Perché?

Perché questo blog?
Per chi ama ancora la galassia Gutenberg?
Per chi ha paura dell'invasività della tecnica disumanizzante?
Per chi ritiene indispensabile ancora la cultura umanistica?

Affinché la tecnica sia davvero mezzo e non fine

venerdì 31 dicembre 2010

Buon anno con Gianni Rodari

***

Filastrocca di capodanno:
fammi gli auguri per tutto l’anno:
voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile;
voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera;
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco;
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente.

GIANNI RODARI


martedì 28 dicembre 2010

Sant'Anastasia (NA): appuntamenti 2011 del Circolo Letterario Anastasiano

CIRCOLO LETTERARIO ANASTASIANO

http://circololetterarioanastasiano.blogspot.com

I PROSSIMI APPUNTAMENTI:

1)

ANGELA CATERINA: “Io Pierrot”

20 / 1 / 2011

2)

SERGIO SAGGESE

“Il grido del gatto” e “Racconti azzimi”.

Relatore: Raffaele Urraro

27 / 1 / 2011

Confermato

3)

Presentazione dell’Antologia AL DI LA’ DEL LABIRINTO: Mario Fresa, Antonio Spagnuolo, Stelvio Di Spigno, Francesco Iannone, Rossella Luongo, Marisa Papa Ruggiero, Ugo Piscopo, Raffaele Urraro, Giuseppe Vetromile

10 / 2 / 2011

4)

DOMENICO CIPRIANO, presentazione del libro “Novembre”. Relatore: Armando Saveriano. Attori: Maria Grazia Colucci, Tiziana Correale, Costantino Pacilio.

Interventi musicali di Cristian Ragno

17 / 2 / 2011

Confermato

5)

Presentazione dell’Antologia “Quattro Giovin/astri”, Edizioni Kolibris di Chiara De Luca: Francesco Iannone, Anna Ruotolo, Vittorio Tovoli, Federica Volpe

24 / 2 / 2011

6)

OTTOMARZO IN VERSI, Incontro con le Poetesse del territorio in occasione della Festa delle donne (3a. edizione)

10 / 3 / 2011

7)

GIOVANNI MOSCHELLA: presentazione del libro di poesie “Oltre la frontiera”. Relatore da stabilire

17 / 3 / 2011

Confermato

8)

IL FILO DELLA MEMORIA, Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa: cerimonia di premiazione

31 / 3 / 2011

9)

FRANCESCA PICONE: presentazione del libro “Pimmicella e la Comunità”. Relatore da stabilire

14 / 4 / 2011

lunedì 27 dicembre 2010

Napoli: dibattito sulla "monnezza"



Giovedì 30 dicembre 2010, ore 16,30

Un mondo di balle

Dibattito sulla “monnezza” a Napoli

Un immane disastro ecologico ha colpito Napoli e la Campania. Pur ribadendo con forza la condanna senza appello di tutti i responsabili, gli organizzatori dell’evento non si propongono di istruire l'ennesimo processo, ma di cercare soluzioni efficaci e praticabili. Gli obiettivi primari devono essere la salute dei cittadini e la tutela del territorio, in uno spirito fortemente propositivo, come quello espresso dalla manifestazione di protesta pubblica di sabato 18 dicembre.

Relatori

Amato Lamberti

Antonio Marfella

Tommaso Sodano

Umberto Ranieri

Interventi programmati e proiezioni video

Carmine Maturo

Riduzione dei rifiuti e partecipazione attiva dei cittadini (Legambiente/Neapolis 2000)

Luigi Esposito

Amici dei rifiuti e delle discariche. Biodiversity-Watching: provocazione o proposta reale di monitoraggio ambientale? (Università Federico II)

Vincenzo Peretti

Animali domestici sentinella per monitorare la qualità dell'ambiente (Università Federico II)

Luca Stamati

La raccolta dei rifiuti (CdA Asia)

Interventi dal pubblico

I cittadini e le associazioni che vogliano porre domande nello spirito indicato nella premessa sono pregati di inviare una e-mail di partecipazione a

libreriatreves@gmail.com

Libreria Treves

piazza del Plebiscito 11-12, Napoli

0817640858


sabato 25 dicembre 2010

auguri cattocomunisti


****
auguri cattocomunisti
(come si sarebbe detto una volta)
(nel senso che la frase di Carletto Marx
potrebbe benissimo essere considerata cristiana)

giovedì 23 dicembre 2010

a Milano Tettamanzi dai Rom

Repubblica Milano




L'EVENTO

Milano, Tettamanzi in visita al campo rom
"Prego perché il Triboniano non ci sia più"

La storica visita del cardinale in uno dei luoghi simboli dell'emergenza immigrazione in città
"Io Io dico che tutti quanti, nessuno escluso, possiamo e dobbiamo fare qualche passo in più"

L'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha visitato il quartiere in cui sorge il campo rom di via Triboniano e ha incontrato gli abitanti della zona. "Io in questo momento dico una preghiera per voi abitanti di questo quartiere - ha detto il cardinale - perché non venga meno la speranza e perché si possa arrivare al miracolo che il campo del Triboniano non ci sia più a Milano, ma una realtà più umana e umanizzante".


Una signora residente nel quartiere ha poi letto una lettera per ringraziare l'arcivescovo di Milano per la visita. Il cardinale si è poi recato in visita, la prima di un cardinale in un campo rom. "Io dico che tutti quanti, nessuno escluso, possiamo e dobbiamo fare qualche passo in più", ha risposto Tettamanzi alle domande di giornalisti che gli chiedevano se Milano e la politica stiano facendo abbastanza per l'integrazione.

Arrivato nell'insediamento, Tettamanzi è stato accolto da una comunità entusiasta che ha più volte applaudito alle sue parole e suonato violini per lui. L'arcivescovo si è rivolto alle famiglie assicurando loro di essere sempre presente: "Io vengo quasi tutti i giorni - ha detto - perché quando non mi vedete, voi vedete don Massimo (Mapelli) e don Virginio (Colmegna). Loro vengono anche a nome mio e di tutti gli italiani che vi vogliono bene. E proprio perché vi vogliono bene - ha proseguito - sanno che tutti quanti insieme dobbiamo camminare rispettandoci, amandoci a vicenda e aiutandoci. Noi adulti dobbiamo voler bene ai nostri bambini, ma dobbiamo voler bene a tutti, alla nostra società e quindi impegnarci insieme a rispettare la legge e i diritti e compiere il nostro cammino faticoso, lungo, ma possibile. Noi abbiamo tanta speranza e vogliamo impegnarci insieme ad avere una casa". Ai più piccoli, invece, ha espresso l'augurio di poter andare a scuola perché, ha spiegato, "vi renda capaci di affrontare il domani come tutti gli altri".

In contemporanea il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, ha deciso di portare gli auguri di Natale ai residenti del quartiere Rubattino, dove qualche mese fa è stato sgomberato un grande accampamento nomade abusivo. "Farò gli auguri natalizi - ha spiegato De Corato - e ringrazierò i cittadini per la pazienza che hanno avuto nel sopportare l'abusivismo dei nomadi".

(23 dicembre 2010)



mercoledì 22 dicembre 2010

CineVideoPassione: Betty Boop. la diva sexy dei cartoons

CineVideoPassione: Betty Boop. la diva sexy dei cartoons: "Incredibile personaggio d'animazione degli anni Trenta, Betty Boop, si ispira a una cantante statunitense in carne e ossa, famosa negli anni..."

Ariano Irpino: presentazione di "Novembre" di Domenico Cipriano



La Biblioteca Comunale “P.S. Mancini”, in collaborazione con la FIDAPA di Ariano Irpino e la Libreria GUIDA di Raimondo Ciccone, presenta il poemetto NOVEMBRE di Domenico Cipriano, edito nella preziosa collana Inaudita dall’editore Transeuropa. La presentazione è prevista per giovedì 23 dicembre, alle ore 17,30 presso i locali della Biblioteca. Interverranno Rosanna Lo Conte, per la FIDAPA di Ariano Irpino, la scrittrice Claudia Iandolo e Giuseppe Mastrominico dell’Università Federico II, modererà la serata Raffaele Barbieri. Durante l’incontro sarà proiettato un video ispirato al testo, a cura di Anna Ebreo e Federico Iadarola per la voce di Enzo Marangelo e le musiche di Fabio Lauria e Vito Rago.





domenica 19 dicembre 2010

Gasparri e gli arresti preventivi e La Russa e gli studenti "vigliacchi"




Se ne arriva a Natale, come un re magio, ma non porta certo doni d'amore. Il nostro Gasparri eccolo qui, a parlare di arresti preventivi, prima delle manifestazioni: cioè, arrestare prima che un reato sia stato eventualmente commesso. Mi sembra che in altri tempi qualcosa del genere ci si già stato. Ma appunto, si trattava di regimi totalitari. E' che viene fuori sempre più la vera natura di questi personaggi, una natura che hanno mascherato in questi anni, ma che è sempre lì, a premere. E appunto viene fuori. Come è successoall'amico di Gasparri, tal Ignazio La Russa. Eccolo lì, a zittire lo studente, a imporgli il silenzio. Non si capiva perché insistesse tanto a chiamarlo "vigliacco". Un accenno potrebbe farcelo capire: cioè, nella concitazione, sembra che abbia detto che poi, quando venivano presi dalla polizia, implorassero pietà. Loro forse, La Russa e camerati, invece, presumo, non lo so, deduco da quanto andava dicendo l'Ignazio, i poliziotti loro li picchiassero bene bene, perché vigliacchi non erano. Loro potevano farlo, questi no. Non si capisce bene la logica. Ma questi logica non hanno.
Bene ha detto Di Pietro: quando ci vuole ci vuole. Si chiedeva Di Pietro cosa si volesse dire quando si diceva che con la fine della guerra non era poi finito il fascismo. La Russa era la prova. Eccolo lì il fascista. Che lui non si offenda sono fatti suoi. Fascista rimane.

Io so invece di comunisti, di gente di sinistra che non sono mai stati stalinisti o filosovietici.
Ero, sono uno di questi...


SIRACUSA

sabato 18 dicembre 2010

Napolitano sugli immigrati

da repubblica.it


L'INTERVENTO

Immigrati, Napolitano
"Loro ruolo imprescindibile"

Il presidente della Repubblica in un messaggio alla Giornata nazionale dei migranti invita a facilitare "l'integrazione". "L'emorragia di talenti è un segnale di debolezza del nostro sistema"

ROMA - Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio scritto in occasione della "Giornata internazionale del migrante", ricorda "l'imprescindibile ruolo" svolto in Italia dagli immigrati e invita, "nonostante le difficoltà" che il fenomeno immigrazione comporta, a non fare generalizzazioni e a "facilitare l'integrazione". Parlando dell'emigrazione dall'Italia il capo dello Stato ha detto: "Questa emorragia di talenti rappresenta allo stesso tempo una perdita per il nostro paese e un segnale di debolezza del nostro sistema scientifico e produttivo, della sua capacità di mettere a frutto risorse umane, di selezionare e promuovere in base al merito".

"Spero soprattutto - prosegue Napolitano - che l'Italia possa dimostrarsi capace di invogliarli a rientrare, che possano trovare in Patria gli stessi supporti e le stesse opportunità che li hanno motivati a vivere altrove. Ma l'Italia è oggi soprattutto un Paese di immigrazione. Un'immigrazione che costituisce ormai parte integrante della popolazione. Sono già molti i figli di immigrati nati qui, è ampia la presenza di bambini e ragazzi nelle scuole, sono numerosi gli immigrati che comprano casa".

"L'immigrazione - scrive ancora Napolitano - contribuisce a ridurre carenze di popolazione in età produttiva e di manodopera, in particolare per alcuni tipi di lavori e di qualifiche. Solo la presenza di immigrati consente alle imprese di produrre e alle famiglie di essere aiutate nella cura dei propri cari. Inoltre gli immigrati rappresentano oggi una quota significativa non solo dei nuovi occupati, ma anche dei nuovi imprenditori. Bisogna ricordare sempre questi dati fondamentali. Non si devono sottovalutare le difficoltà da affrontare e i problemi da risolvere, ma questa attenzione non deve oscurare l'imprescindibile contributo che l'immigrazione sta dando e darà al nostro Paese e l'esigenza di facilitare l'integrazione fondata sul rispetto reciproco, sul riconoscimento dei diritti di quanti sono giunti in Italia e vi risiedono laboriosamente osservandone le leggi".

(18 dicembre 2010)


mercoledì 15 dicembre 2010

Sant'Anastasia (Napoli) - presentazione di "Il signor Attilio Cindramo e altri perdenti", racconti di Giuseppe Vetromile


Con la presentazione del libro “Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti” di Giuseppe Vetromile, Kairos Edizioni, Napoli, il Circolo Letterario Anastasiano chiude l’anno di incontri con la poesia e la narrativa. Anche il 2010 è stato un anno intenso e proficuo, durante il quale si sono svolti numerosi e interessanti avvenimenti, come l’incontro con il giornalista della RAI Luciano Scateni, l’appuntamento con le poetesse in occasione della festa delle donne, la cerimonia di premiazione dell’ottava edizione del Concorso Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia”, una serie di presentazioni di libri con gli scrittori Guglielmo Alfieri, Dario Pontuale, Davide Vargas, Giovanni Scafaro, Davide Battipaglia, Vera D’Atri; e poi ancora l’incontro “Il verso verde”, dedicato ai giovani poeti del nostro territorio, ed infine il concorso di scrittura creativa per gli studenti delle scuole medie “Attraversando Sant’Anastasia”, organizzato in stretta collaborazione con la Pro Loco di Sant’Anastasia.

Un bilancio senz’altro positivo e siddisfacente, dunque, che incoraggia a proseguire: sono infatti già a calendario per i primi mesi del prossimo anno, nuovi appuntamenti letterari, a partire dal 20 gennaio.

Il signor Attilio Cìndramo e altri perdenti” è una raccolta di racconti pubblicata da Vetromile per conto delle Edizioni Kairos di Napoli, nello scorso mese di marzo. E’ già stato presentato con successo a Napoli in diverse librerie, ed ora ne parleranno giovedì 16 dicembre, alle ore 17.30, presso la Biblioteca G. Siani di Sant’Anastasia, i relatori Enzo Rega, Raffaele Urraro e Luigi De Simone; moderatore sarà Francesco Gravetti, giornalista de Il Mattino, mentre all’attore Clemente Napolitano è affidata la lettura di alcuni brani. La cantautrice Daniela Picciau allieterà la serata con i suoi interventi musicali. Con un brindisi finale, Giuseppe Vetromile ringrazierà gli ospiti e i presenti convenuti, dando appuntamento ad un nuovo anno di incontri letterari, convinto che, nonostante tutto, la cultura sul territorio vada sempre attivamente alimentata e attuata, partendo magari proprio da piccole ma qualificate iniziative.

"Novembre" - poemetto sul terremoto in Irpinia di Domenico Cipriano a Roma





INVITO

alla presentazione del libro

Novembre

di

Domenico Cipriano

(Transeuropa Edizioni)

Presentano il libro Dante Maffia e Plinio Perilli

Coordina la serata Lara Maffia

Domenica 19 dicembre 2010

dalle ore 17,30

Abazia delle Tre Fontane, Sala Museale

via Acque Salvie, 1

(zona EUR) - ROMA


in allegato il programma completo con tutti gli appuntamenti della giornata con inizio alle ore 16,30

Info:

www.domenicocipriano.it

facebook:


martedì 14 dicembre 2010

Alla Libreria Treves di Napoli con Fernando Pessoa




Mercoledì 15 dicembre ore 17.30: Gruppo di lettura
Libreria Treves
Piazza Plebiscito
Napoli
Con Livia Apa si discute su Fernando Pessoa e si legge:
Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares


martedì 7 dicembre 2010

Su repubblica.it intervista ad Antonio Tabucchi

CULTURA

Tabucchi: "I miei mondi da scoprire"

Mario De Santis


Intervista allo scrittore, che in "Viaggi e altri viaggi" traccia una mappa ideale tra letteratura e geografia. "Ma la cosa più importante sono le persone che si incontrano"

QUALCOSA hanno in comune l'Australia e Mumbai, il Jardin des Plantes di Parigi e la Cappadocia, Creta e Washington. Sono alcuni dei luoghi richiamati nella mappa ideale e singolare disegnata da Antonio Tabucchi. Che ha molto viaggiato e molto dei suoi viaggi ha raccontato. Scoperte, bellezze e differenze che ritroviamo in Viaggi e altri viaggi(Feltrinelli), in cui l'autore mette insieme i luoghi visitati e le parole, non solo le sue, che li hanno descritti. Lisbona e Pessoa. L'Egitto di Ungaretti. L'Amazzonia e Il ventre dell'universo. Tutto narrato da chi, come lui, dice di muoversi "portando con sé due caratteristiche della cultura contadina: la diffidenza e la curiosità".

Antonio Tabucchi, a che cosa è legata la sua prima esperienza di viaggio?
"A un mio zio che da Pisa mi portava in gita a Firenze, in treno. Ero bambino, un'avventura totale. Il viaggio verso la grande città, poter andare a zonzo, i musei, i dipinti che per me erano opere stupefacenti, più grandi di quanto siano realmente. Di fronte al Cristo di Cimabue rimasi annichilito".

Viaggi e scrittura. In che modo si intrecciano nella sua vita?
"Io non ho mai viaggiato per scrivere. A volte porto con me un taccuino ma altre non ho scritto nulla. Però i luoghi sono prepotenti. Ti restano addosso come certi odori e ne viene assorbita anche la scrittura. E' il materiale reale delle cose, io la chiamo la crosta del mondo, ha una sua forza che s'impone sui pensieri. La descrizione prende il sopravvento anche sull'ego dello scrittore".

Un esempio che le è caro: in che modo arrivò a scoprire il Portogallo?
"Ero studente a Parigi. Dopo il liceo, spinto da mio padre, andai alla Sorbona come auditore libero. Per vivere facevo il lavapiatti. In un negozio alla Gare de Lyon vidi un piccolo libro, un po' usurato. Mi serviva qualcosa per passare il tempo in treno e quello costava poco. Il titolo era Bureau de Tabac, lo aprii e vidi che era di poesie. Sulla sinistra una lingua che non conoscevo, sulla destra la traduzione francese. Era la prima traduzione in assoluto di Fernando Pessoa, fatta da un certo Pierre Hourcade, addetto culturale dell'ambasciata di Francia a Lisbona negli anni Trenta. In quella poesia meravigliosa ci cascai dentro e pensai: come mi piacerebbe imparare la lingua di quel poeta. Tornato in Italia mi iscrissi a Lettere e scoprii che c'era un corso di Lingua e letteratura portoghese. Ebbi ottimi voti, vinsi una borsa di studio e mi dissero: vuoi andare in Portogallo? Così partii. Era il 1965".

Che paese scoprì, all'epoca?
"Un paese chiuso, che aveva voltato le spalle all'Europa, soffocato dalla dittatura. Ebbi l'incarico di portare qualche lettera a poeti e scrittori che vivevano da perseguitati. Diventai loro amico. Mi affascinò quel paese che aveva avuto un rinascimento straordinario, circumnavigato il mondo, conquistato terre e ricchezze e ora era ridotto così. Ma attenzione: se fu un libro a portarmi in Portogallo, la letteratura non è sufficiente a farci restare. Per quello, ci vogliono le persone".

Lei a volte ha viaggiato spinto da un libro, oggi prima di partire si consultano guide dettagliatissime. E' meglio limitarsi alle atmosfere, magari vaghe, di un romanzo, o documentarsi prima?
"Si può usare uno scrittore come un tour operator. Si va a Buenos Aires e si vede solo la città di Borges o a Dublino quella di Joyce. Se si riesce a fare la commistione tra il viaggio letterario e quello concreto, delle persone e della storia di un paese è meglio, c'è il materiale e l'immaginario come dicevano Cesarani e De Federicis nel loro manuale. Ecco, Bloom cammina per la città e beve una birra? Beviamola anche noi, una birra...".

Si chiamano viaggi ma di fatto è turismo, un'esperienza predefinita che si acquista a pacchetto chiuso...
"Il turismo è un'altra cosa ma del resto siamo tutti turisti. Anche in quel caso c'è un mondo da osservare. A Cancun mi sono trovato per sbaglio in un hotel di comitive tedesche e americane. Alla fine ho scritto di loro, più che del Messico che avevo intorno. Molti, come Chatwin, avevano cercato sentieri non battuti ma da almeno vent'anni è impossibile trovare posti nuovi. Ma basta stare un po' attenti e si possono scoprire cose che altri non hanno visto. In un viaggio, la cosa più importante sono le persone che si incontrano. Se si fa finta di non vederle e si osservano solo i paesaggi, è finita. Se si scambiano anche poche parole, ogni viaggio è diverso e si esce dal preconfezionato.

C'è un luogo dove non è stato mai e dove pensa di andare?
"C'è ma temo di non farcela fisicamente. Più che una località, è una precisa tipologia di luogo: mi piacerebbe visitare gli osservatori astronomici in alta quota per conoscere le persone che stanno lì per mesi a guardare l'universo di fronte alle montagne. Ce n'è uno in Perù, sulle Ande, a 4-5 mila metri d'altezza. Mi piacerebbe capire che cosa pensa una persona che sta isolata per mesi a guardare le stelle".

Prendiamo l'archetipo dei viaggi e della letteratura per eccellenza: l'Odissea. Un viaggio è tale anche perché c'è un' Itaca dove si deve tornare. Lei viaggia, vive a Parigi e Lisbona. Qual è la sua Itaca?
"Aveva ragione Kavafis nella sua poesia Itaca: il viaggio conta in sé e non va comparato a Itaca perché poi, quando si torna, ci sia annoia. Io invece credo che il "nostos", la nostalgia del ritorno, quello che Dante definisce per il suo Ulisse "il desìo", lo struggimento per il ritorno, sia un sentimento utile. La mia Itaca è la Toscana. Mi trovo bene anche a vivere altrove ma non credo ad affermazioni tipo "la mia casa è il mondo". I latini dicevano "ubi bene ibi patria" ed è vero, però c'è un posto che uno sente suo. C'è un verso di Rilke che cito nel libro, è nei Sonetti a Orfeo, si rivolge all'aria e dice: "aria, mi riconosci tu che conoscevi le cose che una volta erano mie?".

Quando torna in Italia, la osserva da straniero?
"Credo che uno scrittore sia sempre un viaggiatore straniero perché il suo occhio da osservatore si pone da fuori, estraniato. E' inevitabile che io, essendo scrittore, sia anche un osservatore".

In che modo osserva, allora, l'Italia di oggi, quella - al di là della classe politica - berlusconiana? Si riconosce in questo Paese?
"C'è una stampa internazionale molto critica verso Berlusconi e ora stiamo scoprendo anche il giudizio delle diplomazie nei documenti riservati, la mia voce critica sarebbe minima rispetto a tutto ciò. Quanto al Paese, credo che uno scrittore debba essere sempre critico, si critica un paese perché lo si ama, si vorrebbe fosse migliore. Verso Berlusconi sono sempre stato molto critico, da quando è apparso: un figurino milionario percepito come un clown ovunque si vada. Parlano di lui e dell'Italia e sghignazzano, questo fa male, da italiano, è umiliante. Anche alla Germania è capitata la stessa cosa, era il paese di Goethe e della filosofia e in pochi anni si è trasformato nel paese di Hitler. I modelli peggiori sono quelli facilmente imitabili e funzionano, quelli migliori hanno bisogno di sforzo e cultura. La civiltà è fatta di sforzo, altrimenti se si lascia tutto all'istinto, il peggio prevale".

Visto che cita Goethe, l'autore del Viaggio in Italia, un'esperienza come quella quella del Grand Tour che ha formato le coscienze europee dell'epoca, chiudiamo con una analogia: oggi dove si dovrebbe fare il Grand Tour per formare le coscienze dei giovani?
"Quanto all'educazione al bello, ci sono certe opere dell'umanità miracolosamente conservate e un nuovo Grand Tour potrebbe cominciare dalle piramidi d'Egitto. Per la coscienza, però, bisogna andare nei paesi più poveri dei nostri. Credo ci sia molto da imparare e da riflettere nel paragone fra la nostra ricchezza e quelle privazioni. Lo stesso vale per i Paesi in cui c'è stata la guerra. Certo, non è un bel tour, sono esperienze negative, forti, non hanno a che fare con la cultura e l'arte come per il Grand Tour di due secoli fa. Ma lì un giovane imparerebbe molto".


da Repubblica.it

sabato 4 dicembre 2010

Verdini come quelli di allora: "Me ne frego"


ME NE FREGO E LEGGE TRUFFA


Quale sia il livello del dibattito politico e quello della coscienza democratica odierna viene ben esemplificato da un tipo come Denis Verdini che non solo mostra di mal sopportare le regole che un Paese civile deve darsi, ma per di più riecheggia - ammesso che siano le sue testuali parole - anche nel linguaggio quel dispregio di stampo fascista per la democrazia che l'Italia ha conosciuto nel Ventennio. "Ce ne freghiamo" sembra anche esemplificare bene il senso della parola "libertà" per quelli del cosiddetto Popolo delle libertà". Libertà di fare un po' quello che ci pare.
Per quanto mi riguarda, io ho votato contro il maggioritario al tempo del referendum così festeggiato dall'abbraccio di Occhetto e Segni, poi scomparsi, travolti dal mostro cui avevano dato vita. Il maggioritario non mi convinceva un po' per un vecchio postumo "ideologico": mi ricordava la "legge truffa" (così chiamata dalle opposizioni) promulgata il 31 marzo 1953 dal Governo De Gasperi, con Scelba ministro degli Interni: quella legge, poi abrogata, concedeva come premio di maggioranza il 65% dei seggi alla lista o al gruppo di liste collegate che avesse raggiunto il 50% più uno dei voti validi.
Quando si passò al maggioritario con relativo premio di maggioranza (poi previsto anche dal porcellum di Calderoli attualmente in vigore) nessuno ricordò la "legge truffa". PDS in prima fila tra i sostenitori.
Perché allora non ero d'accordo? Come dicevo, per un vizio ideologico: non mi sembrava giusto che venisse falsata la volontà degli elettori, fosse pure per garantire la governabilità. Governabilità che poi non è stata mai davvero garantita, se non per qualche legislazione. Il primo governo Berlusconi cadde per il ribaltone di Bossi (ora, disinvoltamente, i leghisti, riferendosi ai finiani, dicono che non vogliono nessun ribaltone: evidentemente parlano di ciò che conoscono bene, essendo stati per primi "traditori"). Il primo governo di centro-sinistra ebbe tre diversi presidenti del Consiglio; il secondo esecutivo di centro-sinistra è durato due anni ed è caduto per un solo voto contrario: come si ricorderà, quello di Mastella. Essendo stato il nostro non un bipartitismo (con soli due partiti) ma un bipolarismo (con due schieramenti di più partiti), anche nella seconda repubblica spesso i piccoli partiti hanno potuto ricattare le coalizioni delle quali facevano parte.
Il secondo motivo per il quale non ero d'accordo riguardava il culto della personalità che il maggioritario poteva introdurre, e difatti ha introdotto. Nel momento in cui non sono più le idee e i programmi che si fronteggiano, ma delle persone, il cui aspetto fisico addirittura può influenzare l'esito d'una campagna, è chiaro che il personalismo può prevalere. Ed è prevalso. Con un chiaro declino del livello politico e del concetto stesso di politica e di res pubblica, di cosa pubblica.
E con questo si arriva alle accuse di "tradimento" che Berlusconi rivolge a chi lo abbandona. Quando si sceglie direttamente un leader, e il suo governo traballa, questi può continuare sempre a dire che è stato scelto dal popolo, e, anche se sta mandando il paese al tracollo, può "pretendere" di concludere il mandato, altrimenti gli elettori verrebbero scippati della propria decisione. Nella prima repubblica, invece, con tutti i bizantinismi del caso, si poteva revocare la fiducia a un presidente del Consiglio (tanto non era stato nominato direttamente dal popolo) e individuarne un altro, anche magari, come avvenne con Spadolini, di un piccolo partito, se si trattava di personalità autorevole che poteva garantire una efficace mediazioni tra le parti.
Evviva allora il proporzionale, senza premio di maggioranza e senza nomina diretta del popolo.
Anche se ora non so se il ritorno al proporzionale sarebbe auspicabile e praticabile...