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domenica 1 febbraio 2009

Tutte le donne di Giacomo Leopardi

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Le illusioni e la donna che non si trovaIl nuovo libro di Raffaele Urraro sulle figure femminili nella vita di Giacomo Leopardi
di ENZO REGA

Il pensiero dominante è uno dei componimenti del “ciclo di Aspasia”, che Giacomo Leopardi dedicò a Fanny Targioni Tozzetti, uno dei suoi tanti amori sfortunati. L’amore (questo è il “pensiero dominante”), sia come sentimento che come erotismo, fu uno dei tormenti più forti e inappagati del grande poeta recanatese che a esso avrebbe sacrificato cultura e arte. Su questo aspetto si concentra il nuovo libro di Raffaele Urraro, Giacomo Leopardi: le donne, gli amori pubblicato nel 2008 dall’importante casa editrice Olschki di Firenze. Non è un libro di gossip: seppure entra nel merito di questioni intime, lo fa sempre con pudore e per l’importanza che esse hanno per l’opera del poeta. Il libro di Urraro ha il merito di lumeggiare, attraverso questo angolo visuale, l’epoca nella quale Leopardi viveva: l’autore ha diviso per città le diverse sezioni, dandoci, al contempo, un resoconto del rapporto, spesso conflittuale, del giovane conte con ciascuna di esse (dall’odiata Recanati all’amata Pisa alle controverse Roma, Bologna, Firenze e Napoli), nonché un ritratto del milieu culturale e sociale nel quale egli si muoveva. Ed è allo stesso tempo, a rovescio, un ritratto (attraverso i ritratti delle donne amate o soltanto conosciute) della condizione femminile del tempo, ovviamente delle donne appartenenti a un certo ceto sociale. Molte di loro tenevano salotti letterari o scrivevano e traducevano (umile ma importantissimo compito quest’ultimo per la diffusione internazionale della cultura). Ecco così sfilare le “donne” di Leopardi: l’arcigna e bigotta madre Adelaide Antici; la complice sorella Paolina; Geltrude Cassi con la quale il diciannovenne poeta scopre il fascino della donna; Teresa Fattorini, la figlia del cocchiere che sarà immortalata come Silvia (la quale, come nota Urraro, pur restando concretamente la giovane sfortunata destinata a morte prematura, diventa però nell’idealizzazione un archetipo universale); Teresa Malvezzi, affascinante “donna di molto spirito e di molta cultura”; le Tommasini, la più giovane delle quali, la figlia Adelaide, fu la sola forse disponibile a una relazione con Leopardi che la disdegnò; Teresa Lucignani, il rapporto con la quale stava forse per diventare una volta tanto amore vero; Fanny Targioni Tozzetti, enigmatica “mangia uomini”. Tutti rapporti intensi ma la cui meta fu sempre negata, tanto che se Leopardi provò il piacere dell’amore fisico, forse fu solo a pagamento. Quella di Leopardi, come sottolinea Urraro, è dunque, detto con le parole del poeta, “una donna che non si trova”, lontana dalla realtà, frutto di illusioni da un lato, e dall’altro di volontà di autoflagellazione. Che però ci ha dato la grande poesia che sappiamo.
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In Il PappagalloQuindicinale di informazione politica e culturale dell’area vesuviana
Palma Campania (NA), n. 181, dicembre 2008

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