le strade di Bruxelles potei vedere manifesti che annunciavano la messa in scena di un suo testo teatrale - non ricordo più quale. Il giovane neodiplomato doveva avere un moto d'orgoglio perché quel nome nazionale - tra l'altro protagonista della proria <i>performance</i> scritta agli esami appena conclusi - veniva proposto con grande rilievo nelle strade di un altro Paese.<br />
Ma i S<i>ei personaggi </i>dicevo: inizialmente non letto, ma visto alla televisione in bianco e nero degli anni Settanta, in quella prosa del venerdì allora offerta da uno dei due canali nazionali. Forse anche qualche altro dramma pirandelliano potei vedere allora in televisione, ma vatti più a ricordare quale.<br />
Un forte impatto doveva avere anche il <i>Kaos </i>(1984) dei Taviani visto al cinema al momento della sua uscita e che proponeva sei novelle di Pirandello (due racchiuse e ricucite in un solo episodio). E solo pochi anni fa ne dovevo vedere la continuazione, quel <i>Tu ridi</i> (1998) che ha avuto meno risonanza. A ridosso di questa visione mi sono anadato a leggere, o rileggere, tutti i racconti utilizzati dai fratelli Taviani, ripescandoli nei volumi delle <i>Novelle per un anno</i>. A proposito di cinema, relativamente recente è stata la visione del film <i>Le due vite di Mattia Pascal </i> che Mario Monicelli ha tratto nel 1985 dal romanzo di Pirandello con Marcello Mastroianni nella parte di Mattia Pascal che diventa adriano Meis. Ecco, ora che digito anche il nome che Pascal assume pensando di poter inventarsi con il nome una nuova vita, mi diventa più chiaro e distinto nella mente il ricordo di quando studiammo il brano o i brani dell'opera a scuola: l'impossibilità di esistere davvero in un altro modo e in altro mondo, ridotto a fantasma senza consistenza anagrafica: Adriano Meis non può sposarsi perché non esiste, così come non esiste il Fauchelevent che vuole far sposare la figlia adottiva Cosette, perché Fauchelevent altri non è che la controfigura del Jean Valjean de <i>I miserabili </i>di Hugo. Ecco, ora ricordo - scrivendo - il momento in cui, in classe, leggiamo (qualcuno legge e altri ascoltano) della messa in scena del suicidio di Adriano Meis che lascia cappello, bastone e un biglietto sul muretto di un ponte romano. E ritornato al suo paese non pèuò neanche più riassumere la propria identità e riprendersi la moglie che ora sta con un altro. Non può che essere il <i>fu </i>Mattia Pascal che fa visita alla propria tomba.<br />
Rimane un cruccio. Quel <i>I vecchi e i giovani</i> cominciato e lasciato per strada, nonostante certe affinità con <i>L'imperio</i> di Federico De Roberto, e la politica postunitaria che mi interessavano proprio quando avevo intrapreso la lettura del libro che Pirandello aveva pubblicato nel 1913.<br />
Ma rimedierò.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQVQcgD3iH9bM7t2NDCU2wtGzUog3yC0LpTeNVDNGA8zD8BJEOimaWoZ3FPW7jieIYMvKG8Yt1fULdpau5g1xIogaXR1FKi_DYakEfn3OniIiaCljMxAsS7MOaJJX9pMPyrat1pY3muzQ/s1600/pirandello+l%2527umorismo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="770" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQVQcgD3iH9bM7t2NDCU2wtGzUog3yC0LpTeNVDNGA8zD8BJEOimaWoZ3FPW7jieIYMvKG8Yt1fULdpau5g1xIogaXR1FKi_DYakEfn3OniIiaCljMxAsS7MOaJJX9pMPyrat1pY3muzQ/s320/pirandello+l%2527umorismo.jpg" width="256" /></a></div>
Così come bisognerà rileggere <i>L'umorismo </i>del 1908. Di cui qui non parlo, perchè questo non è un saggio su Pirandello - non potrei scriverlo - (però non resisto alla tentazione di verificarne la data e segnarla), ma la rivisitazione del mio incontro, dei miei incontri con lui, con un pezzo di storia della letteratura italiana, con un frammento prismatico di realtà.<br />
Ma posso aggiungere un ulteriore ricordo, che m'era sfuggito? Seconda metà anni Ottanta, corte del castello Lancelloti di Lauro, in bassa Irpinia. Il compianto Bruno Cirino rappresenta <i>Liolà</i>, il dramma del 1916 che fa da congiunzione tra il primo teatro siciliano e la fase più matura. Un'esperienza indimenticabile, con Cirino, che però stavo dimenticando...<br />
<br />
<i>Enzo Rega</i><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYemPWl0T_uWmhq70ADhqAqSMM4VY0kEJ6QbPq3XOq1-cpE3Qik06SuIhdGE_6DngKFo1hzPB8iZyZIjWi2oxUZ-tcPCAUmbJPEWVptkUFy4NIbnpY-EAqYMoixETbdrNsJHdKGTTAbo8/s1600/pirandello+novelle+per+un+anno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYemPWl0T_uWmhq70ADhqAqSMM4VY0kEJ6QbPq3XOq1-cpE3Qik06SuIhdGE_6DngKFo1hzPB8iZyZIjWi2oxUZ-tcPCAUmbJPEWVptkUFy4NIbnpY-EAqYMoixETbdrNsJHdKGTTAbo8/s640/pirandello+novelle+per+un+anno.jpg" width="480" /></a></div>
<br /></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-9877042859865379412017-11-30T18:09:00.001+01:002017-12-02T09:14:48.104+01:00Il compleanno di Moravia. Ricordi di un lettore<div style="text-align: justify;">
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMfmtk21tjIO5EsYG1lTiAxtqy5398J7x1fYzt4WL7PXPh2Kjc-UWgxUGKrArztDPGKWR8KXd6ltx_WfiUbvCuJqpSw7h7YbHceM6WCZGJZdxvyGjoStoydCi6OTDTYzvwjDdnSd7Z5ak/s1600/moravia+ritratto.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="251" data-original-width="201" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhMfmtk21tjIO5EsYG1lTiAxtqy5398J7x1fYzt4WL7PXPh2Kjc-UWgxUGKrArztDPGKWR8KXd6ltx_WfiUbvCuJqpSw7h7YbHceM6WCZGJZdxvyGjoStoydCi6OTDTYzvwjDdnSd7Z5ak/s640/moravia+ritratto.jpg" width="512" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Alberto Moravia nel ritratto della sorella Adriana Pincherle, 1978</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
Il 28 novembre 2017 fanno centodieci anni dalla nascita di Alberto Moravia, nato Pincherle, da padre di origine ebraiche. Un compleanno un po' in sordina, anche se qua e là è uscito qualcos'altro di suo, come le lettere a Elsa Morante.<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh21b9WHB-hbO8q-sTxhf5Bvo2yH1jq2_BV2199A2g8PtmkBMKWjeIVb1VSxYvHMa2CFaxdvRu5m9azMs3LKuhVeBy14cbiFwNffKx-TuLBjo8QBceyb7oRTgMiFPweiqmpGb8_4lRnmVY/s1600/moravia+boh.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="698" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh21b9WHB-hbO8q-sTxhf5Bvo2yH1jq2_BV2199A2g8PtmkBMKWjeIVb1VSxYvHMa2CFaxdvRu5m9azMs3LKuhVeBy14cbiFwNffKx-TuLBjo8QBceyb7oRTgMiFPweiqmpGb8_4lRnmVY/s320/moravia+boh.jpg" width="232" /></a>Eppure quando di anni Moravia ne faceva settanta - per fare un esempio -, e si era nel 1977, senza dubbio lo scrittore romano era un punto di riferimento nella vita culturale, letteraria, e anche politica in senso lato, di quegli anni. Quel porsi alla confluenza di psicoanalisi - con l'importanza data alla sessualità (in quegli anni circolavano molto anche le idee di Wilhelm Reich sulla <i>Rivoluzione sessuale</i>), di marxismo (per le critiche alla società borghese) e cattolicesimo (Moravia veniva considerato anche scrittore "cattolico") intrigava chi, un ragazzo, usciva dal liceo in quel fatidico '77 (il movimento, il processo 7 aprile, il convegno a Bologna sulla repressione), per cominciare l'università, tra tumulti che in realtà andavano spegnendosi in assemblee e "occupazioni simboliche" (cioè, facoltà bloccate senza che per forza qualcuno vi rimanesse a dormire). Era il Moravia (con altri) di "Né con lo Stato né con le BR", era l'anno tra l'uscita della raccolta di racconti intitolata <i>Boh - </i>apparsa nel 1976 e che era stato il primo suo libro che io acquistassi fresco di stampa - e il romanzo <i>La vita interiore</i> del 1978, letto in prestito. I racconti di <i>Boh</i>, scritti in prima persona femminile, m'erano sembrati rigorosi benché - o proprio perché - costruiti tutti su una stessa impalcatura, con una tesi teorica iniziale e uno sviluppo narrativo nella scabra, razionalistica e anche volutamente disadorna scrittura di Moravia: quel tono infranto solo nella prosa più colorita dei <i>Racconti romani </i>(usciti nel 1954), letti poco più in là, in anni universitari, e anche de <i>La ciociara </i>(1957), della quale avevo visto prima la versione cinematografica che un grande De Sica ne aveva tratto nel 1960, con una altrettanto grande Loren, ma anche un misurato e calibrato Jean-Paul Belmond. Non avevo acquistato invece <i>Al cinema</i>, il volume del 1975 che raccoglieva 148 recensioni di film, molte delle quali ero andato leggendo - giovane liceale - sulle pagine de "L'Espresso", nella rubrica dallo stesso titolo. Il mio sguardo cinematografico s'era andato formando anche grazie a quello di Moravia, ma adesso è difficile recuperare nella memoria la trepidazione con la quale si apriva il periodico, per trovarvi la rubrica cinematografica moraviana, e non solo quella.<br />
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCHJj2HwjMc04PoIbh7x4Ki42Shf8ajGmQZlaFmKaztz01otFdIqJf_tuQS4o_T5ayioyMdv59PdFNuPQnkLcgjaQMwZTV15U1X1jADIGEHNhJzzjEu7nLfG740MXdYj-IZuVa_euCwXs/s1600/moravia+racconti+romani.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="770" data-original-width="960" height="256" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCHJj2HwjMc04PoIbh7x4Ki42Shf8ajGmQZlaFmKaztz01otFdIqJf_tuQS4o_T5ayioyMdv59PdFNuPQnkLcgjaQMwZTV15U1X1jADIGEHNhJzzjEu7nLfG740MXdYj-IZuVa_euCwXs/s320/moravia+racconti+romani.jpg" width="320" /></a> Mi sto muovendo a ridosso degli anni che vanno dalla seconda metà degli anni Settanta. Allora, un passo indietro: all'esame di maturità - tra Verga e altre cose - cito <i>Gli indifferenti </i>di Moravia affermando - ora forse sarei più cauto - che già nel 1929 anticipavano la stagione del neorealismo, anche se forse quella loro impostazione teatrale, con capitoli che si staccano come scene a teatro (e così anche per il successivo, più 'pesante' e involuto <i>Le ambizioni sbagliate </i>che ho letto solo da pochissimo) potrebbe portarci lontano dal neorealismo: ma l'attenzione per certi particolari e la critica della borghesia (ossessione moraviana) ci possono riportare nuovamente da quelle parti. Ma che importano le etichette: di sicuro era qualcosa di nuovo nella letteratura italiana. </div>
</div>
<div style="text-align: justify;">
Allora, tornando all'università - tra Mezzocannone e il Rettifilo a Napoli - va detto che anche tra noi matricole di filosofia lo scrittore romano appariva riferimento imprenscindibile pure per gli elzeviri sui quotidani: ci servivano quei suoi ragionamenti sulla realtà, quello che poi sarebbe confluito nel volume <i>Impegno controvoglia </i>del 1980, del quale l'autore stesso aveva parlato in televisione, e che io però allora non avevo acquistato. Un titolo che pure mi aveva colpito, così lontano - il titolo e l'autore - da quel <i>Passione e ideologia </i>di Pasolini: eppure i due erano amici. E come non ricordare, in una sera ventosa - almeno io rammento così la scena, e non voglio andare a verificare comodamente in un filmato sulla Rete - le parole di Moravia ai funerali di Pasolini. Anche qui cito a memoria: è stato assassinato un poeta, e nasce un solo poeta in un secolo. La televisione dicevo. Anche davanti alla telecamera, con il suo accento romano, e la voce roca ma anche un po' stridula - la ricordo ossimoricamente così - snocciolava i suoi lucidi ragionamenti che invogliavano a pensare, a continuare a pensare, oltre lui, magari anche contro di lui, o almeno diversamente da lui. Quello che voglio dire è che s'imparava un metodo. E ora - che non esistono più quelle passioni - non voglio sapere se quella passione per la sua opera e quella venerazione per l'intellettuale fossero bene o mal riposte. Oggi si gioca a smontare tanti miti - e non è neanche questione di miti, ma non so dire cosa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDGcxVGw7BCPrz101TXPkgk7ePGXn5Y16JJQ_QEUs_xsH0qV9dzFYt_yoYSTOoJMn-Qr96XibF7uXYrO-lusjzuaNzan4QrzVci36XkiL-D6sq3-t7D6loUOF7HHqjCsBuGFLP3b3gxaE/s1600/moravia+racconti+1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="720" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDGcxVGw7BCPrz101TXPkgk7ePGXn5Y16JJQ_QEUs_xsH0qV9dzFYt_yoYSTOoJMn-Qr96XibF7uXYrO-lusjzuaNzan4QrzVci36XkiL-D6sq3-t7D6loUOF7HHqjCsBuGFLP3b3gxaE/s320/moravia+racconti+1.jpg" width="240" /></a>Ma quando ho cominciato a leggere Moravia? Innanzitutto ce ne parlava al ginnasio lo stesso professore che ci parlava di Pavese, e di altri. La prima cosa sua che ho letto dovrebbe essere, al ginnasio appunto, un brano tratto da <i>Agostino</i>, il breve romanzo edipico-psicoanalitico apparso nel 1943 (il suo quarto romanzo), presentato sotto il titolo redazionale <i>Il fumo dagli occhi</i>: l'incontro al mare tra il borghese Agostino e i ragazzi del popolo. E <i>Agostino </i>è stato il secondo libro che ho letto di Moravia dopo il volume <i>Racconti </i>ripubblicato da Garzanti e letto tra il primo e il 12 dicembre 1974. Un occhio in copertina che appare al giovane lettore quello dello scrittore che scruta il mondo per metterlo poi nelle pagine che hai in mano. E in quarta di copertina una nota che presenta Moravia come il maestro anche degli allora nuovi scrittori francesi: quando nell'immediato dopoguerra Moravia torna per la prima volta in Francia - così informa la nota - Jean Paulhan l'accoglie chiedendogli "Cosa è venuto a fare qui? A trovare i suoi allievi?" La nota stessa cominciava con una citazione da Giacomo Debenedetti, allora sconosciuto al ginnasiale di provincia; "Davanti a un Moravia, inequivocabilmente nato per narrare, cade ogni preoccupazione di problemi sulla cosiddetta arte del romanzo", parole scritte recensendo una raccolta di racconti del 1937, probabilmente <i>L'imbroglio </i>che recava come sottotitolo <i>Cinque romanzi brevi</i>, in realtà piuttosto racconti lunghi ai quali era però possibile trasferire l'affermazione di Debenedetti sull'arte moraviana del romanzo. La mia edizione Garzanti del 1973 (da poco uscita al tempo della mia lettura) di questi racconti era in realtà la ristampa del volume Bompiani 1952 - che non va confuso con <i>I racconti</i> in due volumi dello stesso 1952 e vincitore allo Strega di quell'anno.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Sono dettagli che interessano solo al lettore che ricostruisce la propria storia che annovera come tappa successiva il romanzo <i>La disubbidienza</i> del 1948 che fa il paio con <i>Agostino</i> per quanto riguarda la giovane età del protagonista, qui Luca, antesignano dei futuri contestatori la cui contrapposizione al mondo degli adulti si sfoga nella distruzione del denaro; un libro letto dal 24 luglio al 6 settembte del 1975 poco dopo <i>I fratelli Karamazov</i>: e sappiamo quanto importante sia stato Dostoevslij per Moravia, precoce lettore e precocissimo scrittore (aveva solo 21 anni quanno usciva il suo primo romanzo). E poi tra il giugno e gli inizi del luglio 1976 si compiva la lettura dei racconti di <i>Boh</i>, questi acquistati all'uscita in una piccola libreria di Nola: in realtà fatta acquistare dal padre, mentre i <i>Racconti</i> erano stati personalmente scovati, per caso, in una cartolibreria di qui, di Palma Campania, in una rastrelliera che esponeva la collana de I Garzanti, spesso compulsata per trarne fuori anche <i>La paga del soldato </i>di Faulkner o <i>Figli e amanti </i>di Lawrence, ma questa nell'allora neonata collana de I grandi libri Garzanti. A seguire, di Moravia, vengono i saggi de <i>L'uomo come fine</i>, presi nella Biblioteca civica locale e letti tra fine del 1977 e inizio del 1988, ma anticipando alcuni saggi al giugno 1977, in preparazione del già menzionato esame di maturità, per il quale servirono i passaggi su Monaldo Leopardi e sui <i>Promessi sposi </i>quale romanzo ideologico da "realismo cattolico" alla stregua del "realismo socialista". Mi doveva colpire, tra le altre cose, il saggio che distingueva in qualche modo - cito a memoria - tra razionalità e ragionevolezza umana: nel caso della costruzione di una strada, la razionalità vuole che si scelga il percorso più breve tra A e B, a costo di radere al suolo case, coltivazioni o quant'altro; la ragionevolezza umana (umanista) accetta invece la deviazione che salvaguarda le cose umane.<br />
Seguiranno via via gli altri libri: <i>La vita interiore</i>, al momento della sua uscita (così esplicitamente centrato sulla questione sessuale da rasentare, per qualcuno, la pornografia), dal 15 al 18 luglio 1978, <i>Gli indifferenti</i> dal 19 al 22 luglio, i <i>Racconti romani - </i>regalo di compleanno da parte di Gerardo Santella per i miei venti anni (venti anni!) -, letti dal giorno successivo del compleanno, e cioè dal 17 agosto al 27 agosto 1978. E ancora <i>La bella vita </i>(il primo libro di racconti del 1935) in prestito, poco dopo nel settembre di quell'anno.<br />
La mia formazione moraviana era avvenuta, se poi da quell'anno salto al 1983 per la lettura di <i>1934 </i>(io lo prendo nell'edizione Euroclub). Mi piace il primo capitolo, ma mi deludono gli altri capitolo, così come gli altri libri che seguono, un Moravia minore che la critica continua a osannare parlando sempre di ennesimo capolavoro. Nel frattempo, recupero le altre opere precedenti, come <i>La noia </i>(risposta italiana a <i>La nausea </i>di Jean-Paul Sartre), e - cito a caso - <i>Il disprezzo</i>, <i>Il conformista </i>(con la visione dei relativi film) ecc.<br />
Un particolare: quando volevo riprendere a scrivere, dopo un'interruzione, sentivo il bisogno di leggere un nuovo Moravia, o riprendere Pavese.<br />
Un altro rito: nei miei viaggi da Nord a Sud, con scalo a Roma, prendevo ritualmente un libro di Moravia che non avevo ancora alla Stazione Termini, quella della sua città. Perché? Non so. Dei riti non si sa sempre - forse mai - spiegare la ragione. Il rito, si sa, comunque, rivive il mito.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbIKt4gK-4r_7qZzhlbgcOWHTz6sn9rR8rhOiwEHn3Z-4FZMgzwFqi2jA-0Ytw3MB7DnenIVdP69DSTZfVBIqG7jtTSCFxe_rCcYU4y4rAJPyCZSi29xNbevTxwPkBx6XBXE7n-EUsSD8/s1600/moravia+la+disubbidienza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="732" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbIKt4gK-4r_7qZzhlbgcOWHTz6sn9rR8rhOiwEHn3Z-4FZMgzwFqi2jA-0Ytw3MB7DnenIVdP69DSTZfVBIqG7jtTSCFxe_rCcYU4y4rAJPyCZSi29xNbevTxwPkBx6XBXE7n-EUsSD8/s320/moravia+la+disubbidienza.jpg" width="244" /></a></div>
(Mitico nel ricordo: i <i>Racconti </i>di Moravia li andavo leggendo sul balcone di casa mia, di fronte alla collina che sta dirimpetto alla casa, tra i vasi delle piante; ecco, mentre leggo, un petalo di geranio cade sulle pagine aperte del libro di Moravia).<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: right;">
<br /></div>
</div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-5527469109254690812.post-84138560372545735452017-11-28T17:46:00.000+01:002017-12-02T16:52:02.140+01:00Il Blog I BALZI ROSSI<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk4ZquOeRzHuIFskemgvMrbRdg9ZSlluuCkSD6H8zSclAOBSgUy0B2_IIU34lA1N2vIjrXZH7yLVS50icF4H28SgnlzBCkvWE5fhPTiKXXdjElJVdDjUUIHJL0xT0E6FWJOT9jbi763zk/s1600/balzi+rossi+EquideGrottaCaviglione_d0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="562" data-original-width="800" height="448" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk4ZquOeRzHuIFskemgvMrbRdg9ZSlluuCkSD6H8zSclAOBSgUy0B2_IIU34lA1N2vIjrXZH7yLVS50icF4H28SgnlzBCkvWE5fhPTiKXXdjElJVdDjUUIHJL0xT0E6FWJOT9jbi763zk/s640/balzi+rossi+EquideGrottaCaviglione_d0.jpg" width="640" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho dato vita a un nuovo Blog, <i>I balzi rossi, </i>che nelle intenzioni dovrebbe essere più mirato ad articoli e pezzi critici relativi alle arti e alle scienze umane, rispetto a questo che è un po' un calderone.Saranno mie analisi critiche, ma anche - quando se ne darà occasione - il blog ospiterà pezzi a firme diverse.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Queste sono le nuove coordinate, in riferimento al primo editoriale con cui apro questa nuova mia avventura personale online:</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<a href="https://ibalzirossi.blogspot.it/2017/11/editoriale-1-ai-balzi-rossi-una-metafora.html">https://ibalzirossi.blogspot.it/2017/11/editoriale-1-ai-balzi-rossi-una-metafora.html</a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUPkTzFdgMPAZ50avykxOWzk-IIggiffICvi75cQsUXabDFGA0Z-rQ8_1bITyi2eNJyZFiHh6icIpvRNwFdmqTkGIxRW1GmX-gfkeHzlk8A7UGqCrhbKw2NwKrj5kvKEwLwa4OCvy3Cvc/s1600/Balzi+Rossi+Le_caverne.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="195" data-original-width="260" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUPkTzFdgMPAZ50avykxOWzk-IIggiffICvi75cQsUXabDFGA0Z-rQ8_1bITyi2eNJyZFiHh6icIpvRNwFdmqTkGIxRW1GmX-gfkeHzlk8A7UGqCrhbKw2NwKrj5kvKEwLwa4OCvy3Cvc/s400/Balzi+Rossi+Le_caverne.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Enzo Regahttp://www.blogger.com/profile/01649939355489272622noreply@blogger.com6